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Caso Roccella, Parolin: “Quelle ad Auschwitz non sono gite”. Partigiano lascia la sua eredità all’Anpi: “La useremo per i viaggi della memoria”

Con un chiaro riferimento alle parole della ministra della Famiglia, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia ha voluto "dare un chiaro segnale politico a chi, con importanti responsabilità di governo, ritiene che la storia possa essere riscritta"
Caso Roccella, Parolin: “Quelle ad Auschwitz non sono gite”. Partigiano lascia la sua eredità all’Anpi: “La useremo per i viaggi della memoria”
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“Certamente ad Auschwitz non si va in gita, ci si va per fare memoria di una tragedia immane”. Anche il cardinale Pietro Parolin critica le parole di Eugenia Roccella. Il segretario di stato vaticano ha commentato l’uscita della ministra della Famiglia – secondo cui le “gite” ad Auschwitz sono state solo “un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta” – sottolineando l’inadeguatezza del termine scelto da Roccella. “Aushwitz deve rimanere un monito per tutti noi, anche di fronte alla crescita dell’antisemitismo alla quale purtroppo assistiamo”, ha sottolineato il cardinale. Dichiarazioni che hanno fatto correggere il tiro alla ministra: “Sono perfettamente d’accordo con il cardinale Parolin – ha commentato -. Ad Auschwitz si va per ricordare l’antisemitismo di ieri e combattere quello di oggi, una piaga che dobbiamo tutti insieme sconfiggere”.

Nel frattempo si allunga la lista delle personalità e delle associazioni che si sono sentite offese dalle parole della ministra. Alla senatrice a vita, Liliana Segre, a molti membri della comunità ebraica e a diversi rappresentanti dell’opposizione, si è aggiunta l’Anpi. L’Associazione nazionale partigiani d’Italia ha voluto “dare un chiaro segnale politico a chi, con importanti responsabilità di governo, ritiene che ad Auschwitz si tratti solo di gite e che la storia possa essere riscritta negando l’evidenza dei fatti”. Con il chiaro riferimento alle parole di Roccella, Anpi ha deciso di utilizzare una donazione che ha ricevuto per finanziare i viaggi di studio per le scolaresche nei campi di concentramento e sterminio.

Una donazione speciale, quella del partigiano della brigata Bolero, Armando Gasiani: morto nel 2021, aveva deciso di lasciare i risparmi della sua vita – oltre 100mila euro– all’Associazione. Gasiani fu prima rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, poi deportato a Mauthausen, dove perse suo fratello. Ora l’Anpi di Bologna ha deciso come utilizzare questa somma. “Di fronte a troppi tentativi di riscrittura della storia – spiega la presidente dell’Anpi di Bologna Anna Cocchi – vedere e toccare in prima persona, emozionarsi e commuoversi, può far comprendere ai più giovani cosa è stato l’orrore e cosa abbia comportato la nefasta ideologia di morte nazifascista”.

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