“OnlyFans è anche una scelta economica: è un lavoro, punto”: queste le parole di Giulia Zollino a D, La Repubblica delle donne. La nota attivista e influencer sessuale ha rilasciato un’intervista in cui ha parlato del suo lavoro e di come si sia messa alle spalle pregiudizi e difficoltà. Tutto è iniziato quando ha conosciuto Sessfem, uno spazio autogestito sulla sessualità: “È lì che si è accesa la scintilla. Ho pensato: ok, facciamo questo lavoro e portiamo questo messaggio nel mondo”.
La Zoppino ha rivendicato il suo sex work come forma di autodeterminazione: “Dopo anni di vergogna, questo lavoro è stato un mezzo per esprimere la mia sessualità e goderne”. E poi ha aggiunto: “Sono talmente a posto con la mia scelta che non mi toccano. Il mio giudizio su me stessa sovrasta le voci degli altri”. L’attivista, la cui pagina su Instagram conta più di 133 mila followers, ha anche raccontato le difficoltà che ha affrontato col suo lavoro. “Serve una rivoluzione culturale, a partire dal linguaggio, passando per l’educazione sessuale, che oggi manca quasi del tutto nelle scuole. Il piacere non è mai nominato, eppure è centrale”, ha aggiunto.
Giulia Zollino è anche tornata sul suo intervento “Puttana e fiera” tenuto a un Tedx. “Rivendico quella parola per toglierle il potere di ferire. Per me definisce una libertà, una disobbedienza. Ma non tutte le sex worker sono puttane: molte fanno semplicemente un lavoro. E va bene così”. E poi ha concluso di dover seguire modelli come quello neozelandese, in cui il sex work è riconosciuto: “Affidarsi a persone competenti, partecipare a eventi e uscire dalla solitudine. In gruppo, il cambiamento è possibile”.