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Assolto l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, cadute le accuse di corruzione e falso

La sentenza di primo grado dopo cinque anni di processo. Assolti anche il poliziotto Vito Tignanelli e la moglie Marisa Aquino (titolari di una società di intercettazioni). Condannati per falso due carabinieri
Assolto l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, cadute le accuse di corruzione e falso
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Il Tribunale di Salerno ha assolto l’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla. La sentenza di primo grado è arrivata oggi pomeriggio quando, davanti al Tribunale di Salerno (competente per i reati contro i magistrati del distretto di Catanzaro), sono cadute le accuse di corruzione e falso contestate dalla Procura a Facciolla che, nel 2019, era finito al centro di un’indagine che gli è costata un procedimento disciplinare e il trasferimento al Tribunale civile di Potenza. A oltre cinque anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, il processo si è chiuso nel migliore dei modi per Facciolla. Per i giudici, infatti, il reato di corruzione “non sussiste” mentre quello per il falso l’ex procuratore è stato assolto con la formula “per non aver commesso il fatto”.

Assolti anche il poliziotto Vito Tignanelli e la moglie Marisa Aquino, titolari della società “Stm” (che si occupava di intercettazioni), anche loro accusati di corruzione. Condannati l’ex maresciallo dei carabinieri Carmine Greco (un anno di carcere con pena sospesa) e l’appuntato Alessandro Nota (8 mesi con pena sospesa). Entrambi erano finiti sotto processo per un’annotazione di servizio “falsa e retrodatata”. Ed è proprio dall’ex comandante della stazione di Cava di Melis, nel Comune di Longobucco, che era partita l’inchiesta su Facciolla.

Arrestato a inizio luglio del 2018, infatti, alcuni mesi prima il maresciallo Greco era stato intercettato nell’ambito di un’operazione antimafia, condotta dalla Dda di Catanzaro. Da quelle telefonate era emerso che il militare aveva manipolato un’indagine che stava conducendo per conto della Procura di Castrovillari su una dirigente della Regione Calabria. In sostanza il maresciallo si è fatto aiutare da un imprenditore boschivo, Antonio Spadafora, utilizzato come una sorta di “agente provocatore”. All’indomani del blitz dell’operazione “Stige”, quindi, per correre ai ripari il maresciallo Greco avrebbe redatto una relazione di servizio falsa e, secondo la Procura di Salerno, lo avrebbe fatto concordando il tutto con Facciolla.

Da qui l’accusa che ha retto per il sottoufficiale dei carabinieri ma non per il procuratore Facciolla che è stato assolto e che, evidentemente, non sapeva nulla della annotazione contraffatta, depositata da Greco e protocollata dall’appuntato Nota retrodatandola di due mesi. Stando all’impianto accusatorio, infine, dal 2016 al 2019 il procuratore di Castrovillari aveva affidato il noleggio delle apparecchiature di intercettazione alla società degli imputati Tignanelli e Aquino. Secondo i pm di Salerno, questi ultimi (anche loro assolti) avrebbero agito come corruttori mentre Facciolla avrebbe procurato “un ingiusto vantaggio patrimoniale alla Stm” in cambio del servizio di videosorveglianza della propria abitazione. Per l’accusa, dietro il presunto reato di corruzione si nascondeva un “disegno criminoso” che, però, al termine del dibattimento, il Tribunale ha cassato “perché il fatto non sussiste”.

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