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Rivolta carcere Marassi, “18enne sequestrato e violentato per due giorni senza che nessuno se ne accorgesse”

Rivolta carcere Marassi, “18enne sequestrato e violentato per due giorni senza che nessuno se ne accorgesse”
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Sequestrato, abusato e sfregiato con tatuaggi sul viso. Sarebbe stata questa violenza, come riporta La Stampa, su un 18enne in attesa di giudizio, a innescare la rivolta nel carcere di Marassi a Genova. Una protesta, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, perché nessuno tra domenica pomeriggio e martedì mattina, nessuno si sarebbe accorto che il giovanissimo era stato rapito da quattro dei suoi compagni di cella.

Come è stato possibile? La procura di Genova indaga anche su questo. Il giovane si trova ora nel reparto del San Martino dedicato a chi è sottoposto a misure restrittive. La prognosi dei medici è di circa 25 giorni. La sua avvocata, Celeste Pallini, ha già presentato una richiesta di attenuazione della misura, chiedendo che venga messo agli arresti domiciliari in una struttura sanitaria, considerando le ferite fisiche e psicologiche che dovrà affrontare, in un contesto già fragile e sovraffollato.

Oggi tredici detenuti sono stati trasferiti in altre case circondariali e ventidue sono messi in isolamento come fa sapere il segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria Fabio Pagani chiedendo “un cambiamento immediato dei vertici del carcere genovese”. “Incredibile ciò che è accaduto ieri a Marassi, i segni della devastazione e la motivazione che prende sempre più forma: – commenta Pagani – ovvero l’intento da parte dei detenuti di regolare i conti con altri reclusi“.

“Prima ancora di parlare di spostamento, il vero nodo è il numero di agenti. È un problema nazionale” interviene la neo sindaca di Genova Silvia Salis a proposito dello spostamento del carcere di Genova Marassi, argomento di attualità dopo la rivolta di ieri pomeriggio. Quanto alla nuova sede, nessuna decisione è stata presa, anche se l’area ex Colisa resta in discussione: “Deve essere un luogo raggiungibile, non isolato. Serve attenzione per chi ci lavora e per i familiari dei detenuti”.

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