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Ultimo aggiornamento: 15:30 del 1 Agosto

Montanari a La7: “Il genocidio a Gaza è anche italiano, perché è commesso con le armi di Leonardo”

L’Italia a processo per il genocidio a Gaza: lo spettro dell’Aja sul governo Meloni, nell'analisi di Montanari
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A Gaza sta accadendo un genocidio, e non è una questione terminologica“. Sono le parole di Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, intervenuto a In Onda (La7), dove lancia un appello durissimo contro il silenzio e la complicità delle democrazie occidentali al genocidio in corso a Gaza.
“Il governo Netanyahu – sottolinea lo storico dell’arte – ha più volte dichiarato l’intenzione di eliminare un intero popolo. E questo non riguarda solo Israele: è un genocidio anche europeo, occidentale, italiano, perché viene compiuto anche con le armi di Leonardo. I cittadini e le cittadine italiane devono sapere che, in loro nome, si sta verificando un genocidio“.

Montanari non si limita alla denuncia morale, ma paventa anche conseguenze giuridiche per l’Italia: “In quanto alleata di Israele, l’Italia potrà, anzi, io credo sarà processata dalla Corte Internazionale di Giustizia come Stato. E i suoi rappresentanti saranno chiamati a rispondere alla Corte Penale Internazionale. Le condizioni previste dalla Convenzione del 1948 sul genocidio ci sono tutte. Evitare il termine, usare parole come massacro o ecatombe, significa rimuovere un aspetto essenziale della verità. E rende più difficile esercitare pressione politica sui nostri governi”.

Nel suo intervento, Montanari mette in discussione anche la narrazione militare israeliana. “A Gaza, degli innocenti vengono uccisi da una forza che chiamiamo IDF, ma nella ‘D’ di ‘difesa’ c’è ben poco: è offesa, è genocidio. E nei volti di quei soldati ci sono anche i nostri volti, quelli dei nostri governanti. Non possiamo chiamarci fuori. Se restiamo in silenzio, se non facciamo nulla, siamo parte di quel volto che non vogliamo vedere”.
Poi l’affondo simbolico: “C’è la faccia di Trump, c’è la faccia di Giorgia Meloni, c’è quella di Crosetto, c’è quella di chi potrebbe intervenire e non lo fa“.

Un passaggio chiave riguarda la visita del presidente israeliano Isaac Herzog, ricevuto con tutti gli onori al Quirinale dal presidente Mattarella lo scorso febbraio. Per Montanari, quell’accoglienza rappresenta molto più di un gesto istituzionale: “Io credo che ci verrà chiesto conto di ciò che abbiamo fatto in questa fase della nostra vita. Gaza è la questione più grande che attraversa la nostra generazione. E la domanda sarà: cosa avete fatto per impedirlo?”
Secondo il rettore, il dramma umanitario di Gaza è anche uno specchio del presente italiano. “Quella fame non è frutto di una carestia naturale, ma della scelta deliberata di un governo nostro alleato. Quando il presidente di Israele viene ricevuto come rappresentante di un ‘paese amico’, con picchetto d’onore e tutto il protocollo, e noi permettiamo che ciò avvenga senza reagire, quelle immagini riflettono la nostra inerzia”.

E aggiunge: “Gaza parla di noi, della nostra mancanza di umanità e di dignità. È un riflesso crudele del volto dell’Occidente e dell’Italia. Ci siamo cullati troppo a lungo nel mito degli ‘italiani brava gente’, ma non era vero. In Africa, il nostro colonialismo ha causato 800 mila morti: altro che brava gente”.
Infine, l’amara riflessione: “Se l’Italia non insorge per Gaza, questa sarà una macchia indelebile. Al di là delle sentenze dei tribunali, resterà una ferita morale. Come possiamo restare fermi? Io me lo chiedo ogni giorno. Perché tutto questo, tutto, parla di noi”.

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