Nel caos degli allenatori c’è una sola certezza: basta strani esperimenti, in panchina funziona il made in Italy
Il made in Italy funziona sempre benissimo, specialmente in panchina e no, non solo per il comparto “Lusso”. Antonio Conte è riuscito a portare il Napoli dal decimo posto allo Scudetto. E Simone Inzaghi l’Inter in finale di Champions già ce l’ha portata un’altra volta. Insomma, c’è poco anzi nulla da stupirsi se prendi Conte e poi vinci, ma se lo prendi e vinci dopo aver pescato un Rudy Garcia dall’Arabia per sostituire Spalletti è pure una sorta di parabola da mandare quasi a memoria. Anche il settore più “artigianale” ha funzionato benissimo: avrebbe fatto il salto di categoria, entrando a pieno titolo nel lusso, Claudio Ranieri se avesse guidato la Roma dall’inizio. Invece l’ha ereditata in zona retrocessione dall’esperienza De Rossi e soprattutto dal periodo a guida di Ivan Juric. Il mister ha avuto una media scudetto, sfiorando la qualificazione alla Champions sfumata solo all’ultima giornata. Quella Champions che è sfumata pure per il Milan tra Paulo Fonseca prima e Sergio Conceiçao poi, in una stagione in cui i rossoneri sono rimasti fuori da tutto: nel suo periodo di gestione, Pioli ha sempre garantito la qualificazione alle coppe europee, e quando è partito dall’inizio il Milan è sempre arrivato in Champions.
E che dire di Vincenzo Italiano? A Bologna ha raccolto un’eredità non pesantissima, di più, da Thiago Motta (poi bocciato alla Juventus) che aveva portato la squadra in Champions e in qualche modo ha fatto meglio, riportando un trofeo nella bacheca rossoblù. In Europa ci è arrivato il suo erede a Firenze, Palladino: sesto, migliorando anche i piazzamenti di Italiano (la finale di Conference questa volta non è arrivata) e avvalorando anche le due salvezze raggiunte agevolmente col Monza, retrocesso senza appello in questa stagione. La salvezza l’ha raggiunta pure Giampaolo con il Lecce e Nicola al Cagliari ha confermato ancora una volta di essere uno specialista in materia, anche se l’impresa più notevole in tal senso è forse quella di Zanetti con l’Hellas Verona. Con una squadra già rivoluzionata l’anno prima e che aveva perso anche Noslin, Folorunsho, Cabal e altri protagonisti della salvezza dell’anno precedente, rimasto in sella quando la nuova proprietà non era riuscita a trovare un erede è riuscito a mantenere la categoria per gli scaligeri.
Non c’è riuscito a mantenere la categoria D’Aversa ad Empoli e non c’è riuscito neppure Di Francesco con il Venezia, sebbene c’è da dire che i lagunari fossero decisamente poco attrezzati per la massima serie, e nonostante ciò si sono giocati la salvezza fino all’ultima giornata. E anche dando uno sguardo all’estero il bilancio appare positivo: Enzo Maresca ha riportato il Chelsea in Champions dopo due anni disastrosi, chiudendo anche con un trofeo, la Conference League, che rende i Blues la prima squadra europea a vincere tutte le competizioni esistenti. E anche Roberto De Zerbi ha fatto bene in Francia, portando il Marsiglia al secondo posto dietro un Psg irraggiungibile per disparità di forze in campo, e stava firmando un’impresa il suo ex collaboratore Farioli con l’Ajax, beffato dal Psv in un finale sciagurato.
Ovviamente c’è il contraltare, con Vieira che prende il Genoa quartultimo con Gilardino e lo salva agevolmente o con Kosta Runjaic ennesima e forse ultima intuizione di Gino Pozzo all’Udinese autore di un ottimo campionato alla guida dei friulani. Insomma tirando le somme che si tratti di vittorie, in Italia come in Europa, o di obiettivi più modesti il made in Italy in panchina resta una garanzia, più delle tendenze esotiche.