Sette organizzazioni benefiche hanno interrotto i rapporti con Sarah Ferguson, Duchessa di York, dopo la diffusione di un’email del 2011 indirizzata a Jeffrey Epstein in cui lo definiva un “amico supremo”. Nelle comunicazioni via mail, la Ferguson si scusava principalmente per aver pubblicamente negato l’amicizia o la conoscenza con Epstein fino ad arrivare a descriverlo come un grande amico. Ne esaltava inoltre la generosità, commento legato a quando l’imprenditore, morto suicida in carcere nel 2019, donò alla duchessa 15.000 sterline.
La Ferguson disse successivamente che quelle parole erano state utilizzate per paura di possibili ritorsioni o procedimenti legali per il debito da ripagare. Nello specifico, secondo quanto riferito dal portavoce della duchessa, una delle mail sarebbe stata inviata dopo una conversazione telefonica “terrificante”, paragonata a una scena con Hannibal Lecter, durante la quale Epstein avrebbe minacciato di “distruggere la famiglia York”. Una spiegazione che, per quanto credibile, non è stata ritenuta sufficiente a eliminare l’imbarazzo della situazione.
La Duchessa di York, intervistata nel 2011 dall’Evening Standard, aveva dichiarato: “Aborro la pedofilia e qualsiasi abuso sessuale sui bambini”. All’epoca tornò anche sulla questione mail con Epstein, dicendo: “Accettare quei soldi (15.ooo sterline, ndr) fu un grave errore di valutazione da parte mia”. Un mese più tardi, arrivarono invece i messaggi pieni di gratitudine nei confronti del finanziere statunitense.
Le conseguenze di quella corrispondenza resa pubblica hanno portato sette enti benefici a sciogliere la collaborazione con la Ferguson, tra cui Teenage Cancer Trust, Julia’s House, Prevent Breast Cancer, The Natasha Allergy Research Foundation e la National Foundation for Retired Service Animals. La British Heart Foundation ha confermato che Ferguson non è più la loro ambasciatrice.
I familiari di Virginia Giuffre, una delle principali accusatrici di Epstein, hanno definito la decisione “encomiabile” e hanno chiesto “una più forte condanna pubblica” verso chiunque abbia sostenuto la rete di traffico sessuale. Epstein è morto in carcere a Manhattan nell’agosto 2019, in attesa di processo per accuse di traffico sessuale.
La vicenda ha riportato l’attenzione anche su un’intervista del 2011 a 60 Minutes Australia, recentemente ripubblicata online. In quell’occasione, Ferguson lasciò momentaneamente lo studio dopo le domande sullo scandalo “cash-for-access”, esploso nel 2010, quando fu filmata dal News of the World mentre riceveva da un imprenditore indiano sotto copertura, in realtà un giornalista di New of the World, 500.000 sterline. Nel video, la Duchessa affermava: “500.000 sterline a volte, per me, possono aprire delle porte”.
Durante l’intervista con Michael Usher, le fu chiesto: “Ha preso i soldi? A un certo punto aveva 4.000 dollari in contanti davanti a sé, li ha presi?” Ferguson rispose: “Assolutamente sì, mi furono dati, li presi in macchina e poi li restituii subito”. Alla replica del giornalista, “Una volta scoppiato lo scandalo?”, Ferguson dichiarò: “Non appena ho saputo che era uno scandalo, non quando è scoppiato. Michael, non cercare di ingannarmi ora perché non giocherò a questo gioco. Cancella quella parte”.
Lo scandalo “cash for access” indica in generale situazioni in cui figure pubbliche offrono accesso privilegiato a persone influenti in cambio di denaro. Un primo caso noto emerse nel 2010, quando Sarah Ferguson, duchessa di York, fu filmata da un giornalista del News of the World sotto copertura mentre accettava l’idea di ricevere 500.000 sterline in cambio di un incontro con l’ex marito, il principe Andrea, allora impegnato in incarichi ufficiali legati al commercio estero. Pochi anni dopo, nel 2012, un’inchiesta del Sunday Times svelò che anche alcuni ex ministri laburisti, come Geoff Hoon e Stephen Byers, erano disposti a vendere l’accesso a ministri e parlamentari in cambio di compensi economici.
Questi due episodi, pur diversi per contesto e protagonisti, vennero accomunati dai media sotto la stessa etichetta: entrambi mostravano come la promessa di “accesso” ai centri decisionali potesse trasformarsi in merce di scambio.