La fotografa e ritrattista di fama internazionale Monica Silva presenta per la prima volta una mostra personale a Venezia, con 25 opere in grande formato tra immagini già pubblicate e lavori inediti. L’esposizione , che sarà alla Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani di Venezia dal 10 ottobre al 9 novembre, si chiama “We Need Colours to Survive This World” e raccoglie una selezione dei suoi progetti più noti come “Lux et Filum – Una visione contemporanea di Caravaggio (2014), Sacro e Profano (2019), Absence (2022) e Art Beyond Imagination (2022) — insieme a nuovi ritratti psicologici e fotografie mai esposte prima. Tra i soggetti, compaiono anche volti del cinema internazionale come Brad Pitt, Tilda Swinton, George Clooney e Willem Dafoe, accanto a persone comuni, in un percorso che unisce dimensione artistica e umana.
“Abbiamo lavorato per raccontare storie e dare nuova linfa vitale alle immagini mettendole in dialogo tra di loro“, ha spiegato Monica Silva. “A ogni tappa, questo percorso aggiunge un elemento narrativo, un gesto, un segno, con l’intento di costruire un racconto in continua trasformazione”. La fotografa descrive la mostra come “un viaggio che culmina con la nascita dell’angelo pop: una figura che abbandona il suo ruolo sacro per abbracciare una nuova identità libera e contemporanea”, ispirata a un angelo ligneo del tardo Trecento, simbolo di “rinascita e libertà espressiva”. All’interno della Fondazione che ospita l’esposizione, curata da Matilde Nuzzo e Robert C. Phillips, è presente anche l’installazione “ANGEL’S – Gabriel White Light”, realizzata appositamente per lo spazio della limonaia-giardino. L’opera comprende tre fotografie retroilluminate e una scultura alata in resina e metallo firmata dall’artista e designer Valerio Fausti. “Rinunciando al compito di annunciare – ha spiegato Fausti – l’angelo diventa portatore di un messaggio più grande: la libertà di trasformarsi e di fiorire nei colori”.
I curatori Robert Phillips e Matilde Nuzzo hanno sottolineato che “abbiamo bisogno di colori per sopravvivere a questo mondo”. Le immagini di Silva, affermano, “non sono soltanto fotografie: sono specchi autobiografici e universali, in cui dolore e rinascita, buio e luce, diventano un linguaggio capace di toccare la sensibilità di chi guarda”.