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“Non è stato mio marito Stefano D’Orazio a non voler accertare la paternità di Francesca Michelon, ma la madre di lei”: parla Tiziana Giardoni, compagna dello scomparso batterista

Dopo il post di Michelon, riconosciuta dal tribunale figlia di D'Orazio, Tiziana Giardoni, attraverso una lunga intervista a Il Messaggero, difende “la memoria di mio marito Stefano dai commenti gratuiti e dalle falsità che ho letto e sentito in questi ultimi mesi, anche da parte di chi va in televisione a parlare di cose che non conosce”

di Francesco Canino
“Non è stato mio marito Stefano D’Orazio a non voler accertare la paternità di Francesca Michelon, ma la madre di lei”: parla Tiziana Giardoni, compagna dello scomparso batterista

Dopo settimane di silenzio, Tiziana Giardoni, la moglie di Stefano D’Orazio, ha deciso di uscire allo scoperto e di mettere nero su bianco il suo pensiero dopo che Francesca Michelon aveva scritto un lungo post sui social per raccontare il suo rapporto contrastato con il padre. Premessa indispensabile per ricapitolare lo stato dei fatti: dopo un lungo contenzioso giudiziario, lo scorso aprile il Tribunale di Roma ha accolto le istanze della Michelon, riconoscendo che l’ex batterista dei Pooh era suo padre. Si tratta del primo grado di giudizio, non di una sentenza definitiva, ma i giudizi hanno stabilito che la donna ha diritto ad un risarcimento di 120mila euro per danno morale e che il testamento del musicista, che aveva nominato sua moglie Tiziana erede universale, non è valido. A quel punto la Giardoni, supportata dagli avvocati matrimonialisti Marco Meliti e Simona Bevilacqua, ha impugnato davanti alla Corte d’appello di Roma la sentenza. Una decisione che la Michelon ha definito sui social “uno schiaffo morale” alla sua storia, aggiungendo di non poter “accettare vengano ribaltate le carte”. Parole che hanno innescato la controreplica di Tiziana Giardoni, attraverso una lunga intervista a Il Messaggero nella quale difende “la memoria di mio marito Stefano dai commenti gratuiti e dalle falsità che ho letto e sentito in questi ultimi mesi, anche da parte di chi va in televisione a parlare di cose che non conosce”.

Ed è un’intervista che ribalta completamente la ricostruzione fatta poche settimane fa via social dalla Michelon. “Non è stato certamente Stefano a non voler accertare la paternità di Francesca Michelon, quanto piuttosto la madre della ragazza ad opporsi. Poi lei non era affatto interessata a vedersi riconoscere come sua figlia, avanzando sempre e solo richieste economiche”, spiega durissima Tiziana Giardoni. Che aggiunge: “Chi ha conosciuto davvero Stefano – e non chi cerca solo spazi di notorietà, approfittando del fatto che non c’è più e non può difendersi – sa bene che era una persona generosa, leale e sensibile, che molto ha donato in vita a chi aveva bisogno. Insomma, una persona ben distante da quella che qualcuno vorrebbe far credere”.

La moglie di D’Orazio sostiene che quello che oggi si tenta di raccontare è quanto di più lontano dalla verità dei fatti perché sarebbe stata la madre della ragazza ad opporsi all’accertamento della paternità della ragazza, “probabilmente per preservare il suo matrimonio con Diego Michelon. Volontà che Stefano aveva sempre rispettato”. E aggiunge che, quando nel 2006 la madre le aveva improvvisamente rilevato l’effettiva paternità, “Stefano aveva tentato in ogni modo di costruire un rapporto affettivo con la figlia, trovandosi però di fronte una persona che non era affatto interessata a vedersi riconoscere come sua figlia, avanzando sempre e solo richieste economiche, alle quali, peraltro Stefano, non si era mai sottratto. Tanto che dopo non aver più risposto alle richieste di incontro di Stefano, gli aveva fatto scrivere dal suo avvocato chiedendo solo una congrua offerta economica”.

Insomma, le versioni sono opposte e difficilmente le due donne troveranno un punto d’accordo. A pronunciarsi però saranno i giudici, che analizzeranno l’appello contro la sentenza che ha invalidato il testamento di D’Orazio. Perché la Giardoni ha deciso di presentarlo? “Solo per questioni strettamente giuridiche, in quanto il mio unico scopo è quello di difendere la verità storica e umana dei fatti, per come sono realmente andati”. Il suo obiettivo è quello di continuare a onorare il suo ricordo “difendendo ciò che ha rappresentato: un uomo vero, sensibile, profondo. Il Tribunale stabilirà ciò che legalmente spetta, ma l’eredità ben più preziosa, ovvero la stima, l’amore e l’affetto di un uomo straordinario come Stefano, non potrà mai essere ricevuta da chi non ha voluto accoglierlo, quando ne aveva la possibilità”.

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