A 19 anni Violet Affleck, figlia di Ben Affleck e Jennifer Garner, ha dimostrato di avere le idee chiare. Tra gli argomenti di cui si fa portavoce c’è la crisi climatica. Proprio mentre le fiamme inghiottivano le Palisades di Los Angeles, dove è cresciuta con i fratelli, Violet ha deciso di trasformare quell’esperienza in un’analisi accademica. Lo ha fatto con un saggio pubblicato sulla rivista Yale Global Health Review, l’organo della facoltà dove oggi studia. Il titolo scelto è “A Chronically Ill Earth: COVID Organizing as a Model Climate Response in Los Angeles” e l’incipit del testo recita: “Ho trascorso tutto il periodo degli incendi di Los Angeles a discutere con mia madre in una stanza d’albergo. Lei era sotto shock, sconvolta dall’entità della distruzione nel quartiere dove ha cresciuto me e i miei fratelli. A sconvolgere me, invece, era la sua sorpresa. In quanto membro della Gen Z dotata di coscienza climatica, la mia domanda non era se le Palisades sarebbero bruciate, ma quando”.
“Tuttavia, parlando con gli adulti nell’hotel in cui ci eravamo rifugiati per sfuggire al fumo, mi sono resa conto che la mia posizione non era quella prevalente: la gente parlava di quanto tempo ci sarebbe voluto per ricostruire, di quanto sarebbe costato e di quanto fosse stata assurda tutta la situazione”. Per Violet, non si tratta di un evento isolato, ma della conseguenza diretta di un sistema di consumi devastante. “Da modelli di consumo insostenibili concentrati tra i cittadini più ricchi dei paesi più ricchi, che hanno già sottoposto la maggior parte di questo paese e del mondo a temperature letali, cicli di incendi e inondazioni, innalzamento del livello del mare e distruzione dei raccolti”.
Il secondo asse del saggio è rappresentato dalla pandemia da Covid-19, che Affleck mette a confronto con la crisi climatica. Parte dalla sua esperienza: “Nel 2019 ho contratto una patologia post-virale. Adesso sto bene, ma ho constatato in prima persona che la medicina non sa sempre come rispondere alle conseguenze di virus anche minori. La pandemia di Covid-19 l’ha reso ancora più evidente”. E denuncia la gestione pubblica della crisi sanitaria, accusandola di avere privilegiato l’immagine rispetto alla scienza. “La fine della pandemia era più una questione di pubbliche relazioni che di salute pubblica”. Conclude poi: “Sebbene i vaccini siano stati estremamente efficaci nel ridurre i tassi di mortalità, coloro che non hanno mai smesso di ‘seguire la scienza’ sanno che anche le infezioni lievi da COVID sono pericolose”.