Crime

“Aveva una storia con me e voleva lasciare il fidanzato”: dopo 37 anni una lettera anonima riapre il cold case del Tigullio Rocks. La svolta nell’omicidio di Gabriella Bisi

Una lettera anonima inviata in questi giorni al Corriere ha riacceso l’attenzione su questo cold case, il delitto di Tigullio Rocks

di Alessandra De Vita
“Aveva una storia con me e voleva lasciare il fidanzato”: dopo 37 anni una lettera anonima riapre il cold case del Tigullio Rocks. La svolta nell’omicidio di Gabriella Bisi

Il 13 agosto del 1987, sulla collina delle Grazie, a Tigullio Rocks, viene ritrovato il corpo senza vita di una donna, o meglio, ciò che ne resta. Sono trascorsi dieci giorni dalla notte in cui è stata strangolata, così verrà stabilito. A rivelare la macabra scoperta è una chiamata anonima fatta alla Polizia e a riconoscere il corpo martorizzato sarà il padre della donna, Giuseppe: lei è Gabriella Bisi e il suo assassino è ancora impunito ma una lettera anonima inviata in questi giorni al Corriere ha riacceso l’attenzione su questo cold case, il delitto di Tigullio Rocks. In questa lettera un anonimo scrive: “Aveva una storia con me e voleva lasciare il fidanzato. Lui aveva un alibi, ma gli amici no”.

Il delitto di Tigullio Rocks

Siamo sulla via Aurelia, in quell’angolo di Paradiso che si affaccia sul Golfo del Tigullio tra il Monte di Portofino e Sestri Levante. Sotto, le onde di rompono in schiuma bianca sulla costa rocciose tra Chiavari e Zoagli. Per perdersi in tanta bellezza c’è un belvedere con alle spalle una collina abbandonata, una discarica a cielo aperto. Si può raggiungere da quel tratto di Aurelia che corre dal belvedere ed è lì che viene trovato il corpo senza vita di Gabriella Bisi, arredatrice giovane ma già vedova di 35 anni. Il corpo è supino, le braccia distese. Del suo capo, restano intatte solo poche ciocche rosse. Qualcuno ha provato a liberarsi del cadavere provando a bruciarlo perché è annerito e sulla scena del crimine c’è una tanica di benzina. Forse, sarà stato interrotto da qualche coppia in cerca di un posto dove appartarsi, forse proprio da chi ha telefonato alla Polizia. Lo pensa all’inizio il vice questore Salvatore Presenti ma il medico legale arrivato sul posto Elisabetta Schiappacasse capirà che quello è semplicemente un corpo in via di decomposizione, devastato dal sole di agosto e dalla fauna del posto. Gabriella Bisi, architetto milanese scomparsa da una settimana, è stata strangolata con degli slip neri stretti intorno al collo con un pezzo di legno divenuto giogo mortale. Lei che era lì in vacanza, circondata dalle amiche con cui avrebbe dovuto raggiungere l’Isola di ponza, com’era finita in quel postaccio e per mano di chi aveva incontrato la morte?

Gabriella

Benchè giovane, era già vedova Gabriella Bisi che aveva perso il marito in un incidente stradale nel 1978. Lui era Sergio Princivalli, si erano conosciuti e sposati sul Lago Maggiore, ad Angera, nel paese di origine della famiglia di lei. Aveva una sorella e un fratello più piccoli, quest’ultimo nato dalle seconde nozze del padre, anche lui già vedovo in giovane età. Gabriella, rimasta orfana di madre da piccola, si occupava del mobilificio del padre in viale Tunisia a Milano, città in cui viveva. A Rapallo, dove era in vacanza, nella sua casa al mare, la stavano cercando tutti. Ci era arrivata il 1 agosto, e da lì sarebbe partita con le sue amiche milanesi Cristina e Paola per Ponza dove non è mai arrivata. Non è con loro che ha appuntamento l’ultima sera della sua vita ma con un uomo del posto. “Un uomo con cui passerà la serata con il quale ha una relazione da più di un anno. Si chiama Mauro Gandini, ha 37 anni ed è un imprenditore di Santa Margherita (…) ed è proprio Gandini che la accompagna in macchina (il giorno dopo, ndr) sino alla villa dell’amica. Sono le 11 di domenica 2 agosto”. (fonte: Il Secolo XIX).

