“Lo scontrino? Possibile che non lo capisce nessuno? Lo scontrino non è un alibi, ma un indizio”. A dirlo è Roberto Freddi – uno degli amici del gruppo di Andrea Sempio all’epoca del delitto di Chiara Poggi -, che è stato intervistato dal programma di Rai 3, Lo Stato Delle Cose, nella puntata andata in onda lunedì 7 ottobre. Un’intervista esclusiva, quella rilasciata alla trasmissione condotta da Massimo Giletti, durante la quale l’uomo è tornato a parlare di quanto accaduto quel 13 agosto 2007 a Garlasco. “Quando è successo c’è stata compattezza nel gruppo? Vorrei vedere, certo che siamo stati vicino alla famiglia Poggi, li conosco da trent’anni. Conoscere i familiari di Marco è una cosa, frequentare la casa è un altro. Il gruppo di amici? Abbiamo un gruppo whatsapp, ma non ci scriviamo, limitatamente li sento ancora, ma adesso c’è voglia di condurre una vita normale il più possibile. Quando sono uscite le notizie su Sempio non ci siamo sentiti, il gruppo whatsapp adesso è lì in standby”, spiega Freddi.
L’uomo, però, nonostante la sua iniziale reticenza, sceglie comunque di rispondere ad altre domande: “Le chiamate a Sempio di quella mattina? Io e Andrea ci conosciamo da 25 anni. Perché ho detto di aver saputo la notizia tra le 16 e le 16:30 se non era così? Ma chi lo dice? Se parla di quello che è scritto sulle carte del 2008 lasci perdere. Lo sa che hanno verbalizzato che io ho fatto 10 minuti di interrogatorio? Ma secondo lei è sensato?”, le parole di Freddi all’inviato. A quel punto, il tema si sposta sullo scontrino che Sempio aveva consegnato alla Procura nel 2008 come prova della sua innocenza. “Ma è possibile che nessuno lo capisca? Lo scontrino non è un alibi, ma un indizio. Se c’era uno scontrino, vuol dire che c’era un parcheggio a pagamento. E dove li trova lei (rivolgendosi all’inviato, ndr) i parcheggi a pagamento? Nei centri cittadini. Vuole che un comune come Vigevano che all’epoca come oggi fa 60mila abitanti non abbia installato delle telecamere? Oppure non ci siano delle attività, un ristorante o un negozio di questo tipo, che non ha la telecamera e non l’abbia preso?”, afferma l’uomo. Che, quindi, invita il giornalista a rivolgere queste domande a qualcun altro: “Vuole delle risposte? Vada dai Carabinieri a chiedergli ‘Come mai non avevate pensato di andare…’. È indubbio che quello che stanno facendo adesso non è stato fatto all’epoca. Hanno tenuto le cose quasi vent’anni lì nella naftalina, invece di andare a vedere subito dall’inizio, andare a fondo delle cose”, aggiunge Freddi.
Al termine del servizio, l’uomo dà anche la sua opinione su Alberto Stasi, ad oggi unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, la sua fidanzata dell’epoca: “Chi è adesso in carcere, indipendentemente dal torto o dalla ragione, se l’è andata a cercare. Lui si è attirato l’attenzione negativa contro e quindi sono andati così. Non è Stasi il colpevole? Non sto dicendo questo, non l’ho mai conosciuto. Sto spostando l’attenzione su altre persone? Perché adesso cosa sta facendo la Procura?”, risponde Freddi. Poi aggiunge: “L’unico indagato è il mio amico Sempio? Lo so, mi spiace enormemente per lui e per la sua famiglia naturalmente. La domanda che mi faccio è ‘Perché proprio Andrea?’ Non è l’unico amico di Marco Poggi, lo siamo tutti noi. Siamo preoccupati perché qui non si capisce. La Procura avrà in mano qualcosa, usciranno allo scoperto a un certo punto”, conclude Freddi.