Cultura

Quel mondo fatto a puntini: il divisionismo vive un periodo d’oro. A Tortona l’unico museo dedicato, a Bassano una mostra su Segantini

Pellizza da Volpedo, Nomellini, Morbelli, Previati: a 130 anni dalla nascita, la corrente che "italianizzò" il puntinismo francese torna protagonista

di Marco Ferri
Quel mondo fatto a puntini: il divisionismo vive un periodo d’oro. A Tortona l’unico museo dedicato, a Bassano una mostra su Segantini

In principio furono i puntini di Georges Seurat e Paul Signac, i due pittori francesi che intorno al 1870 mostrarono la loro tecnica innovativa – il puntinismo – secondo cui non si mescolavano i colori sulla tavolozza, ma si dipingevano direttamente sulla tela in piccoli punti di colore puro. In Italia la nuova tecnica subì delle trasformazioni – rivelandosi poi una sorta di reazione all’impressionismo francese – e una ventina di anni più tardi alla Triennale di Brera a Milano comparvero le prime opere dei cosiddetti “divisionisti”, corrente artistica i cui aderenti erano accomunati dalla tecnica pittorica che prevedeva l’accostamento di colori puri, stesi sulla tela in pennellate regolari, al fine di ottenere la massima luminosità delle tinte, la cui sintesi cromatica si attua nella rètina dell’osservatore.

Da lontano quei dipinti sembrano quasi tridimensionali, ma se osservati da vicino rivelano tutta la loro difficoltà di esecuzione e, di conseguenza, la maestria di chi li aveva concepiti e realizzati. I principali esponenti della corrente furono, tra gli altri, Vittore Grubicy de Dragon, che fu uno dei primi artisti a praticare la nuova tecnica, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Angelo Morbelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo, l’autore della celebre opera Il Quarto Stato, dipinto nel 1901 e visibile nel Museo Novecento di Milano.

Proprio lo studio preparatorio del capolavoro di Pellizza – denominato Il cammino dei Lavoratori del 1898–1899 – dal novembre 2024 è entrato nella collezione della Pinacoteca Divisionismo di Tortona, che in questi giorni si è arricchita ulteriormente con l’acquisizione de La signora Maffi. Una maestra di scena (1909), opera chiave della fase divisionista di Umberto Boccioni. Con 145 opere di maestri come Pellizza, Morbelli, Longoni, Nomellini, Previati, Segantini, Cominetti e Fornara, la Pinacoteca è oggi l’unico museo italiano interamente dedicato al Divisionismo, raccontato nelle sue molteplici declinazioni: dalla pittura sociale al simbolismo, fino alle ricerche luministiche che anticipano il Futurismo. E se a Tortona si possono ammirare, tutte insieme, 19 opere (sulle 27 possedute) di Pellizza, in considerazione che a 130 anni dalla sua nascita il Divisionismo sta conoscendo una vera e propria stagione d’oro, il prossimo 25 ottobre i Musei civici di Bassano del Grappa ospiteranno Giovanni Segantini, la grande mostra curata da Niccolò D’Agati promossa dallo stesso comune veneto nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, con il supporto di Segantini Museum di St. Moritz e Galleria Civica G. Segantini di Arco e in collaborazione con Regione Lombardia e Dario Cimorelli Editore.

Nato ad Arco nel 1858 e poi trasferitosi nel 1865 a Milano, Segantini trascorre nella capitale lombarda un’infanzia travagliata, costretto in un istituto correttivo dal quale tenterà più volte l’evasione. L’arte entrerà lentamente a far parte della sua vita, grazie all’esperienza da garzone nella bottega del maestro Luigi Tettamanzi – fotografo e pittore di striscioni, insegne e stendardi -, ma soprattutto con la frequentazione dell’Accademia di Brera dal 1875, dove avrà modo di avviare la sua ricerca artistica.

È proprio dal suo esordio a Brera che prende avvio la mostra, con un percorso cronologico-geografico, diviso in quattro sezioni e altrettanti focus tematici, che seguirà gli snodi più importanti della sua vicenda biografica in relazione ai suoi spostamenti tra Milano, la Brianza e la Svizzera, ponendo in luce l’evoluzione della sua pittura.

All’inizio vi sarà la fase milanese contrassegnata dall’incontro con Vittore Grubicy De Dragon – gallerista e sodale che influenzerà radicalmente l’evoluzione del suo percorso e della sua fortuna critica. Verso la fine del 1880 Segantini lascia Milano per trasferirsi in Brianza e abbracciare una vita di campagna dove delineare la propria personalità artistica. In questa seconda sezione del percorso espositivo, dedicata alla fase brianzola, si concentrano infatti opere caratterizzate da un crescente interesse per la Natura, che è rappresentata nella comunione tra uomo, paesaggio e animali. Il percorso proseguirà con una terza sezione dedicata alla fase svizzera, che prende avvio nel 1886 con il trasferimento di Segantini nella piccola cittadina di Savognin dove si dedicò alle sue grandi e celebri composizioni relative alla sua personale interpretazione del rapporto panteistico tra Uomo e Natura. L’ultimo decennio della produzione segantiniana è infine oggetto della quarta e ultima sezione di mostra, quando, a partire dal 1894, Segantini si trasferisce a Maloja e la sua ricerca artistica converge nel tentativo di riscrivere gli spazi naturali in termini pittorici, resi da lui assoluti ed eterni.

Attraverso circa 100 opere tra dipinti, disegni, incisioni, ma anche fotografie e documenti archivistici, la grande esposizione dei Musei Civici di Bassano, una delle più complete e ricche di novità degli ultimi anni, potrà contare su importantissimi prestiti nazionali e internazionali provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private italiane ed europee – dal Musée d’Orsay di Parigi al Rijksmuseum di Amsterdam, dalla Kunsthaus di Zurigo alla Galleria d’Arte Moderna di Milano – che permetteranno al pubblico di scoprire, con occhi del tutto nuovi, uno dei più straordinari artisti dell’Ottocento italiano ed europeo.

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