La scomparsa

Gabriella trascorre la domenica con Paola e Cristina. Nel pomeriggio riceve due telefonate: la prima da Gandini che le dice che quella sera non potranno vedersi perché deve andare a una festa con sua moglie. Nella seconda si scusa. Almeno questo è ciò che Gabriella racconta alle amiche che le propongono di andare a cena “Da Paladino”. Lei accetta ma prima vuol tornare a casa a Rapallo a cambiarsi, si vedranno alle nove direttamente al ristorante. A Rapallo arriverà in corriera, dice, ma prima si fa una doccia e si cambia d’abito: una gonna nera e una maglia a pois sopra il bikini, gli stessi abiti con cui verrà trovata senza vita. Cosa le sia successo dopo che è uscita di casa, resta ancora un oscuro e tragico mistero. All’indomani Mauro Gandini rassicura le amiche preoccupate: neppure lui ha sentito Gabriella ma sarà “partita per Corniglia dove doveva trascorrere alcuni giorni in barca con degli amici di Milano”. Perché allora non ne ha fatto cenno a Cristina e Paola? Il 6 agosto tutti insieme denunciano la scomparsa. E Gandini e Silvia Albini, un’amica di Gabriella, vanno Corniglia dove scoprono non solo che lì la donna non è mai arrivata ma che, in realtà, non era neppure attesa da Roberto Leoni, il proprietario della casa di Corniglia. Intanto la porta della sua casa a Rapallo è chiusa ma non con le mandate, quasi a suggerire un allontanamento fugace e sul tavolo di cucina ci sono una tazza di caffè abbandonata a metà e in bella vista, due milioni di lire: i soldi che l’architetto aveva ritirato per andare a Ponza. Ma quella domenica Gabriella è davvero rientrata a Rapallo in corriera? Anche questo non è mai stato chiarito. Una cosa è certa sin da subito, Gandini è innocente: quella sera era ad una festa in una villa di amici e tutti se lo ricordano molto bene anche perché quella sera era caduto in piscina, tutto vestito.

Le indagini

Tutte le piste si apriranno e si chiuderanno su questo caso e non è nemmeno certo se Gabriella è stata uccisa sul posto del ritrovamento oppure no, come potrebbe far pensare quel sandalo ritrovato lungo il sentiero a pochi passi dal corpo. Forse è stata trascinata lì già esanime? A niente servirà la taglia di 30 milioni di lire per chi sa qualcosa che possa sbloccare le indagini. Sulla pista che porta a un suo ex fidanzato che vive in Oriente, interviene anche la Criminal Pol ma il 15 agosto del 1990 c’è l’archiviazione definitiva. Prima di questa lettera al Corriere, l’ultimo colpo di scena, invece, è dell’aprile del 1988 quando i carabinieri giungono in possesso della borsa di Gabriella: una sacca di tela beige con dentro “I soldi, documenti, una copia di Cosmopolitan. E un paio di mutandine nere”. (fonte: il Secolo XIX).

La lettera

Gli anonimi scrissero lettere anche allora ma senza portare mai a una svolta. Intanto al Corriere, forse un mitomane o forse no ha depositato un foglio A4 all’interno di una busta spedita col postino, e scritto al computer. “Con precisi riferimenti – si legge nell’articolo di Andrea Galli – a certi dettagli non per forza noti ai più. Per esempio, che Gabriella abitasse in piazzale Biancamano 2, nella torre, al quattordicesimo piano, dove aveva una piccola abitazione-studio con vista al parco e collaborava con il laboratorio del padre a Tradate, in provincia di Varese. Nel gennaio di quell’anno ci siamo conosciuti a una festa di amici fuori Milano (…) Era fidanzata, come io avevo una fidanzata (…) È iniziata una storia molto intensa (…) Essendo entrambi architetti abbiamo ipotizzato anche qualche lavoro insieme di interni. A luglio abbiamo deciso che a settembre avremmo reso nota la nostra relazione, rompendo i legami esistenti. Io a fine luglio sono partito per un torneo di tennis in Sicilia. Ci siamo salutati di persona, mi ha detto che andava al mare, che lì c’era il fidanzato. E che gli avrebbe comunicato la scelta di chiudere. Non credo a un incontro occasionale, piuttosto, vista la modalità di uno strangolamento con le mutande, come segno di disprezzo… Il fidanzato ha un alibi, ma un altro amico magari incaricato no…”, si conclude la lettera che è stata consegnata all’Unità delitti insoluti dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia.

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