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Stragi e terrorismo, “pochi e deludenti i documenti depositati nell’Archivio di Stato”: la relazione della commissione

Nella documento si chiede a tutte le amministrazioni l’aggiornamento dei dati e delle informazioni. Chiesto un maggiore impegno alla Nato e al ministero della Difesa, commissione di indagine sul ministero delle Infrastrutture
Stragi e terrorismo, “pochi e deludenti i documenti depositati nell’Archivio di Stato”: la relazione della commissione
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Da tempo attesa, è stata pubblicata nella tarda serata di giovedì la relazione del Comitato sulle attività di versamento all’Archivio Centrale dello Stato delle carte riguardanti stragi e terrorismo, cioè quelle oggetto delle direttive dei presidenti del consiglio Romano Prodi, Matteo Renzi, Mario Draghi e Giuseppe Conte.

Il Comitato opera presso la presidenza del Consiglio e ha il compito di favorire e monitorare i versamenti che però sono pochini e piuttosto deludenti fino ad ora. La relazione in effetti rileva che nell’ambito del comitato è emersa la necessità di chiedere a tutte le amministrazioni l’aggiornamento dei dati e delle informazioni sullo stato dei versamenti: si pensi che durante un sopralluogo svolto nel gennaio 2023 nell’archivio del ministero delle Infrastrutture vennero trovati i frammenti di documentazione relativa alla strage di Ustica non consegnati: l’impressione è di un caos non governato che a questo punto, si immagina, troverà l’attenzione adeguata da parte dell’amministrazione.

I versamenti del ministero delle Infrastrutture sono particolarmente lacunosi tanto che verrà istituita una “commissione di indagine amministrativa sul mancato rinvenimento presso gli archivi e i depositi del ministero delle infrastrutture e dei trasporti serie archivistiche relative agli anni 1969 – 1984″. Tutto da affrontare il versamento delle carte degli archivi giudiziari militari e quelli della rete diplomatica, oltre ai fascicoli personali di coloro che hanno avuto un coinvolgimento nelle stragi condannati con sentenze definitive.

Questo è un tema estremamente importante perché da lì si potrebbero cogliere protezioni e connivenze, oltre a quelle già emerse. Un aspetto particolare di questo capitolo riguarda i fascicoli dei militari su cui il ministero della Difesa tiene il cordone tirato, questione che andrà di nuovo sollevata. Intanto emerge la carenza dei finanziamenti per le preziose attività di digitalizzazione delle carte.

Altro tema importante è quello della completezza dei versamenti: molti sono coperti da “omissis sovrabbondanti” che richiedono l’intervento dell’archivio centrale presso l’ente emittente, mentre si pone la necessità di “ridurre al minimo o di azzerare i documenti pending originati da parti da paesi stranieri o da organizzazioni internazionali in particolare la Nato per i quali è necessario il nullaosta per la declassifica”.

La relazione fa sapere che tramite il Dis, l’organo di coordinamento della nostra intelligence, è stato chiesto un maggiore impegno alla Nato e al ministero della Difesa. Tradotto i militari non vogliono lasciare le carte, gli è stato chiesto di fare la cortesia, si vedrà. C’è molto lavoro da fare ancora per il comitato e ancora molto da aspettare per la consultazione delle carte.

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