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I media di Israele denunciano: “Pressioni del Qatar sull’Uefa per escluderci dal calcio europeo”. Ma la stessa Federazione di Tel Aviv smentisce

Diversi organi di stampa parlando di una fantomatica riunione convocata per martedì, che non trova conferme. L'allarme però svela i timori su una possibile votazione
I media di Israele denunciano: “Pressioni del Qatar sull’Uefa per escluderci dal calcio europeo”. Ma la stessa Federazione di Tel Aviv smentisce
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Il Qatar pressa l’Uefa per escludere Israele dalle competizioni calcistiche europee. È la notizia che rimbalza dal weekend appena trascorso sui media israeliani, ripresa anche da alcune testate italiane. Secondo quanto riportato dai media Israel Hayom e Channel 12, l’Uefa è sotto forte pressione per espellere Israele da tutti i suoi eventi, con i funzionari di Tel Aviv a lavoro per impedirlo. A far pressione sarebbe appunto il Qatar, che spinge per tenere una votazione in una fantomatica riunione convocata per martedì 23 settembre. Eppure, piovono smentite: un portavoce dell’Ifa (la Federazione calcistica israeliana) ha dichiarato lunedì al Times of Israel che quanto emerso dai media israeliani non corrisponde alla realtà. Inoltre, la prossima riunione del Consiglio Esecutivo dell’Uefa è prevista per il 3 dicembre, non per martedì.

Insomma, l’allarme lanciato dalla stampa di Tel Aviv per il momento non trova conferme. La nazionale israeliana sta al momento partecipando alle qualificazioni UEFA per la Coppa del Mondo FIFA del prossimo anno, nel girone con l’Italia. Mentre il Maccabi Tel Aviv sta per esordire in Europa League, con la prima partita in programma mercoledì contro i greci del PAOK. Semmai, gli articoli rivelano il timore di Israele. Perché anche la Federcalcio di Tel Aviv, per bocca del suo portavoce, ha confermato un concetto: se mai la Uefa dovesse arrivare a una votazione (sicuramente non imminente, ma comunque possibile), sarebbe molto probabile l’esclusione di Israele dalle competizioni europee, dato che solo pochissimi dei 20 paesi votanti si opporrebbero fermamente all’estromissione.

Perché il Qatar dovrebbe chiedere l’esclusione di Israele

Secondo la narrazione dei media israeliani, il Qatar avrebbe cominciato la propria campagna contro Israele – anche nel calcio, chiedendone l’esclusione dalle competizioni – dopo che Tel Aviv ha bombardato a inizio settembre un palazzo di Doha, dove si stava svolgendo un vertice tra i leader di Hamas per discutere del piano di tregua proposto dagli Stati Uniti. Un “movente” plausibile? Difficile dirlo. Sicuramente però il Qatar nel calcio europeo è rappresentato da Nasser Al-Khelaifi, che dal 2011 è presidente del Psg e siede anche nel Consiglio Esecutivo dell’Uefa in quanto presidente dell’Eca, l’associazione dei club europei. Allo stesso tempo, stando a quanto ha dichiarato la Federcalcio israeliana, non c’è nessun piano in atto contro Tel Aviv.

Il dibattito su Israele fuori dalle competizioni sportive

Un dibattito – quello della presenza di Israele nelle manifestazioni sportive – che va avanti da mesi, mentre intanto a Gaza continua il genocidio. Tra un mese sarà l’Italia la prossima avversaria della nazionale israeliana: una partita che fa discutere da tempo e sulla quale qualche giorno fa è intervenuto Gabriele Gravina presidente della FIGC, che ha dichiarato: “Italia-Israele? Siamo capitati nel loro girone e non giocare vorrebbe dire non andare al Mondiale, agevolando addirittura proprio Israele”.

Al centro delle discussioni c’è anche il diverso trattamento che la nazionale israeliana ha da tempo rispetto alla Russia, che invece è stata esclusa dalle competizioni sportive nel 2022. Sul tema, con parole forti, era intervenuto qualche settimana fa proprio il presidente Uefa Aleksander Ceferin: “Devo dire che con la situazione in Russia e Ucraina, c’era una pressione politica molto forte. Ora è più una pressione della società civile che dei politici”.

In sostanza, ha ammesso Ceferin, all’epoca le decisioni vennero prese da organi extracalcistici, gli stessi che ora non hanno spinto per invitare Benjamin Netanyahu a fermarsi: “Perché i politici, quando si tratta di guerre e vittime, sono ovviamente molto pragmatici“.

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