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Psg-Inter, il 5 a 0 può essere una disfatta senza ritorno: adesso la società rifletta su una rifondazione

Nel calcio ci sono delle batoste da cui non ci si rialza e nemmeno si deve provare a farlo. Lo insegna, per esempio, la storia recente della Nazionale
Psg-Inter, il 5 a 0 può essere una disfatta senza ritorno: adesso la società rifletta su una rifondazione
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Una sconfitta in finale prima o poi passa. L’umiliazione rimane, questa sul serio per sempre, visto che è entrata negli annali della Champions League, già un classico degli sfottò nostrani. Lo 0-5 contro il Paris Saint-Germain lascia un segno che non si cancella e davvero può sconvolgere l’Inter. Perché non sono tanto gli zero titoli a bruciare: con quelli ci potevi fare pace, era un rischio che avevi messo in conto quando con un’ambizione evidentemente spropositata per le reali capacità di questa squadra avevi provato a vincere tutto e invece non hai vinto nulla. Perdere fa parte del gioco. Non così, però. Quel risultato, brutale nel sintetizzare un’esperienza sportivamente traumatica, è una bomba: esplode e rischia di distruggere tutto quanto ciò che di buono era stato fatto quest’anno e in un intero ciclo. E non è nemmeno giusto che sia così, ma tant’è.

Ci ha provato Marotta, da presidente e dirigente esperto, a gettare acqua sul fuoco: ma hai voglia a spiegare che “una serata negativa non cambia la valutazione”. Purtroppo non funziona così e lo confermano le parole di Inzaghi che adesso non dà per scontata nemmeno la presenza al Mondiale per club negli Usa. È il punteggio, le proporzioni della sconfitta che fanno la differenza. Se l’Inter avesse perso come aveva perso a Istanbul, a testa alta contro un avversario più ricco e più forte (perché anche il Psg del Qatar lo è, non dimentichiamolo), volendo avrebbe potuto ripartire senza troppi problemi, aggrappandosi al ricordo della notte magica contro il Barcellona che da sola valeva una stagione, rivendicando le due finali in tre anni, percorso autenticamente straordinario se si considera le risorse con cui è stato raggiunto, e un gioco ammirato in tutta Europa. Paradossalmente, anche se non ci fosse stato quel miracolo di Acerbi, se l’Inter fosse stata eliminata in semifinale dal Barcellona, quindi con un bilancio stagionale ancor più deludente, la situazione sarebbe stata migliore. È triste dirlo, perché le finali le perde solo chi le gioca, ma a questa sarebbe stato meglio non arrivarci mai. Per colpa di questo 0-5 adesso cambia tutto.

Adesso c’è da chiedersi se non sia arrivato il momento di azzerare l’Inter. Non solo Inzaghi, che già sembrava avere dei dubbi prima della finale. Anche qualche senatore potrebbe non aver tutta questa voglia di rimanere in un gruppo che è sembrato implodere nella notte più importante, o magari la società essere tentata di lasciarli andare e monetizzare (visto che in molti hanno dimostrato di non essere quei leader che si pensava). Mettere tutto in discussione. Per una sola sconfitta. È umano farlo, più di quanto dica la logica che potrebbe consigliarlo comunque, perché in questo finale di stagione così in affanno – senza nemmeno prendere in considerazione la partita di ieri che è troppo imbarazzante per fare testo -, ci sono state diverse avvisaglie della fine di un ciclo. Ma se prima si poteva anche rilanciare un progetto il cui bilancio era e rimane ampiamente positivo, oggi è molto più difficile pensare di poterlo fare sugli stessi presupposti, cioè la stessa ossatura di squadra, lo stesso allenatore della notte di Monaco.

Nel calcio ci sono delle disfatte da cui non ci si rialza e nemmeno si deve provare a farlo. Lo insegna, tanto per fare un esempio, la storia recente della Nazionale: che errore fu continuare con Mancini dopo la mancata qualificazione al Mondiale. Sconfitte che richiedono un cambiamento, indipendentemente dalle responsabilità, non necessariamente per colpevolizzare qualcuno – non è questo il caso -, ma solo perché non sarebbe possibile cancellare dalla mente il ricordo così doloroso e il futuro ne sarebbe condizionato inevitabilmente. Lo 0-5 in finale di Champions è una di queste sconfitte senza ritorno per l’Inter di Inzaghi? Dal punteggio, dalle emozioni di ieri e ancora di oggi, sembrerebbe così, ma solo il mister, Marotta e i giocatori possono dirlo. Non deve succedere per forza, perché anche chiedere la testa di allenatore o calciatori sull’onda emotiva della delusione sarebbe un errore. Ma nemmeno si può rimanere insieme per comodità o paura, perché oggi un futuro da separati è un’incognita spaventosa per il club. Si guardino dentro, loro, e trovino a questa domanda una risposta. Rapida, perché c’è una squadra da rinnovare o eventualmente proprio da rifondare. Soprattutto sincera.

X: @lVendemiale

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