Femminicidio Martina Carbonaro, Alessio Tucci l’ha “colpita di spalle” e anche “mentre era a terra”. Poi la doccia e l’uscita con gli amici
Ha colpito Martina Carbonaro “selvaggiamente e ripetutamente” e “con una forza micidiale” anche quando la 14enne era a terra priva di sensi, scrivono i pm nel provvedimento di fermo dell’ex Alessio Tucci. Il primo colpo di pietra mentre era di spalle, come ha detto lui stesso oggi al gip – che ha convalidato il fermo ed emesso un’ordinanza – durante l’udienza di convalida. Secondo i magistrati che hanno emesso il fermo, il 19enne potrebbe anche commettere reati della stessa specie, a causa della sua “spiccata personalità trasgressiva ed incontenibile” e tenuto conto del fatto che si è deciso a confessare solo dopo le contestazioni che gli sono state mosse dalla procura.
Non solo. Prima di unirsi ai genitori di Martina e fingere per tutta la notte di prodigarsi nelle ricerche ha cercato di far sparire elementi che potessero portare a lui. Dopo il femminicidio avvenuto nello stabile abbandonato dove i due erano stati altre volte in passato, infatti, l’obiettivo dell’assassino è quello di non farne scoprire il corpo e per questo lo occulta sotto una montagna di detriti, rifiuti e un vecchio armadio. Poi cancella le chat dal telefono dell’ex fidanzata, lo spegne e lo nasconde in una intercapedine del casolare. Così torna a casa ed esce con gli amici. Infine, dopo essersi disfatto dei vestiti, affermano gli inquirenti, si “precostituisce un’aria di innocenza e estraneità ai fatti“: va a casa dei genitori di Martina, conforta e rassicura la madre e partecipa alle ricerche della ex scomparsa.
Adesso si trova nel carcere di Poggioreale di Napoli, dove si è tenuta l’udienza di convalida del fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere, durata poco meno di un’ora: al gip Tucci ha risposto fornendo ulteriori particolari su quanto avvenuto la sera del 26 maggio scorso all’interno del casolare abbandonato nei pressi dello stadio comunale di Afragola. “Ho tentato di abbracciarla, lei ha rifiutato, era di spalle e l’ho colpita“, ha detto il 19 alla giudice Stefania Amodeo. Poi, come ha spiegato il suo avvocato Mario Mangazzo alla fine dell’udienza, ha raccontato di avere sferrato un altro paio di colpi sempre con la stessa pietra “e quando si è reso conto che Martina non era più in vita ha girato il corpo e l’ha coperto con degli arredi che erano nella casa abbandonata”. Il giudice si è riservato la decisione sulla convalida o meno del fermo e sulla misura cautelare da applicare. “Non sappiamo se era ancora viva, Tucci ha dichiarato che la povera Martina non respirava più“, ha aggiunto l’avvocato, per il quale “non c’è stato accanimento. Ci sono stati questi tre colpi e la ragazza poi ha perso i sensi quasi subito”. Il legale ha anche chiesto il trasferimento in un altro carcere, diverso da Poggioreale, per evitare aggressioni da parte di altri detenuti. La Procura di Napoli Nord, inoltre, ha fissato per il prossimo 3 giugno il conferimento dell’incarico al perito per l’autopsia che dovrebbe tenersi lo stesso giorno.
Il suo primo racconto aveva creato subito dubbi anche nel padre della vittima: “Lui – dice Marcello Carbonaro – ci ha aiutato con le ricerche. Io avevo l’assassino di mia figlia in macchina e non lo sapevo. Quando l’ho chiamato mi ha detto ‘ha fatto la sua strada e io la mia’. Alessio mi ha detto che stava andando a fare la doccia, si è buttato la zappa sui piedi: dopo l’omicidio, lui è tornato a casa, si è andato a fare la doccia, ha mangiato ed è uscito“.
Ma su Alessio Tucci, muratore saltuario e con qualche precedente, i carabinieri concentrano subito le loro attenzioni. I militari, a notte fonda, lo portano in caserma. Al pm racconta bugie. Dice di essere andato a casa quella sera, dopo aver incontrato Martina nei pressi di una yogurteria di Corso Garibaldi ed averla salutata. Ma le contraddizioni sono subito evidenti: una telecamera ha infatti ripreso i due diretti al casolare abbandonato dove, come ha riferito un’amica di Martina, qualche volta si erano appartati in passato. A documentarlo, anche delle scritte presenti ancora sulle pareti. Il magistrato gli contesta che la sua ricostruzione è “completamente incompatibile” con quello che hanno accertato i carabinieri e Tucci prima “tentenna“, poi crolla. Alla fine confessa mostrando anche le sue mani ferite.