È uno dei volti più noti dell’ultra-trail mondiale ma stavolta cambia, dalla terra al mare. Mathieu Blanchard sta per lanciarsi in una nuova avventura, la Transat Café L’Or (ex-Transat Jacques-Vabre), in coppia con il navigatore professionista Conrad Colman. La data è il 26 ottobre. Si tratta di una grande regata transatlantica in doppio da Le Havre (Normandia) a Fort-de-France (Martinica).
E L‘Équipe ha seguito l’atleta durante una giornata di allenamento a Lorient. Intanto, abituato a stare coi piedi per terra, Blanchard ha dovuto fare i conti con il mal di mare che in un tipo di barca da regata oceanica, progettata per essere velocissima, leggera e resistente, può essere molto molto forte. “I primi due o tre giorni sono stati duri. Il mal di mare è estremo. Non è il piccolo mal di mare come in macchina o su una giostra a Disneyland. Lì mi ha segato le gambe: non riuscivo a stare in piedi, mi tremavano. Ero sdraiato per terra a vomitare. Non servivo a niente. Avevo voglia di morire. Poi è andata meglio”, le parole dell’atleta.
Un’altra delle cose alle quali Blanchard dovrà abituarsi è il sonno: “Ho fatto notti in bianco e, il giorno dopo, non servivo a nulla. La mancanza di sonno mi preoccupa molto per la gara: sono un grande dormiglione, di solito dormo otto-dieci ore per notte”. Viene da chiedersi se contando queste e altre sfide che dovrà affrontare, l’atleta abbia ancora voglia di partire e sì, lo dice lui stesso al giornale francese: “Mi piace mettermi in situazioni in cui soffro. Creano emozioni forti, e ricordi forti. Mi fa godere, ed è quello che vengo a cercare anche qui”.
D’altronde l’obiettivo per i due atleti, Colman e Blanchard, non è vincere: “Vogliamo unire i nostri mondi: il mentale, il sonno, la tecnica. Che ciascuno ne esca arricchito. Ci sono molti punti in comune tra vela e ultra-trail, soprattutto nella gestione dei momenti di dubbio, di lucidità, di paura. Come dire al cervello di continuare quando è esausto e non vuole più”.