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“Cambiate subito nome e togliete la bandiera o non continueremo”: l’Israel Premier-Tech rischia di rimanere senza bici e senza ciclisti

Il team di ciclismo vicino a Tel Aviv è finito nel mirino delle proteste pro-Gaza, soprattutto alla Vuelta. Ora il fornitore britannico Factor minaccia di andarsene, mentre gli atleti sotto contratto per il 2026 al momento sono solo 17
“Cambiate subito nome e togliete la bandiera o non continueremo”: l’Israel Premier-Tech rischia di rimanere senza bici e senza ciclisti
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Dopo la Vuelta, la questione è diventata molto più urgente e seria”. A parlare è Rob Gitelis, fondatore di Factor Bikes, rinomato marchio di bici britannico che fornisce i mezzi al team di ciclismo Israel Premier-Tech, vicino a Tel Aviv, finito nel mirino delle proteste pro-Palestina soprattutto durante la Vuelta di Spagna. “Senza un cambio di nome, senza un cambio di bandiera, non continueremo“. Schietto, diretto e senza giri di parole: il team israeliano sarà costretto a cambiare tutto se vorrà continuare a gareggiare con le bici marchiate Factor, azienda con cui tra l’altro era stato annunciato un rinnovo a tempo indeterminato, anche se Gitelis precisa: “Avevamo un impegno verbale a continuare, ma da allora la situazione si è aggravata al punto che non possiamo più rispettare tale impegno“, ha detto a cyclingnews.

Una questione diventata ancora più d’attualità – come anche confermato dal fondatore di Factor – dopo la Vuelta di Spagna. Una delle corse ciclistiche più importanti al mondo – insieme al Giro d’Italia e al Tour de France – è stata infatti teatro di numerosissime manifestazioni pro Palestina, contro il genocidio a Gaza e anche contro la presenza del team israeliano nella competizione. Il team Israel-Premier Tech non è legato direttamente allo Stato, ma è finanziato dal miliardario canadese-israeliano Sylvan Adams e dall’uomo d’affari americano Ron Baron. Diverse proteste, tappe accorciate, una anche senza un vincitore, e addirittura l’ultima annullata per i tantissimi disordini, nonostante un servizio d’ordine corposo. Manifestazioni rumorose che hanno scosso il mondo del ciclismo internazionale, al punto che uno dei più grandi marchi ciclistici ha messo in serio dubbio il rapporto di collaborazione con la Israel Premier-Tech. Già alla Vuelta la squadra ciclistica aveva rimosso il nome dalle divise per tutelare i propri corridori.

Via bandiera e nome: solo così il team potrà continuare a “sopravvivere”

Una pressione talmente forte al punto che dopo un lungo colloquio con lo stesso fondatore di Factor, Sylvain Adams – proprietario del team – avrebbe deciso di cambiare sia nome che bandiera. Inizialmente avrebbe chiesto di cambiare soltanto il nome, ma l’azienda di produzione di bici avrebbe insistito per togliere anche la bandiera israeliana. I dettagli devono ancora essere definiti, ma il nuovo nome potrebbe essere Factor-Premier Tech o Premier Tech-Factor. Più complessa è la questione della bandiera. La squadra è registrata con licenza israeliana, ma le regole UCI consentono modifiche in base alla nazionalità del proprietario, del titolare della licenza o dello sponsor principale. L’opzione più logica sarebbe il Canada, visto che Adams ha la doppia cittadinanza e Premier Tech, il co-sponsor, ha sede in Quebec.

Gitelis ha spiegato poi in maniera approfondita perché ha messo alle strette il team, ormai nel mirino di diverse proteste nel corso di questi mesi. “Non è più una questione di giusto o sbagliato. È diventato troppo controverso per il nostro marchio, e la mia responsabilità è nei confronti dei miei dipendenti e dei miei azionisti, per dare loro il massimo spazio per far crescere questa azienda e renderla redditizia – ha spiegato Gitelis -. Aggiungere un ulteriore livello di conflitto o complessità, è qualcosa che non possiamo più accettare. Non è più una questione personale di sostenere questo o quello. C’è solamente un certo livello di controversia che non possiamo permetterci intorno al marchio”.

Lo sponsor e fornitore ha anche ammesso di aver avuto diverse difficoltà per celebrare le vittorie del team israeliano negli scorsi anni. La decisione finale è stata quella di festeggiare soltanto le vittorie individuali dei ciclisti della Israel Premier-Tech, come per esempio quella di Stevie Williams nella Freccia Vallone dell’anno scorso. Nessun riferimento alla squadra israeliana, ma solo esaltazione della vittoria del singolo.

Intanto la Israel Premier-Tech è in grossa difficoltà: per il 2026 al momento sono soltanto 17 i corridori sotto contratto e il team ha perso ciclisti chiave. Derek Gee ha risolto il contratto prima della Vuelta per “motivi legittimi”, Matthew Riccitello, una delle rivelazioni del team, ha già annunciato il suo passaggio a Decathlon. Persino Chris Froome, azionista di Factor e ancora membro della Israel Premier-Tech, ha messo in dubbio il suo futuro.

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