
Il successo elettorale della destra si basa sulla costruzione di un immaginario di paura e pericolo, mentre un intervento serio sulla sicurezza richiederebbe integrazione e non repressione
di Francesco Grillo
Spesso si è sentito dire che la sinistra avrebbe lasciato il tema della sicurezza alla destra. Questa credenza è ormai così tanto interiorizzata che non viene né discussa né approfondita. Ma cosa vuol dire esattamente? A dire il vero il tema della sicurezza non è mai stato realmente affrontato né dalla sinistra né dalla destra. Anzi, ad esser più precisi, il tema della sicurezza è stato d’interesse soltanto per la destra, ma esclusivamente sul piano della percezione della sicurezza, non di certo su quello della realtà sociale che produce quotidianamente le condizioni per la devianza.
Mi spiego meglio: in che modo si può intervenire realmente sulla sicurezza dei cittadini? Non certamente inasprendo le sanzioni o moltiplicando i reati. Il problema della sicurezza riguarda spesso la microcriminalità e la marginalità sociale. Le ragioni di queste situazioni sono molteplici e complesse, ma almeno due possono essere esplicitate. Da un lato le politiche abitative, un tema che sia la sinistra che la destra si sono ben guardate dall’affrontare lasciando al libero mercato ogni decisione.
Il processo è inarrestabile e in corso da almeno due decenni: quartieri vetrina affiancati da quartieri ghetto. Dall’altro, ed estremamente connesso a questo problema, abbiamo quello dell’integrazione sociale e culturale degli stranieri. Lasciati e abbandonati nelle zone periferiche talvolta non hanno altra possibilità che quella della microcriminalità. Pertanto, contro ciò che la maggior parte degli italiani immagina, una maggiore integrazione degli stranieri ridurrebbe l’insicurezza.
Il quinto quesito del referendum sulla cittadinanza andava proprio in questa direzione. Ovviamente ciò non sarebbe bastato: senza una seria politica migratoria volta a favorire il lavoro e l’integrazione, lo straniero resterà sempre ai margini alimentando l’immaginario che lo vuole pericoloso per natura, per cultura, per religione, ecc. La destra costruisce qui il proprio successo. Quindi nessun intervento serio sulla sicurezza, il quale, come detto, richiederebbe integrazione piuttosto che repressione, ma solo costruzione e manutenzione di un immaginario di paura e pericolo.
Il problema reale della sicurezza non interessa affatto alla destra; al contrario, essa costruisce il suo successo mantenendo il più possibile la percezione d’insicurezza. E anche se, giustamente, qualcuno potrebbe obiettarle che governano da due anni, la risposta sarebbe che, se lasciassimo alla sinistra la responsabilità di gestire le politiche migratorie, saremmo invasi e minacciati nei nostri valori e nella nostra identità. E tutto ciò, sbagliato o giusto che sia, indubbiamente funziona per mantenere il potere e il consenso, non di certo per risolvere i problemi di sicurezza reale dei cittadini.
E la sinistra? Dispiace constatare che negli ultimi anni, oltre a non essersi affatto differenziata dalla destra sulle politiche abitative e migratorie, non è stata tantomeno capace di agire sull’immaginario. Non si trattava di contrastare la narrativa di destra attraverso un triste confronto con la realtà, molto diversa da quella che da destra si racconta, ma piuttosto di costruire un immaginario alternativo fondato sulla bellezza dell’integrazione e dell’incontro con la diversità culturale.
Non serviva andare lontano: bastava guardare le tante belle esperienze delle nostre scuole, sempre sottoprocesso, ma unici posti dove, e lo dico per esperienza personale, giorno dopo giorno, tra mille difficoltà, italiani e stranieri crescono insieme, gli uni di fianco agli altri. Quindi sì, la sinistra ha abdicato sul tema della sicurezza, perché non in grado di costruire una narrazione positiva, bella e attraente del futuro multiculturale che, volente o nolente, ci aspetta. Stanno qui le ragioni della sconfitta referendaria. Nessun programma politico progressista sarà mai in grado di vincere senza offrire l’immagine di un futuro più bello ed entusiasmante del presente nel quale siamo immersi.