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Omicidio Marco Veronese, si cerca l’arma. Sentiti dai carabinieri parenti e amici

Gli investigatori stanno passando al setaccio anche le immagini delle telecamere di sorveglianza installate in via Sabotino, dove l’uomo è stato aggredito, e lungo corso Francia, nella speranza di individuare il killer o eventuali altri testimoni
Omicidio Marco Veronese, si cerca l’arma. Sentiti dai carabinieri parenti e amici
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Chi ha ucciso Marco Veronese e perché? I carabinieri, che da giovedì notte indagano sul delitto di Collegno, stanno cercando l’arma con cui è stato ucciso da una persona col cappuccio in testa. La lama non sarebbe stata trovata accanto al corpo, ma su questo punto c’è il massimo riserbo da parte degli inquirenti.

Gli investigatori stanno passando al setaccio anche le immagini delle telecamere di sorveglianza installate in via Sabotino, dove l’uomo è stato aggredito, e lungo corso Francia, nella speranza di individuare il killer o eventuali altri testimoni. Parallelamente vengono ascoltati amici, familiari, vicini di casa e tutte le persone che conoscevano la vittima o che abitano nella zona in cui è avvenuto l’omicidio. Un lavoro certosino andato avanti per tutta la notte, in cui non viene tralasciata nessuna ipotesi, e al momento non ci sono fermi. Veronese, titolare di una ditta di impianti di allarmi e videosorveglianza, viveva con i genitori e aveva installato personalmente alcune telecamere proprio in alcuni negozi della zona.

Un piccolo mazzo di fiori anonimo si trova ora vicino al punto in cui il 39enne è stato assassinato. I fiori, crisantemi e gerbere, sono avvolti nel nylon e appesi a testa in giù a un tubo sul muro, proprio accanto a dove, tra strada e marciapiede, sono rimaste le tracce del delitto. Intendono mantenere il “riserbo più assoluto” verso gli organi di informazione i genitori della vittima hanno comunicato gli avvocati Ruben Segre e Federico Morbidelli, ai quali i coniugi si sono affidati in qualità di “persone offese”. “I familiari di Marco Veronese – affermano i due legali – intendono mantenere sulla vicenda il riserbo più assoluto e si affidano al lavoro degli inquirenti, verso cui ripongono la massima fiducia”.

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