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“Noi genitori cerchiamo la normalità, ma i nostri figli ci fanno capire che possono dare tanto”

Da Valentina Verra e Matthias Cominelli, le testimonianze degli atleti paralimpici e delle loro famiglie, che hanno trasformato la diversità in un punto di forza
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“Non lasceremo queste competizioni solo come atleti, ma come campioni pronti per la prossima sfida, per mostrare a tutti che dovrebbero credere in noi”. C’è Sabrina, sordomuta dalla nascita, che si è allenata sulla sabbia del Poetto a Cagliari per simulare la neve e ha conquistato una medaglia di bronzo. C’è il ventiseienne aquilano Christian Dervishi, con sindrome di Down, che ha vinto l’argento nella gara dei 50 metri tecnica classica e il bronzo in quella dei 100. Ci sono Valentina Verra e Matthias Cominelli (nella foto) che si stringono forte con le loro medaglie al collo. Lui bresciano, lei di Cuneo. Sono insieme da otto anni: nella 2,5 chilometri tecnica classica sono caduti entrambi, ognuno nella propria divisione, ma si sono rialzati riuscendo a portare a termine una gara coraggiosa. Valentina d’oro, Matthias di bronzo. Queste sono le storie, le emozioni, le parole dei protagonisti dei Giochi Mondiali Invernali Special Olympics Torino 2025: otto giorni, otto discipline invernali e 1.500 atleti da tutto il mondo, con oltre 100 Paesi rappresentati dei cinque continenti, e con il Team Italia che ha collezionato 12 ori, 18 argenti e 23 bronzi.

Christian, 26 anni, non ha deluso le aspettative: è arrivato a Torino grazie al sostegno di numerosi club della sua città natale, L’Aquila, che hanno aderito alla campagna “Io adotto un campione”. Risultati? Un argento e un bronzo sulla pista di Pragelato, che non sorprendono i genitori, Edmond e Rosa. “Lui vuole sempre vincere, non accetta di arrivare secondo – raccontano, sorridendo –. E questa meravigliosa attitudine gli è servita anche nei momenti più duri: era lui che faceva forza a noi”. “Prendere consapevolezza della mia diversità è stata la chiave del mio successo – ha commentato Christian a fine gara –. Non è stato facile, ma quando ho incontrato gli altri atleti ho capito che essere diversi non deve essere per forza qualcosa di negativo, ma qualcosa che mi rende unico e speciale”.

Sabrina, 55 anni, è la più piccola di sette figli: sordomuta alla nascita, nella sua vita ha affrontato gravi problemi di deambulazione e comunicazione fin da piccola. Nel 2008 le è stato diagnosticato un cancro, ma la sua contagiosa voglia di vivere ha fatto ritrovare il sorriso a lei e a tutti coloro che le stanno intorno. La medaglia vinta ai giochi di Torino è un riconoscimento non solo per il suo impegno personale, spiega sua sorella Donatella, ma anche per il lavoro svolto da associazioni e istituzioni a sostegno delle persone con disabilità: e la festa, per lei, si è tradotta in una cerimonia in consiglio comunale appena tornata nella sua città, Cagliari.

“Ho un ricordo bellissimo, durante una gara di sci nordico, mentre mia figlia si avvicina al traguardo, è prima, e si ferma a salutarmi a bordo pista. Gli altri la superano, ma che importa: la medaglia è lì che l’aspetta, applaude i suoi compagni sul podio e si commuove per loro. Che bell’insegnamento mi ha dato!”. Lucia è la mamma di Valentina, 35 anni e un percorso difficile alle spalle. “L’ho incoraggiata a svolgere tante attività insieme agli altri, ragazze e ragazzi della sua età, ma non sempre è stata capita e aiutata”. Come al campo estivo, quando veniva presa in giro; nella squadra di pallavolo, quando non toccava mai a lei scendere in campo. Poi il nuoto, dove tutti gli altri facevano le gare ma lei no. “Quando ha incontrato, finalmente, una realtà sportiva fatta su misura per lei, ha iniziato con ginnastica ritmica per poi provare sci nordico, bowling e per ultima pallavolo, quella stessa disciplina che in passato, in un contesto diverso, le aveva creato tanto disagio”.

Matthias, primo di tre figli, ha affrontato ritardi nello sviluppo del linguaggio e in quello motorio. “La sua diagnosi è rimasta generica, ma nel suo percorso a partire dalla scuola dell’infanzia abbiamo cercato di dare a nostro figlio tante occasioni per sviluppare le sue potenzialità”, raccontano i genitori, Francesco e Ingrid. Matthias, trentaquattrenne di Bedizzole, comune italiano di 12mila abitanti della provincia di Brescia, è arrivato da veterano a Torino con la squadra azzurra di sci di fondo, avendo partecipato, 12 anni fa, ai Giochi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud. La sua medaglia, festeggiata sul podio insieme alla sua compagna Valentina, è un esempio di come, attraverso stimoli e opportunità, ci si possa sentire realizzati, avendo sempre un obiettivo davanti.

Lo sport, per questi atleti, rappresenta uno strumento per cambiare vita, per diventare protagonisti, per rivendicare un futuro più giusto e inclusivo, per tutti. Oggi Valentina, oltre agli allenamenti, lavora in una lavanderia industriale, “si alza alle 5 del mattino, prende il treno e ritorna nel pomeriggio. Fa tutto da sola – continua la mamma –. Gli altri tre giorni fa l’aiuto cuoca in un asilo nido e ama stare con i bambini”. Matthias dal 2023 ha iniziato insieme ad altri due ragazzi la sua vita autonoma in una casa alloggio creata da un gruppo di famiglie di Bedizzole. Da due anni, inoltre, lavora in un laboratorio che produce oggetti per il confezionamento di una grande azienda di profumi. “Avere un’occupazione è stato un riconoscimento importante, per lui, dopo diverse esperienze di stage nei supermercati”, spiega il papà. “C’è una cosa – continua la mamma di Valentina – che vorrei comunicare ai genitori che si trovano ad affrontare un percorso così difficile: pensare sempre che il proprio figlio può dare molto. Spesso siamo noi che ci affanniamo a cercare la normalità, ma sono i nostri figli a farci capire che possono darci molto, sempre. Non bisogna mai arrendersi e continuare a combattere per i loro diritti e la loro felicità”.

È la prima volta che i Giochi Mondiali Special Olympics si sono svolti in Italia: una settimana di competizioni per l’evento inclusivo più grande e importante dell’anno che, oltre Torino, ha coinvolto le località alpine di Bardonecchia, Sestriere e Pragelato. Quando il braciere si è spento, alla cerimonia di chiusura sotto la neve di Sestriere, la Fiamma della Speranza è stata consegnata a Santiago del Cile, che organizzerà i Giochi Mondiali estivi nel 2027. Tra i presenti c’era anche Ujumbura Tjiramba, 20 anni e una medaglia al collo conquistata a Torino nel floorball con la maglia della sua Namibia. “Non avevo mai visto la neve – ha raccontato – era uno dei miei sogni”. “Tutti ci chiedono quando ci sposeremo – conclude Matthias, sorridendo insieme a Valentina – ma per questo c’è tempo. Ora godiamoci le nostre medaglie”.

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