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Saverio Romano attacca la pm che ha chiesto il suo arresto: “Da lei frasi inquietanti, serve separare le carriere”

La magistrata Giulia Falchi finisce nel mirino per la sua candidatura all'Anm con i progressisti di Area. Il segretario del gruppo Zaccaro: "Si cerca di intimidire chi osa indagare sui politici"
Saverio Romano attacca la pm che ha chiesto il suo arresto: “Da lei frasi inquietanti, serve separare le carriere”
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“Non credo ai complotti, non faccio dietrologie, ma leggere nel profilo della pm Giulia Falchi che per lei è “necessario, in primo luogo, difendere il nostro ruolo da quei disegni politici che mirano chiaramente ad intaccare l’efficacia della giustizia”, è inquietante. Questo mi preoccupa“. Nella migliore tradizione del centrodestra, Saverio Romano reagisce alla richiesta di arresto nei suoi confronti accusando di politicizzazione i magistrati che lo indagano. Stavolta a finire nel mirino è Giulia Falchi, 37enne sostituta procuratrice di Palermo, che insieme al collega Andrea Zoppi ha chiesto al gip la custodia cautelare ai domiciliari per il deputato di Noi Moderati e altre 17 persone – tra cui il suo padrino politico, l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro – accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

Il pretesto per delegittimare la dottoressa Falchi in questo caso è la sua candidatura con Area, il principale gruppo progressista della magistratura, alle ultime elezioni del Comitato direttivo centrale, il “parlamentino” dell’Associazione nazionale magistrati rinnovato a gennaio: Romano estrapola un passaggio della presentazione della pm ai colleghi e lo usa come argomento per insinuare la sua mancanza di imparzialità, spingendo allo stesso tempo la riforma sulla separazione delle carriere voluta dal governo. “Sono uno strenuo difensore della legge appena approvata, perché una delle malattie è il correntismo e serve la responsabilità civile dei magistrati, troppi processi sono finiti nel nulla senza che chi li ha messi in piedi abbia avuto almeno un richiamo, una censura”, dichiara l’ex ministro e sottosegretario, in passato imputato e assolto dall’accusa di concorso esterno a Cosa nostra.

Ma cosa aveva scritto di “inquietante” la magistrata secondo Romano? L’obiettivo della sua candidatura, spiegava sulla pagina ancora online sul sito di Area, “è quello di valorizzare la dedizione dei magistrati che lavorano in silenzio e con professionalità compiendo sacrifici personali e familiari. Per questo motivo”, sosteneva Falchi, “è necessario, in primo luogo, difendere il nostro ruolo da quei disegni politici che mirano chiaramente a intaccare l’efficacia della giustizia”. Quest’ultima è la frase “incriminata”, in realtà una mera opinione sulle riforme progettate del centrodestra, condivisa dalla grande maggioranza dei magistrati. “Mai come oggi”, proseguiva Falchi, “la casa comune della magistratura”, cioè l’Anm, è chiamata a rivendicare con vigore la figura del magistrato: garante dei diritti e al fianco dei più deboli. Dobbiamo mostrarci ai cittadini, spiegando loro le nostre esigenze e smentendo con i fatti quelle narrazioni che ci delegittimano, dipingendoci come una “casta” autoreferenziale chiusa nel suo corporativismo”.

Per la cronaca, la corsa non è andata a buon fine: con 120 preferenze, Falchi si è piazzata ventesima per consensi nella lista di Area, ben lontana dalle posizioni eleggibili. Ma il segretario della corrente Giovanni Zaccaro, raggiunto dal Fatto, condanna indignato il tentativo di Romano di usare la candidatura per delegittimare la magistrata: “Viviamo un paradosso tutto italiano. Un indagato cerca di intimidire il pm che lo accusa ed il giudice che dovrà decidere. L’esercizio della libertà di associazione e di pensiero, fra l’altro molto sobrio, diventa un pretesto per accusare chi ha osato fare indagini su uomini politici. Oggi, come in passato, la magistratura palermitana, inquirente e giudicante, dimostrerà nella sede giurisdizionale la loro indipendenza e l’autonomia rispetto ad ogni ingerenza esterna”, assicura Zaccaro, giudice di Corte d’Appello a Roma.

Dura anche la reazione di Paola Cervo, giudice di Sorveglianza a Napoli e membro della giunta Anm per Area: “Queste dichiarazioni sono una ulteriore conferma del fatto che questa riforma serve solo a collocare il giudiziario nel cono d’ombra della politica, quale che sia la maggioranza del momento”, commenta. “Nel frattempo quelli di noi che si stanno impegnando a spiegare le ragioni della contrarietà alla riforma vengono profilati, e di qui al referendum ci prenderanno di mira uno per uno. Continuiamo a lavorare come abbiamo sempre fatto, secondo scienza e coscienza, ma il clima intorno a noi è questo”, prende atto.

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