Che i polpi siano creature straordinariamente intelligenti, dotate di tre cuori, capaci di “vedere” con la pelle e con un sistema nervoso così complesso da distribuire due terzi dei suoi 500 milioni di neuroni negli otto tentacoli – ognuno una sorta di “cervello indipendente” – è cosa nota alla scienza. Ma uno studio recente, condotto da un team di ricerca spagnolo del Centro Oceanografico delle Isole Baleari e dell’Istituto di Ricerca Marina di Vigo, e raccontato dalla rivista Science, aggiunge un nuovo, sorprendente tassello alla nostra comprensione di questi affascinanti cefalopodi.
I ricercatori hanno osservato e documentato (con 24 video e quasi 6.000 fotografie) il comportamento in natura di un giovane maschio di polpo comune (Octopus vulgaris) al largo delle coste di Ibiza. L’esemplare presentava ferite a cinque dei suoi otto tentacoli, presumibilmente risultato dell’attacco di un predatore. Mentre la maggior parte degli arti danneggiati è ricresciuta normalmente, il tentacolo destro più anteriore ha subito una biforcazione, dividendosi in due appendici più piccole e funzionali, portando di fatto il polpo ad avere nove “braccia”.
Inizialmente, hanno notato gli scienziati, queste due nuove appendici non venivano utilizzate per comportamenti complessi, come la cattura di una preda. Il polpo tendeva a piegarle e nasconderle sotto il corpo, compensando il deficit con il tentacolo sano più vicino. Con il passare del tempo e con il rafforzarsi delle nuove appendici, però, il comportamento del polpo è cambiato radicalmente. I ricercatori hanno osservato che i due “mini-tentacoli” hanno iniziato ad assumere compiti sempre più complessi e persino aggressivi. Li utilizzava per sondare il fondale marino e gli oggetti che incontrava, oppure per balzare in avanti e avvinghiarsi saldamente alle prede. In pratica, il nono tentacolo (o meglio, la coppia di appendici extra) aveva sviluppato una sua completa autonomia funzionale, comportandosi come se fosse dotato di una propria “mente” indipendente, proprio come gli altri otto.
“Questa adattabilità sottolinea la flessibilità dei polpi”, hanno riferito gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Animals: “I loro arti possono reagire agli input sensoriali senza richiedere l’intervento del cervello centrale, come se le appendici prendessero decisioni in modo indipendente. Questo comportamento decentralizzato sembra estendersi anche ai tentacoli divisi, che assumono nuove funzioni con la guarigione e il tempo”.
Secondo i ricercatori, questi risultati contribuiscono in modo significativo alla crescente conoscenza dell’uso dei tentacoli nei polpi. La suddivisione di un tentacolo, concludono, “può portare alla differenziazione neurale branchiale (cioè lo sviluppo di nuove connessioni e specializzazioni nervose all’interno del braccio stesso) e potenzialmente indicare un’associazione post-traumatica in O. vulgaris”. In altre parole, il trauma non solo ha indotto una rigenerazione anomala ma funzionale, ma ha anche innescato un processo di apprendimento e specializzazione nel nuovo arto. Una scoperta che conferma ancora una volta i polpi come creature di un’intelligenza e una capacità di adattamento che continuano a stupire e a sfidare la nostra comprensione del mondo animale.