Rivoluzione in F1: Chris Horner licenziato dalla Red Bull “con effetto immediato”
Terremoto nel mondo della Formula 1. Christian Horner, ceo e team principal della Red Bull, è stato licenziato e “lascerà la scuderia con effetto immediato”. Il suo posto verrà preso dal team principal della Racing Bulls, Laurent Mekies. Horner e Red Bull si separano dopo venti anni, la vittoria di otto titoli Piloti (quattro con Sebastian Vettel e quattro con Max Verstappen) e sei titoli costruttori. Il manager britannico è stato il volto della multinazionale della bevanda energetica in F1 fin dalle origini, nel 2005, e ha costruito due diverse stagioni dominanti. Ora la Red Bull pareva per la prima volta in difficoltà, mentre il contratto di Horner sarebbe scaduto nel 2030.
La notizia è sorprendete, una vera rivoluzione per la F1 e in particolare ovviamente per la Red Bull. Ma è impossibile non pensare a quanto accadde un anno e mezzo fa, quando Horner sembrava già di fatto licenziato. Il manager britannico, sposato con l’ex Spice Girls Geri Halliwell, nel febbraio 2024 era finito nell’occhio del ciclone per un’accusa di “comportamenti inappropriati”. In altre parole, una dipendente sul finire del 2023 segnalò alla Red Bull di essere stata più volte vittima delle avance di Horner, condite di messaggi e atteggiamenti oltre il limite. Horner ha sempre negato tutto, ma sembrava sul punto di venire cacciato. Poi si salvò a sorpresa al termine di un’indagine interna rimasta però segreta.
Ovviamente dietro quelle accuse c’era una battaglia di potere. Non tanto quella tra Horner e Helmut Marko, nonostante la differenza di vedute ammessa pubblicamente da entrambi; né quella tra l’inglese e i Verstappen, padre e figlio, come suggerirebbe il fatto che sia stato un quotidiano olandese, il De Telegraaf, a rendere pubblica l’indagine. Lo scontro, al netto delle responsabilità del team principal, nasce dal vuoto lasciato nel 2022 dalla scomparsa di Mateschitz, con il ramo austriaco della multinazionale Red Bull opposto alla sezione anglosassone che si occupa specificatamente di Formula 1 (l’altra parte della proprietà è thailandese, con l’azionista Chaleo Yoovidhya che invece sembra avere scarsissimo feeling con Marko). Non è un caso che siano stati Oliver Mintzlaff, amministratore delegato di Red Bull (la multinazionale) proveniente dal mondo del calcio, quindi lontano da meccanismi e specificità del motor sport, e Mark Mateschitz, figlio del fondatore, i primi a volere andare in fondo alla questione procedendo con il licenziamento di Horner.
Qualcuno all’interno della Red Bull è riuscito ora a spodestare Horner, ma nella scuderia le conseguenze rischiano di essere pesanti una volta consumata la separazione dal suo deus ex machina. Perché non è mai esistita una Red Bull senza Horner, portato alla corte del patron dell’energy drink Dietrich Mateschitz nel 2005 da un italiano, Vitantonio Liuzzi, primo driver del team che l’anno precedente aveva rilevato la Jaguar, e che con Horner aveva lavorato in Formula 3000. Da quella tabula rasa sono arrivati 13 titoli, di cui 7 mondiali piloti e 6 costruttori. Solo la Mercedes con 15 (7-8) è riuscita a fare di meglio. Impossibile sostituire una figura simile non solo nell’immediato, ma anche nel medio periodo. Impossibile farlo senza contraccolpi. Perché a rendere vincente Horner non sono state solo competenza e visione, ma anche carisma e leadership nel costruire una squadra perfettamente oliata. Senza dimenticare la capacità comunicativa e le abilità politiche, ma anche il fiuto: in Red Bull sono arrivati i giovanissimi Sebastian Vettel e Max Verstappen, mentre altri ingaggiano piloti di 40 anni.