L’aristocratica britannica Constance Marten e il suo compagno Mark Gordon sono stati condannati per l’omicidio colposo della loro figlia neonata, Victoria, morta di freddo e incuria durante la fuga della coppia dai servizi sociali. Il verdetto unanime di colpevolezza per grave negligenza è arrivato ieri, al termine di un processo di dieci settimane che ha sconvolto il Regno Unito.La sentenza, che verrà pronunciata a settembre, si aggiunge ad altre condanne già subite dalla coppia per occultamento di cadavere, crudeltà verso l’infanzia e intralcio alla giustizia. Per loro si prospettano lunghi anni di carcere.
La vicenda che ha sconvolto il Regno Unito è iniziata nel gennaio 2023. Constance aveva appena partorito in segreto la sua quinta figlia, Victoria. Per timore che i servizi sociali potessero portargliela via – come già accaduto nel 2022 con gli altri loro quattro figli, dati in adozione perché la coppia era ritenuta incapace di crescerli in condizioni accettabili – lei e Gordon si sono dati alla fuga. È iniziata una caccia all’uomo durata 54 giorni, scattata dopo che la loro auto era stata trovata in fiamme su un’autostrada vicino a Bolton. La coppia si è mossa continuamente, dormendo in una tenda durante le gelide notti invernali e pagando tutto in contanti per non lasciare tracce. Dopo diversi avvistamenti, sono stati infine fermati a Brighton nel febbraio 2023. Ma per la piccola Victoria era troppo tardi: il suo cadavere è stato ritrovato in un sacchetto della spesa del supermercato Lidl. I patologi non sono riusciti a stabilire la causa esatta del decesso, ma la giuria ha concluso che a ucciderla sono stati il freddo e l’incuria, una conseguenza diretta della decisione dei genitori di trascinarla nella loro fuga.
Eppure, la vita di Constance Marten era iniziata sotto tutt’altre stelle. Cresciuta in una vasta tenuta, circondata da agi e privilegi, la sua nonna era figlioccia della Regina Madre e compagna di giochi della Principessa Margaret, mentre il padre era stato paggio della defunta Regina Elisabetta. Un primo trauma arrivò a 9 anni, quando il padre abbandonò la famiglia per una “crisi mistica”, trasferendosi in Australia. Dopo scuole esclusive, un viaggio in Nigeria la segnò irrimediabilmente, finendo aggregata a una setta cristiana guidata da un santone che abusava delle sue seguaci. Tornata in Inghilterra, riprese la sua vita sociale, tanto da finire sulle pagine della rivista dell’aristocrazia Tatler come “pupa del mese”. Ma l’incontro che le cambiò la vita avvenne per caso nel 2016 in un negozio indiano.
Lì si imbatté in Mark Gordon, un uomo di 13 anni più vecchio, con un passato terrificante. Trasferitosi da ragazzino negli Stati Uniti, a soli 14 anni aveva barbaramente stuprato una donna, sottoponendola a ore di sevizie. Condannato a 40 anni di carcere, ne aveva scontati 20 prima di essere deportato nel Regno Unito. Per Constance fu “amore a prima vista“, un legame che la portò a tagliare ogni ponte con la sua famiglia e il suo mondo. La loro vita insieme è stata descritta come un susseguirsi di squallore e instabilità, sostenuta dai fondi della famiglia di lei. Un rapporto malato, di coercizione, in cui Gordon si è dimostrato violento (una volta l’ha scaraventata giù da una finestra al primo piano). Alcuni osservatori hanno ipotizzato che Constance fosse “consumata dal desiderio di espiare una colpa ancestrale“, di scrollarsi di dosso un retaggio di cui aveva finito per vergognarsi.