Non tutti possono dire di aver stretto amicizia con un’aragosta, di aver convinto uno squalo a spostarsi dalla porta di casa, o di essersi rimpiccioliti vivendo sott’acqua. Ma il dottor Joseph Dituri, ricercatore biomedico ed ex sommozzatore della Marina, può. Per 100 giorni, si è offerto come “cavia umana” per studiare gli effetti della vita subacquea a lungo termine, in una missione scientifica chiamata “Project Neptune 100”. In un affascinante racconto in prima persona al quotidiano britannico The Guardian, ha svelato i dettagli di un’esperienza che unisce rigore scientifico e avventura mozzafiato.
“La mia permanenza al Jules’ Undersea Lodge è iniziata nel marzo 2023”, spiega Dituri. L’habitat, ancorato sul fondo di una laguna profonda 9 metri a Key Largo, in Florida, non era certo un hotel di lusso. L’obiettivo era duplice: studiare l’impatto sul corpo umano di una pressione atmosferica maggiore del 70% rispetto alla superficie e analizzare gli effetti dell’isolamento in un ambiente confinato. Dati preziosi, spiega, anche per future missioni su Marte.
La sua vita quotidiana era scandita da una routine ferrea: sveglia alle 5 del mattino, allenamento, colazione e poi una giornata intera di esperimenti biomedici su se stesso, controllando cuore, cervello, sangue, urina e saliva. La sera, meditazione e otto ore di sonno “popolate da sogni vividissimi”. Ma la vera magia, racconta, è avvenuta fuori dall’oblò: “Un visitatore regolare era un’aragosta che ho chiamato Fred. Un giorno l’ho visto passare facendo uno strano movimento ondulatorio. Ho indossato l’attrezzatura e l’ho seguito, trovando solo il suo guscio vuoto. Avevo appena assistito alla muta di un’aragosta sott’acqua. Quante volte le persone riescono a vederlo?”.
L’incontro più incredibile, però, è stato con uno squalo nutrice di un metro e mezzo: “All’inizio, girava a distanza. Settimana dopo settimana, si è avvicinata sempre di più”. La svolta, al 75° giorno, poco dopo aver battuto il record mondiale di permanenza subacquea: “L’ho trovata addormentata sullo scalino all’ingresso della base. Ho dovuto spostarla per poter uscire in acqua per fare esercizio. Mi aveva visto ogni giorno e alla fine mi aveva accettato come parte del suo ambiente”.
Nonostante l’isolamento, Dituri non è mai stato veramente solo. Ha continuato a insegnare la sua materia, ingegneria biomedica, via Zoom all’università. Ha ricevuto visite settimanali da scienziati, astronauti e medici. E persino sua madre di 80 anni ha preso lezioni di sub per andarlo a trovare. L’esperienza ha avuto anche i suoi disagi, come un dente rotto al dodicesimo giorno e un’inaspettata conseguenza fisica: “Mi sono rimpicciolito di quasi due centimetri“, racconta, a causa della compressione della colonna vertebrale dovuta all’alta pressione, l’esatto opposto di quanto accade agli astronauti.