In un’epoca in cui la moda è spesso accusata di aver perso l’anima, privilegiando il profitto sulla creatività e l’hype sulla sostanza, c’è un evento che rema in direzione ostinata e contraria. È ApritiModa, l’appuntamento che squarcia il velo di segretezza che avvolge il Made in Italy, aprendo al pubblico i cancelli di atelier, manifatture e archivi segreti. Per un weekend, il 25 e 26 ottobre, 100 luoghi magici in tutta Italia, dalla A di Armani alla Z di Zegna, sveleranno cosa c’è davvero “dietro le quinte” della moda, in un viaggio gratuito e aperto a tutti.
L’idea è della giornalista Cinzia Sasso. Ed è rimasta fedele alla sua promessa iniziale: aprire aziende, atelier, archivi, musei e laboratori non solo a buyer e addetti ai lavori, ma a chiunque sia curioso. Quest’anno il perimetro è imponente: 100 realtà in 15 regioni, 37 province e 63 luoghi. Dai grandi brand del lusso passando per sartorie storiche, manifatture d’avanguardia, camicerie d’autore, laboratori di guanti e concerie che sperimentano chimiche “buone”. “ApritiModa non è solo un’occasione di visita, ma un’esperienza che fa scoprire e amare un patrimonio immateriale fatto di saperi, tecniche e creatività”, dice Sasso. “È un viaggio nell’anima del Paese: dietro ogni abito c’è passione, storia, visione. Un progetto che unisce pubblico, imprese e istituzioni per promuovere nel mondo l’autenticità e la qualità del Made in Italy”.
Un omaggio necessario: Giorgio Armani
L’edizione 2025 porta un tributo doveroso a Giorgio Armani, legato ad ApritiModa fin dalla prima edizione. A Milano si aprono le porte di Armani/Silos per una visita esclusiva alla mostra “Giorgio Armani Privé 2005–2025”: due decenni di alta moda raccontati in sequenza tattile e luminosa. In parallelo, al FLA – FlavioLucchiniArt Museum (Superstudio), l’esposizione “GRAZIE GIORGIO. L’influenza di Giorgio Armani nelle opere di Flavio Lucchini”: un dialogo tra il segno asciutto dello stilista e lo sguardo dell’artista che lo ha raccontato. È il modo più elegante per ricordare quanto il silenzio operativo di Armani continui a parlarti addosso.
Itinerario d’Italia: dagli archivi ai banchi da lavoro
L’elenco è lungo e qui vi riportiamo giusto qualche “chicca”:
- Lombardia. Nel Quadrilatero, atelier Fendi e Curiel e i Laboratori del Teatro alla Scala; a Lambrate, l’universo di Ilariusss, dove quattro mani femminili trasformano stoffe in cappelli-scultura scelti da Margot Robbie e Amal Clooney. A Garlate (LC) si entra nella Manifattura di Antonio Riva: tulle, organza, mikado di seta e pizzi che diventano abiti-scultura. A Sumirago (VA), l’Archivio Missoni racconta cromie e trame che hanno fatto scuola. Ancora, Blossom Skis in Valchiavenna, dove lo sci d’alta gamma si costruisce con la stessa disciplina di un cappotto perfetto.
- Piemonte e Valle d’Aosta. A Roccapietra (Valsesia), lo stabilimento Loro Piana svela la sensibilità delle fibre nobili; a Biella, Casa Zegna unisce archivi tessili e spazi espositivi. In Val d’Ossola, Manifattura Domodossola intreccia cuoio, rame e fibre in decori d’eccellenza.
- Veneto. A Presina, dentro una villa, D’Orica trasforma l’oro in “tessuto”: gioielli cuciti a mano con ago e filo, lucentezza che nasce da pazienza.
- Emilia-Romagna. A Santarcangelo di Romagna, per la prima volta, si visitano gli spazi LAVS: Filippo Sorcinelli firma i paramenti papali, tra ritualità e ricerca. E poi Ettore Bilotta a Piacenza, che ha disegnato uniformi per Alitalia, Etihad, Turkish Airlines, Kuwait.
- Toscana. A Sesto Fiorentino, l’Archivio Ferragamo apre per ApritiModa: forme, brevetti, suole-icona, invenzioni che hanno cambiato il passo al secolo scorso.
- Lazio. A Roma, ai Parioli, la storica Sartoria Litrico: Kennedy, Gassman, Mastroianni — il mito maschile passa dal ferro da stiro.
- Campania. Barbarulo Napoli 1894 (gemelli d’arte, da Piazza Amedeo al laboratorio: un piccolo museo della contemporaneità partenopea); Alberto Nolano (la camicia perfetta, tra Sanità e Capodimonte, con gli attrezzi della nonna Addolorata a memoria di bottega); Cilento 1780 (Palazzo Ludolf, Riviera di Chiaia: cravatte, bretelle, calzature tailor-made e un museo interno da due secoli di eleganza); Omega Gloves (al Rione Sanità il ritmo delle Singer e i guanti come seconda pelle); Sartoria Antonelli (via dei Mille: Liberty, ascensore d’epoca, forbici e luce naturale che scolpisce la linea); Paolo Scafora (Casandrino: oltre 300 fasi per una scarpa dipinta a mano); L’Officina – Chimica in movimento (Solofra, Avellino: la conceria che studia processi vegetali e a basso impatto — mimose, castagne, olive — per pelli future); Luigi Veccia (Caserta: un archivio-tessile vivo, consultazione digitale, haute couture spiegata attraverso i dettagli).
Perché conta (ancora) più di prima
In tempi di algoritmi che dettano trend e report trimestrali che pressano i margini, ApritiModa rimette al centro l’artigianalità, l’istruzione tecnica, l’orgoglio dei distretti. Ricorda che la creatività non è una parola astratta ma un gesto ripetuto, un’apprendistato lungo, un archivio consultato, una prova scartata. E che l’immagine dell’Italia — fuori e dentro i confini — si nutre di questi luoghi normalmente inaccessibili, molto più che di un feed perfetto. L’iniziativa vive anche grazie al sostegno di Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Comune di Milano, Fondazione Altagamma, Camera Nazionale della Moda Italiana e altre istituzioni che ne hanno colto il valore civico oltre che culturale: mettere in contatto pubblico, imprese e territori in una liturgia laica della bellezza.
Come partecipare
La regola è una: prenotarsi su Apritimoda.it. La sezione “Partecipa” offre una mappa intuitiva dell’intero Paese; ogni luogo ha una scheda con descrizione, indirizzo, orari e slot disponibili per sabato 25 e domenica 26 (le disponibilità si aggiornano in tempo reale). Le visite sono guidate e gratuite. Si entra in piccoli gruppi: si ascolta, si guarda, si fanno domande. Si esce, quasi sempre, con un rispetto nuovo per ciò che indossiamo.
Questo weekend non offre solo visite guidate, ma incontri, storie e la possibilità di toccare con mano perché il Made in Italy è un valore da difendere. È un invito, come dice Cinzia Sasso, a scoprire un’Italia fatta di passione, storia e visione; perché ApritiModa è, in fondo, un esercizio d’attenzione. Una lezione dal vivo su cosa significhi qualità quando la parola non è uno slogan. È scoprire che la moda non è solo immagine: è gesto, tempo, tecnica, errore, correzione. E che la vera innovazione, spesso, nasce proprio lì: tra una spolina e un prototipo, tra l’odore del legno della forma e un’idea che, finalmente, funziona.