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Strappati alle madri per essere venduti come animali da compagnia, feriti o malnutriti: opossum, pappagallini e scimmie urlatrici tornano in libertà

Tra gli animali liberati nel Parco Nazionale Yaxhá Nakum Naranjo, scimmie urlatrici con fratture, un falco con le ali tagliate per "punizione" e 28 pappagalli salvati dai trafficanti

di F. Q.
Strappati alle madri per essere venduti come animali da compagnia, feriti o malnutriti: opossum, pappagallini e scimmie urlatrici tornano in libertà

Un falco a cui erano state tagliate le penne delle ali per “punirlo” di aver cacciato delle galline. Scimmie urlatrici, una specie in pericolo, con vecchie fratture e segni di denutrizione. Ventotto pappagalli salvati dal commercio illegale. Sono solo alcune delle storie dietro gli animali che, dopo un lungo e paziente percorso di riabilitazione, sono stati recentemente restituiti alla libertà nella giungla del Guatemala. L’operazione, come riporta il Corriere della Sera, è stata portata a termine da due organizzazioni non governative, l’Asociacion Rescate y Conservacion de Vida Silvestre (Arcas) e Humane World for Animals Costa Rica, che con l’autorizzazione del Consiglio Nazionale delle Aree Protette hanno liberato 14 mammiferi e diversi uccelli nel Parco Nazionale Yaxhá Nakum Naranjo.

Le storie di sofferenza dietro il salvataggio

Molti di questi animali – tra cui una poiana dal collare, un opossum, coati dal naso bianco, un procione e le già citate scimmie urlatrici – sono arrivati al centro di recupero Arcas in giovane età, strappati alle loro madri per essere venduti illegalmente come animali da compagnia. “I cuccioli vengono spesso portati nelle case e tenuti in condizioni inadeguate, costretti a seguire diete inadatte che portano a malnutrizione e altri problemi di salute”, spiega Andrea Borel, direttrice esecutiva di Humane World for Animals Costa Rica, che ha assistito al rilascio. “Vengono privati della possibilità di esprimere i loro comportamenti naturali, cosa che può causare non solo stress fisico e psicologico, ma anche periodi prolungati in riabilitazione una volta salvati”.

Durante il loro percorso al centro, gli animali hanno dovuto reimparare a volare, saltare, nascondersi dai predatori e, soprattutto, a identificare e cercare il cibo in autonomia. “È sempre una tragedia vedere uccelli selvatici così belli ridotti in questo stato“, ha dichiarato il direttore di Arcas, Fernando Martinez, “ma il nostro personale si è preso cura di loro, li ha guariti e ha insegnato loro le abilità necessarie per sopravvivere nella giungla, il loro ambiente naturale”.

I traffici illegali

La liberazione è un momento di gioia, ma accende i riflettori su un problema endemico in Guatemala e in molte altre parti del mondo. La frammentazione degli habitat spinge gli animali selvatici sempre più vicino ai centri abitati, aumentando le “interazioni negative” con l’uomo. “Sebbene una grande quantità di animali che arrivano al nostro centro sia stata deliberatamente presa di mira dai trafficanti per il commercio di fauna selvatica, molti di loro sono vittime di interazioni negative più opportunistiche o circostanziali con gli abitanti dei centri urbani”, spiega Martinez. La sua speranza è che si arrivi a una maggiore consapevolezza, affinché “i selvatici siano lasciati in pace, i cuccioli non vengano separati dalle madri e si trovino soluzioni etiche quando penetrano nelle aree urbane. Speriamo che un giorno non ci sia più bisogno del nostro intervento”.

Andrea Borel sottolinea anche il legame con le difficoltà economiche delle comunità locali: “Il commercio di fauna selvatica è strettamente legato alle sfide socioeconomiche del Guatemala, poiché i trafficanti convincono spesso gli abitanti delle comunità rurali a entrare nella giungla e prelevare i pulcini dai nidi in cambio di denaro o cibo”.

L’appello degli animalisti

Per liberare un gruppo di 28 pappagalli, anch’essi con le penne delle ali tagliate per impedirne il volo, i membri delle ONG hanno intrapreso un viaggio di tre giorni su strada e a piedi, per raggiungere un luogo sicuro e remoto nel Parco Nazionale Río Azul. Gli uccelli saranno monitorati per 15 giorni per valutarne l’adattamento. “È stato meraviglioso far parte di questa missione per restituire questi animali alle loro case nella giungla”, ha concluso Andrea Borel, “ma anche per ribadire il crescente bisogno di promuovere una coesistenza armoniosa con i nostri vicini selvatici in Guatemala”.

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