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Le intercettazioni tra il cassiere del clan e il consigliere di Castellammare di Stabia: “Dobbiamo fare cose importanti”

I colloqui tra Abbruzzese ed Oscurato sono avvenuti prima e dopo le amministrative. Ruotolo chiede le dimissioni, il sindaco: "Fuori dalle istituzioni chi non combatte la camorra"
Le intercettazioni tra il cassiere del clan e il consigliere di Castellammare di Stabia: “Dobbiamo fare cose importanti”
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Il 6 maggio 2024 uno dei presunti ras del clan D’Alessandro, Michele Abbruzzese, telefona a Gennaro Oscurato, dentista, che di lì a pochi giorni ufficializzerà la sua candidatura al consiglio comunale. Castellammare di Stabia sta per tornare al voto – programmato l’11 giugno – dopo uno scioglimento per camorra. Oscurato sta preparando la sua corsa in una lista civica a sostegno del candidato sindaco Pd-5 Stelle-centrosinistra Luigi Vicinanza. “Ci dobbiamo vedere da vicino, dobbiamo fare cose importanti insieme” dicono in sintesi Oscurato e ‘Zio Michele’, così lo chiama l’interlocutore, un segno di confidenza e di rispetto. “Sono a disposizione, mi faccio in quattro per te”, insiste ad un certo punto Abbruzzese. La chiamata è intercettata, la polizia registra.

Gli investigatori annotano anche una conversazione del 15 maggio dello scorso anno, documenta la consegna tra i due di una cassa di vino. I due si sentono anche poche ore dopo la chiusura delle urne, l’11 giugno, è sempre Abruzzese a chiamare, pare contento: “Complimenti”… “Ho vinto…” “Lo so, ti ho chiamato per farti gli auguri… l’ho saputo da tuo nipote…”. Eccole, le intercettazioni che stanno mettendo in subbuglio l’amministrazione comunale stabiese, che ilfattoquotidiano.it può rivelare ai suoi lettori. Sono le tracce dei contatti – penalmente irrilevanti – tra un esponente del clan e un pezzetto di politica locale. Sono riportate nell’informativa allegata agli atti dell’inchiesta che nei giorni scorsi è culminata in 11 misure cautelari. Arresti chiesti e ottenuti dalla Dda di Napoli – procuratore Nicola Gratteri, pm Giuseppe Cimmarotta – che hanno decapitato la cosca storica di Castellammare di Stabia.

In carcere è finito anche Abbruzzese, ritenuto l’esattore e cassiere dei D’Alessandro, che in un’altra intercettazione quasi si ‘vanta’ di essere il primo imputato di un processo del clan, il “processo Abruzzese più altri”. Pensava che Giuseppe Oscurato, (un altro degli arrestati), la persona che nel 2024 lo ha notiziato del risultato delle elezioni, già all’epoca chiacchierato per il suo coinvolgimento nell’inchiesta Domino Ter, fosse un nipote del politico, ma è un errore. L’indagine chiarirà che il lontano legame di parentela tra i due Oscurato consiste nel fatto che i loro nonni erano fratelli. E metterà un punto su una questione fondamentale: le 383 preferenze per Gennaro Oscurato non state raccolte attraverso il ‘pieno’ nei seggi di Scanzano e delle roccaforti della cosca, non risulta un sostegno malavitoso all’elezione del consigliere.

Restano agli atti queste conversazioni, tra cui una registrata da una cimice a casa Abbruzzese, successiva al voto. Si sente un certo ‘Ciro’ rammaricarsi “che Oscurato non è diventato assessore, peccato…”, ma il boss lo rassicura, “poi si mette a disposizione, se tieni qualche problema al comune per una carta….”. Frasi che non inquietano gli inquirenti, che le hanno interpretate come quelle normali prassi del rivolgersi a un consigliere amico per ottenere qualcosa di lecito e non compromettente, tipo una carta d’identità o un qualsiasi certificato. La sola notizia dell’esistenza di queste intercettazioni ha però scatenato reazioni forti, in una città già agitata dal recente ‘commissariamento giudiziario’ della Juve Stabia per le infiltrazioni camorristiche nell’indotto della squadra calcistica.

L’europarlamentare Pd Sandro Ruotolo, che è anche consigliere comunale di Castellammare di Stabia, ha chiesto le dimissioni di Oscurato: “Fino ad allora diserterò le sedute di consiglio e valuterò le mie dimissioni”. Il sindaco Vicinanza ha diramato un comunicato durissimo col quale, senza fare il nome di Oscurato, ha dichiarato che “chi non combatte la camorra deve stare fuori dalle istituzioni”. Il consigliere comunale si è difeso così: “Non mi dimetto e non accetto lezioni di legalità da chi ne fa un mestiere, le telefonate con Abruzzese erano di natura lavorativa, si era rivolto a me per la fornitura di materiale destinato a un odontoiatra che lo aveva in cura. Non esiste e non esisterà alcuna conversazione avente contenuto politico o elettorale”.

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