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Il Gran Premio di Monza accende il sogno Ferrari: viaggio nel cuore del Cavallino a Maranello, dove le supercar nascono e si “assaggiano”

Dalla leggenda di Enzo Ferrari e del suo Cavallino donato per fortuna, a una visita dentro la Fabbrica dove avviene il "matrimonio" tra motore e scocca. Fino all'esperienza di "assaggiare" una supercar nel ristorante di Massimo Bottura. Un viaggio nel mito Ferrari, dove ogni dettaglio, dal colore di un'auto alla cucitura di una borsa, racconta una storia

Testo di Ilaria Mauri
Il Gran Premio di Monza accende il sogno Ferrari: viaggio nel cuore del Cavallino a Maranello, dove le supercar nascono e si “assaggiano”

“Chiedi a un bambino di disegnare una macchina, e sicuramente la farà rossa”. In questa semplice, geniale osservazione di Enzo Ferrari è racchiusa l’essenza di un mito che, questa domenica 7 settembre, tornerà ad infiammare di passione (ma anche un po’ di tensione visto l’andamento del Mondiale) il pubblico del Gran Premio d’Italia a Monza. Per i tifosi della Rossa, non è solo una gara, è una chiamata, un rito collettivo che si rinnova ogni anno dal lontano 1922, quando è nato l’autodromo diventato negli anni il “Tempo della Velocità“. Con i suoi rettilinei infiniti l’iconica curva parabolica, questo circuito è uno dei più amati dagli appassionati di automobilismo ed è qui che ogni anno si raduna la “marea rossa”, il popolo dei tifosi della Ferrari, con un’onda emotiva che nessun’altra pista sa replicare. Ma per respirare appieno l’atmosfera che ha reso la Ferrari una leggenda, bisogna spingersi più a sud, a pochi chilometri da Modena, dove tutto è nato e dove ancora oggi batte il cuore del Cavallino: Maranello.

Enzo Ferrari e il Cavallino Rampante

Raccontare Ferrari significa tornare alle origini, alla visione di Enzo Ferrari. Un mito nato dalla visione di un uomo, il “Drake”, e da un simbolo che gli fu donato quasi per caso. La parabola comincia nel 1929, quando l’ingegnere fonda la Scuderia e nel dopoguerra avvia la fabbrica a Maranello, a pochi chilometri da Modena. Poi un giorno la contessa Paolina Baracca, madre dell’eroe dell’aviazione Francesco Baracca, gli disse: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna“. Ferrari obbedì. “Il cavallino era ed è rimasto nero”, scrisse Enzo in una lettera del 1985, “io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena”. Una combinazione che è diventata leggenda.

Maranello: il cuore del mito

Arrivare oggi a Maranello significa percepire immediatamente il peso di quella storia. La facciata storica in mattoni degli anni ’40 è ancora lì, con le cinque finestre del celebre ufficio da cui Enzo Ferrari controllava tutto. Entrare, anche se con un permesso speciale (la fabbrica non è aperta al pubblico, ma solo a pochissimi visitatori e ai clienti più esclusivi), è un’esperienza quasi mistica. All’interno, è un “paese nel paese”: ci si muove con minibus elettrici tra edifici avveniristici, come la galleria del vento di Renzo Piano, e il centro per la “personalizzazione” dei modelli, dove i fortunati acquirenti possono personalizzare ogni dettaglio della propria supercar. E forse nessuno immagina che nel reparto Selleria e Interni, oltre ai preziosi sedili delle vetture, nascono anche delle borse. Si tratta della Maranello Clutch, replica in formato borsetta della Daytona SP3, prodotta in tiratura limitatissima proprio come il modello a cui si ispira: ogni anno si realizzano interamente a mano solo 9 esemplari per colore, sempre dispari, come le auto.

E camminando tra questi edifici ci si dimentica di essere in una fabbrica: gli spazi sono ariosi, luminosi e pulitissimi. Ingegneri e meccanici indossano tute e camici. La catena di produzione è altamente tecnologica, con robot e braccia meccaniche per la massima precisione nell’assemblaggio. Ancora oggi il momento più atteso in fabbrica è quello del “matrimonio”, l’istante in cui motore e scocca diventano una cosa sola, perché per Enzo Ferrari, in fondo, era quella l’anima di tutto: “E’ il motore a fare la macchina, tutto il resto è un lussuoso optional che gli viene costruito attorno”. In sottofondo, a intermittenza, si sente proprio il borbottio dei motori delle supercar che vanno e vengono dalla pista di Fiorano: è il battito cardiaco del Cavallino. E’ infatti qui che ogni nuova Ferrari affronta il suo battesimo sull’asfalto: viene provata come su strada, anche in condizioni estreme. Ed è sempre qui che nascono anche le celebri monoposto che corrono poi in Formula 1.

“Assaggiare” una Ferrari: il menù del Cavallino

Se la fabbrica resta un luogo per pochi, l’esperienza Ferrari oggi si può vivere in altri modi, ad esempio a tavola. A pochi metri dai cancelli sorge il celebre ristorante Il Cavallino, per decenni la mensa privata di Enzo Ferrari. Riaperto nel 2021 grazie alla visione dello chef stellato Massimo Bottura, oggi è un tempio della “tradizione in evoluzione”. E per celebrare il mito, gli chef Riccardo Forapani e Virginia Cattaneo, in sinergia con il Centro Stile Ferrari, hanno creato il menùSupercars“. È un percorso degustazione ispirato alle auto iconiche esposte nell’omonima mostra al Museo Enzo Ferrari di Modena. E così, la 288 GTO diventa un’ostrica alla brace con gelatina di pomodoro, la F40 un’animella con fondo piccante, la Enzo un tortellino di anguilla, LaFerrari uno storione con caviale. Fino al dessert, “Speedform”, che gioca con le forme di un’auto ancora coperta da un telo. Un’esperienza che risponde a una domanda surreale: che sapore ha una supercar?

Il Museo e il Cavallino: vivere Ferrari da vicino

Per i “comuni mortali” ci sono però altre vie per entrare nell’universo Ferrari. Il Museo Enzo Ferrari di Modena ospita fino al 17 febbraio 2026 la mostra Supercars, dedicata ai modelli che hanno fatto la storia: dalla 288 GTO alla F40, dalla F50 alla LaFerrari. È un viaggio nel mito, tra design, ingegneria e cultura pop.

Enzo Ferrari non credeva nella fortuna: “La fortuna non esiste”, diceva, “esiste solo ciò che costruiamo con le nostre mani”. A Maranello si continua a costruire auto che non sono semplicemente mezzi di trasporto, ma sogni incarnati in metallo e fibra di carbonio. Monza, con il suo Gran Premio d’Italia, è il luogo dove quel sogno torna a correre davanti al pubblico più fedele e più esigente: i tifosi del Cavallino Rampante. Se domenica la bandiera a scacchi dirà chi ha vinto la gara, il resto dell’anno il Cavallino, il Museo Enzo Ferrari e l’eco di Fiorano ricordano perché quel cavallino rampante continua a far correre l’immaginario di migliaia di persone in tutto il mondo.

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