Il mondo FQ

Fondi di coesione, il Sud ha ricevuto meno della metà dei miliardi cui aveva diritto: i dati sono agghiaccianti

I dati rivelano che il Mezzogiorno ha ricevuto meno del 50% dei miliardi stanziati dai Fondi di coesione entro il 2020
Fondi di coesione, il Sud ha ricevuto meno della metà dei miliardi cui aveva diritto: i dati sono agghiaccianti
Icona dei commenti Commenti

Quante volte avete sentito dire da un politico abituato a riempire ampolle di vetro con acqua del Po frasi del tipo: ‘Basta assistenzialismo ai meridionali, quelli non sanno nemmeno spendere i soldi che gli mandiamo’? In effetti, la vulgata dominante è quella che vede il tipico politicante meridionale fregarsi o dilapidare i fondi che arrivano da Roma, con la piena complicità del ‘terrone’ che lo vota. E se invece fosse l’esatto contrario? Se l’incapacità (leggasi volontà) di drenare risorse ai bisogni dei cittadini meridionali derivasse proprio da chi occupa gli scranni del potere centrale, magari avvezzo a idolatrare personaggi mai esistiti come Alberto da Giussano?

Per fugare questo dubbio basterebbe monitorare una delle dotazioni più importanti previste per chi nasce sotto il Garigliano, cioè il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc), strumento finanziario attraverso cui lo Stato attua le politiche di coesione. Pensate un po’: solo le leggi di bilancio 2021 e 2022 hanno disposto un’assegnazione di 73,5 miliardi di euro! Nel dettaglio, ad oggi le programmazioni sono due, 2014-2020 e 2021-2027, e l’aspetto peculiare è che l’utilizzo di queste risorse, incrementate nel tempo, sono vincolate per legge: l’80% della dotazione deve finanziare investimenti nelle aree del Mezzogiorno e il 20% progetti nelle aree del Centro-nord.

Viene spontaneo chiedersi quanti di questi miliardi siano effettivamente usati per assolvere ai più basilari diritti fondamentali, dalla scuola ai trasporti. Tuttavia, dato che la trasparenza non alberga nell’agenda dell’Esecutivo, quei dati che testimonierebbero l’impegno del governo a sostegno del popolo meridionale restano celati e fruibili solo da chi sa decifrare il ‘burocratese’ e cercare i documenti giusti. Per capire il reale impegno economico di Giorgia Meloni a sostegno dei meridionali, occorre studiare il ‘Bollettino Monitoraggio Politiche di Coesione – Programmazione 2021/2027 e 2014/2020’, sapientemente nascosto dei meandri del sito web della Ragioneria Generale dello Stato e aggiornato al 30 giugno 2025.

Ciò che viene fuori è agghiacciante: rispetto al totale di risorse programmate nell’ambito degli accordi per la coesione, a valere sulla programmazione Fsc 2021-2027 e sul Fondo di Rotazione pari complessivamente a circa 30 miliardi di euro, l’avanzamento in termini di impegni presi ammonta al 12,6%. E i pagamenti effettivamente messi in campo? Si sfiora appena il 3,8%. E parliamo di risorse che potevamo utilizzare dal 2021!

L’aspetto più grave, però, è un altro. E cioè che lo Stato non è riuscito ad utilizzare nemmeno le decine di miliardi che derivano dalla programmazione precedente, la 2014-2020, il cui avanzamento in termini di impegni presi ammonta al 76,2%, mentre i pagamenti effettivamente messi in campo si attestano al 48,7%. Il che significa che i territori del Mezzogiorno hanno ricevuto meno della metà della maxi-dotazione miliardaria a cui avevano diritto entro il 2020. C’è da chiedersi, poi, se questa incapacità di utilizzare le risorse penalizza tutte le regioni o solo ‘alcune’, giacché una porzione residuale di risorse (il 20%) va comunque utilizzata a sostegno dei territori centrosettentrionali. Purtroppo, i dati parlano chiaro: le regioni più penalizzate, e cioè quelle che hanno ricevuto meno fondi, sono proprio quelle meridionali, ovvero quelle che, secondo la ratio della misura, dovrebbero essere considerate prioritarie.

Così, relativamente alle percentuali degli impegni miliardari presi utilizzando le risorse Fsc, lo stato di avanzamento in Liguria si attesta al 40%, in Lombardia al 32%, in Piemonte al 40%, tanto per fare un esempio. E al Sud? In Basilicata la percentuale è del 14%, in Calabria del 15% come la Campania, in Molise dell’8%, in Sicilia del 10%. In Puglia, addirittura l’1,8%.

L’ideologia e gli stereotipi devono cedere obbligatoriamente il passo alla verità, spesso artatamente celata ai cittadini. E innanzi alla verità il dato che emerge è solo uno, e cioè che siamo di fronte all’ennesimo caso in cui l’incapacità gestionale addossata ai politici locali del Sud è solo una maschera che nasconde la carne viva di un governo profondamente incapace di mettere sulla stessa bilancia chi nasce a Trento e chi a Lampedusa. Così è (se vi pare).

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione