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“In tanti soffrono di depressione. Il grilletto della pistola puntata alla mia tempia avrebbe potuto risolvere tutto”: così Luchè in concerto al Forum di Milano

Ha iniziato il live con pezzi molto rap. La parte centrale ha visto la presenza degli ospiti e, soprattutto, delle maggiori hit dell’artista partenopeo. Per il finale, invece, il rapper si è giocato i banger

di Andrea Bressan
“In tanti soffrono di depressione. Il grilletto della pistola puntata alla mia tempia avrebbe potuto risolvere tutto”: così Luchè in concerto al Forum di Milano

“Il mio obiettivo è quello di far cantare canzoni uscite dieci anni fa. La soddisfazione è scrivere un pezzo che rimanga in chi lo ascolta. Oggi si pensa solo alle classifiche, ma la musica deve comunicare qualcosa”, ha detto Luchè durante il suo concerto ieri lunedì 15 settembre, tutto esaurito, all’Unipol Forum di Assago (Milano). L’inizio dello show non è stato puntualissimo. Il rapper partenopeo è salito sul palco col brano “Il mio lato peggiore” alle 21:30. Ma, nonostante il piccolo ritardo, il pubblico non si è spazientito. Ogni minuto trascorso ad attendere Luchè era come se ai presenti crescesse costantemente il pathos.

Oltre al rapper, sul palco erano presenti un dj ed un’essenziale band composta da batteria e tastiera. Tra il pubblico c’era una netta prevalenza femminile, confermata anche dallo stesso Luchè: “Mi hanno detto che l’80% dei presenti sono donne”. E lo si notava anche dal calore con cui venivano accolte determinate canzoni, su tutte quelle d’amore. Durante “Scale”, l’artista partenopeo ha fatto salire on stage Night Skinny, il produttore che ha ideato il beat ben sfruttato da Luchè nella scrittura delle strofe.

Il primo ospite effettivo è stato CoCo, rapper napoletano che conta diverse collaborazioni con Luchè. I due hanno cantato cinque brani, “No Love”, “Non Siamo Uguali”, “Red Flag”, “10 Anni Fa” e “Fin Qui”. Prima di intonare l’ultima traccia col collega CoCo, Luchè si è rivolto al pubblico dicendo che, nel corso della sua carriera, “ci sono state persone che, nonostante tutte le cose affrontate, non mi hanno abbandonato mai“. E CoCo è stato uno di questi.

“Che Dio Mi Benedica” è stato ben eseguito grazie anche agli arrangiamenti della band. La voce di Luchè, in quasi tutte le canzoni, non è mai stata eccessivamente sovrastata dalle strumentali. Scelta stilistica che ha “depotenziato” soprattutto la batteria per dare spazio all’immagine ed alla voce dell’artista. Luchè per tutto lo show ha rappato ininterrottamente, senza la canzone in sottofondo. Ad eccezion fatta per gli ultimi brani che, essendo dei banger, per rendere meglio il coinvolgente suono, sono stati eseguiti sopra la canzone registrata.

“Facciamo un po’ di rap che vi lasci qualche contenuto ed emozione”, ha detto Luchè prima di introdurre “Il Mio Ricordo”. Pezzo, con al suo interno influenze soul, che parla di un amore interrotto. “Perché cancellare il passato quando possiamo accettarlo? Perché odiare l’altro quando possiamo aiutarlo? Vieni da me se ne hai bisogno. Tappiamo la bocca dell’orgoglio. Volevo darti un bambino che avesse i tuoi occhi. Ma fargli vedere cose diverse dalle mie. Portarlo su in un paese dei balocchi dove l’amore esiste senza magie”, recita parte del testo.

Luchè ha dedicato “Star” a chi “vuole sognare, mantenendo uno spirito da bambino. Ho avuto una carriera turbolenta – ha poi aggiunto -, ma la soddisfazione principale è quella di scrivere un pezzo che rimanga dentro a chi lo ascolta”. La scaletta, ben pensata, è scorsa senza risultare pesante. Oltre all’ospitata di CoCo, sono saliti sul palco anche Rose Villain (“Un milione di mani”), Paky (“Che Stai Dicenn”) e Nerissima Serpe (“Ilary”). Per un totale di venticinque brani rappati da solista su un totale di trentatré.

Il pubblico era “preparatissimo” e cantava a squarciagola i pezzi più rappresentativi dell’intera discografia di Luchè. Tante canzoni venivano intonate dai presenti con in mano un cellulare pronto a riprendere i momenti più salienti. E a Luchè, la presenza di tanti telefonini accesi per filmare i ritornelli e le strofe cantate da lui e dagli ospiti, pare proprio non averlo infastidito. Nella nostra scena urban (ma non solo), rimane sempre aperto il dibattito sugli artisti favorevoli e su quelli “contrari” all’uso dei dispositivi elettronici durante un live. Luchè è parso essere del primo dei due schieramenti. In certi (pochi) momenti era proprio lo stesso rapper a chiedere di riprendere lo svolgimento dello show “a favor di angolazione”, per far sì che i fan potessero avere delle clip social ampiamente spendibili sulle varie piattaforme, come TikTok ed Instagram.

In “Lettera alla pistola alla mia tempia”, Luchè ha detto che “ci son tante persone che soffrono di depressione. Il grilletto della pistola puntata alla mia tempia avrebbe potuto risolvere tutto. Le persone che hanno bisogno di aiuto a volte non hanno il coraggio di parlare”. Il brano in questione, contenuto all’interno dell’ultimo disco “Il mio lato peggiore”, è uno skit (nell’hip hop, è una forma di sketch parlato, ndr) in cui Luchè ha fatto i conti con i traumi del suo passato, raccontandoli apertamente all’interno dell’album. “Un ragazzo mi caricò la pistola puntata contro la testa, non so perché. Era venuto da me perché avevamo litigato per una cosa futile (…)”, aveva spiegato il rapper napoletano a One More Time Podcast.

“Questo ragazzo ci tagliò la strada e ci costrinse a fermarci. Provammo a uscire dalle portiere, ma con due calci ci richiusero in macchina. Lui con un colpo spaccò il vetro della macchina e mi puntò la pistola alla testa, però non mi sparò”, aveva dichiarato Luchè che, in “Lettera alla pistola alla mia tempia”, si riferisce metaforicamente all’arma che gli era stata puntata addosso. “Tu sei la chiave per aprire questa gabbia (…). L’aria è sufficiente per farmi vivere ancora. Io che cercavo solo una scusa per dare la colpa a qualcosa (…). Spegni quel fuoco che brucia a ogni mio passo. Ho scartato il regalo della vita e non era la sorpresa che cercavo. Liberami da questa morte lenta, sii la mia medicina definitiva (…). Dai senso a tutta questa sofferenza testarda che non mi abbandona mai (…). Anche chiudere gli occhi ed evaporare è un mio diritto. Pistola, che baci la mia tempia, tu hai il potere, tutto dipende da te (…). Te ne sarò grato a vita, dovrò tutta la mia serenità a te. Tu, che elimini solo un altro corpo inutile che non ha più voglia di chiedere (…). Rendimi libero di volare (…)”, dice Luchè, in tono struggente, all’interno dello skit che presenta un tenue sottofondo di chitarra.

Luchè ha iniziato il live con pezzi molto rap. La parte centrale ha visto la presenza degli ospiti e, soprattutto, delle maggiori hit dell’artista partenopeo. Per il finale, invece, il rapper si è giocato i banger. In “Miami Vice” e “Stamm Fort”, Luchè si è elevato qualche metro da terra, grazie ad una piattaforma mobile, dove ha potuto rappare le strofe, guardando il pubblico dall’alto verso il basso. L’artista, in più occasioni tra una traccia e l’altra, si è mostrato decisamente riconoscente col pubblico e, più generalmente, con la città di Milano. “C’è ancora più gente rispetto al mio primo Forum, di tre anni fa. Vorrei trovare le parole per poter descrivere tutto ciò ma non ne trovo. Milano, dopo Napoli, è sempre stata parte integrante della mia carriera”. Parole al miele, accompagnate da costanti “siete assurdi, bellissimo”, rivolti al (caloroso) pubblico meneghino. Di certo Luchè sa come farsi volere bene dai propri fan.

È stato annunciato per l’11 luglio 2026 uno show speciale alla Reggia di Caserta. Luchè tornerà anche il 2 aprile 2026 nello stesso Forum di Milano. A questi live si aggiungono anche il raddoppio a Bari e due nuove date a Padova e Messina, che arricchiscono “Luchè Arena Tour”.

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