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Gaza, l’appello del fratello di un ragazzo con distrofia: “Rischia di morire per fame e mancanza di farmaci”

L'appello di Hassan Wissam: "Chiediamo alla comunità internazionale di essere aiutati a fuggire. Soffriamo tutti situazioni di vita e di salute disumane ma persone nelle condizioni di mio fratello vivono le peggiori"
Gaza, l’appello del fratello di un ragazzo con distrofia: “Rischia di morire per fame e mancanza di farmaci”
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“Potremmo perdere Ahmed da un momento all’altro per fame e dolori fisici, senza terapie. Vogliamo lasciare Gaza perché qui la sua situazione è tragica. Può uscirne magari consegnando un messaggio di aiuto, un appello rivolto all’Organizzazione Mondiale della Sanità e alla Croce Rossa”. A dirlo è Hassan Wissam, fratello di Ahmed, 18enne non autosufficiente con una patologia neuromuscolare degenerativa – la distrofia muscolare dei cingoli Lgmd2e – di cui ilfattoquotidiano.it aveva raccolto un precedente appello lo scorso luglio.

I due giovani fratelli vivono a Gaza City con la famiglia di 5 persone, composta dalla sorellina Ghada, la madre Khawla e il padre Abu Wissam. “Abbiamo ricevuto circa 20mila euro come donazione da parte della Fondazione italiana Ets Gruppo Familiari Beta-sarcoglicanopatie (di Talamona, Sondrio, ndr) ma non siamo riusciti a partire a causa del blocco totale degli unici attraversamenti e sbocchi lungo i valichi di confine”, spiega Hassan che il 26 maggio ha compiuto 20 anni e si occupa personalmente dell’assistenza del fratello in condizione di estrema fragilità. “Ci sono alcuni bambini e loro famiglie che riescono a lasciare Gaza attraverso enti umanitari che li sponsorizzano e che fanno domanda all’OMS. Noi ci stiamo provando”, spiega Hassan, “coordinando le azioni necessarie per farci uscire, ed è questo che vogliamo per riuscire prima di tutto a dare una possibilità di salvezza per Ahmed. Sappiamo che alcuni minori vengono accolti in Europa, diversi in Italia ed è questa la nostra speranza e la destinazione dove vorremmo andare”.

A causa dei bombardamenti e dei missili da fine 2023 sono bloccati in casa, edificio sempre più pericolante. Vivono da oltre 2 anni un assedio senza fine con la paura di morire da un momento all’altro. “All’inizio siamo riusciti a contattare la Caritas”, racconta Hassan, “sono venuti da noi dandoci pochi generi di prima necessità e hanno detto che poi ci avrebbero fornito maggiore supporto e tutto ciò di cui avevamo bisogno per Ahmed, ma sfortunatamente hanno fatto solo alcune foto e non abbiamo ricevuto niente, probabilmente la mancata assistenza è dovuta alla situazione di estremo pericolo per gli operatori umanitari”. Non è un caso isolato. Secondo statistiche del Palestinian Census Bureau risalenti a prima dell’offensiva israeliana dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, circa 50mila persone a Gaza, ovvero il 2,4% della popolazione complessiva, vivevano una condizione di disabilità di tipo motorio, sensoriale, psichico, intellettivo o relazionale. Un numero che ora è sicuramente aumentato a causa degli effetti devastanti del conflitto.

Oggi le condizioni fisiche di Ahmed sono pessime, si sta riducendo a uno scheletro. “Mio fratello è arrivato a pesare meno di 40 chilogrammi e il suo respiro è diventato molto difficile”, dice Hassan. “Da tre mesi Ahmed non assaggia né pane né altro cibo, mangia quasi esclusivamente erba e piante infestanti, non adatte al consumo umano, e nessuna associazione o ente solidale ci aiuta. Il costo della vita a Gaza è diventato insostenibile e non abbiamo più soldi per vivere con dignità. Non c’è lavoro e tiriamo avanti, giorno dopo giorno, con estrema fatica”.

Ahmed non riceve nessuna assistenza domiciliare, non vede infermieri e medici specializzati per la sua malattia neurologica, gli manca ogni tipo di ausilio tecnologico come ad esempio le batterie nuove per la carrozzina elettronica che gli occorre per spostarsi, “non assume più nessuna medicina mettendo a repentaglio la sua vita, con la distrofia muscolare che peggiora sempre di più e velocemente”. Hassan non sa quanto il fratello di due anni più piccolo potrà resistere ancora. “Le organizzazioni umanitarie non rispondono alle nostre chiamate di aiuto, siamo consapevoli delle difficoltà presenti sul territorio ma ci sentiamo comunque trascurati e siamo disperati”, rivela. La situazione degli abitanti della Striscia di Gaza è drammatica e quella delle persone con disabilità grave è ancora peggio. “Mio fratello avrebbe bisogno di alimenti per una idonea nutrizione come acqua pulita, latte, pane, frutta secca, uvetta, noci oltre che di farmaci essenziali. Ma non abbiamo nulla, viviamo una vita difficilissima che non è adatta all’essere umano”, afferma il 20enne palestinese.

Ahmed al Fatto.it dice poche parole ma significative: “Voglio vivere e chiedo solo di essere aiutato a fuggire da questo inferno”. Il sogno è abbandonare quella terra martoriata dalla distruzione bellica: “Rivolgiamo”, conclude Hassan, “un ennesimo appello all’Organizzazione Mondiale della Sanità, alla Croce Rossa e a tutti coloro che sono in grado di trasportarci via da Gaza. Soffriamo tutti situazioni di vita e di salute disumane ma persone nelle condizioni di mio fratello vivono le peggiori, ci appelliamo alla comunità internazionale perché finalmente si possano aprire i corridoi umanitari soprattutto per aiutare le persone con disabilità non autosufficienti”.

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