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“Travolta dal mio quad, ho strisciato a terra per 14 ore con il femore rotto per chiedere aiuto. Se sono viva è solo grazie a Dio, l’ho sentito con me tutto il tempo”: l’odissea di Charlene Kirby

Una donna si è trascinata a terra con un femore rotto per quasi 14 ore prima di essere soccorsa dal figlio

di F. Q.
“Travolta dal mio quad, ho strisciato a terra per 14 ore con il femore rotto per chiedere aiuto. Se sono viva è solo grazie a Dio, l’ho sentito con me tutto il tempo”: l’odissea di Charlene Kirby

Una storia di resilienza e fede, quella di Charlene Kirby. La donna ha oggi 75 anni ed è in pensione, dopo una vita passata in corsia come infermiera presso il Pronto Soccorso di McCoy, nel Colorado. Nella notte del 7 giugno, però, ha rischiato di morire e poi si è resa protagonista di una storia incredibile. La Kirby aveva deciso di pulire la sua vasta proprietà da erbacce e rami caduti per il matrimonio di un nipote. Ha così caricato il suo side-by-side, una specie di quad, con un rimorchio per andare a scaricare le sterpaglie in un canale accanto. “Ho agganciato il rimorchio al side-by-side e sono andata fino al punto in cui avrei scaricato tutto. Quando sono arrivata in cima a quella collina, il side-by-side non voleva andare oltre. Ho rilasciato l’acceleratore, è rotolato all’indietro contro il rimorchio, che si è piegato. Così sono scesa e ho tirato fuori un po’ di roba, pensando fosse troppo pesante. Sono tornata dentro, ma non sono riuscita a superare quella collinetta”, ha raccontato Kirby a Denver7.

Poi la fatalità. Il side-by-side si è staccato ed è andato andato all’indietro, travolgendola: “Ero proprio dietro al side-by-side e stavo tirando il rimorchio per raddrizzarlo. E il side-by-side ha iniziato a correre all’indietro sopra di me. Ho iniziato a correre ed è stato allora che sono caduta. Miracolo numero uno, il rimorchio si è piegato di nuovo, e il side-by-side non mi è passato sopra, ma quando sono caduta, sapevo di essermi rotta il femore“. La donna ha evitato che il mezzo la investisse, ma è comunque rimasta a terra dolorante per la rottura del femore.

Il lungo trascinamento

Con un femore rotto e da sola, la donna ha iniziato a urlare sperando che qualcuno potesse sentirla: “Dopo aver finito di urlare, mi sono sdraiata sulla schiena e ho pensato: ‘Non posso stare sdraiata qui’. E in realtà non si dovrebbe muovere un femore rotto, perché si potrebbe recidere l’arteria femorale”. La donna ha deciso di trascinarsi strisciando fino a casa per chiamare i soccorsi. “Ho iniziato a tirarmi su. Nella mia mente, stavo per tornare a casa, mi sarei trascinata in cantina e avrei chiamato il 911, perché ho un telefono laggiù”.

La fede ha spinto la donna ad andare avanti, centimetro dopo centimetro: “Avevo davvero freddo. Iniziavo a tremare forte. E mi chiedevo: ‘Sono in ipotermia? Sto andando in shock? Perché si può perdere molto sangue in quello spazio. O ho solo dolore?’ E io pensavo: ‘Probabilmente sono tutte e tre le cose’. Mi sono tirata su la felpa sopra la testa e ho iniziato a respirare dentro, e mi scaldava”. Dopo quasi 14 ore di agonia, la donna ha sentito il figlio rientrare a casa. “Quando l’ho sentito, sapevo che mi avrebbe pensato morta perché non riuscivo più a muovermi – ha continuato a raccontare la settantacinquenne – Così è arrivato in macchina, è sceso dal pick-up e mi ha chiesto: ‘Mamma?’, e io ho risposto: ‘Sono viva‘”.

Poi la corsa in ospedale, proprio quello in cui aveva lavorato per tutta la vita, e l’operazione. Per fortuna tutto è andato per il verso giusto e Kirby potrà andare al matrimonio del nipote. “Il medico ha detto: ‘Sarai al matrimonio. Solo che non ballerai‘. Io ho pensato: ‘Guardami’. Non so se ci sia una parola più forte di grata o benedetta… Tutti mi chiedono: ‘Come diavolo hai fatto a sopravvivere a quella notte?’ E io rispondo: ‘Non ho dubbi, è perché Dio è stato con me per tutto il tempo”.

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