Cristina Fogazzi, l’imprenditrice beauty che con il suo brand Veralab ha rivoluzionato l’e-commerce italiano macinando un fatturato da circa 70 milioni di euro nel 2024, torna a Torino. E questa volta per restare: il 31 maggio inaugura il suo primo monomarca torinese nella centralissima Piazza CLN. È il secondo di dieci negozi previsti in Italia quest’anno, dopo Padova. “Trovo Torino stupenda. Le città sul fiume hanno un fascino unico. È meraviglioso quello scorcio che va da Piazza Vittorio, il ponte e la Gran Madre”. Appassionata d’arte (è collezionista e non manca mai ad Artissima) e amante dei Cappuccini, si sente “molto confident con Torino”. La scelta della location, dopo una lunga ricerca (un posto in Via Lagrange era “inarrivabile”), è caduta su Piazza CLN: “Sono innamorata della posizione”.
Come saranno i negozi Veralab? “È un format, ed è molto rosa”, anticipa Cristina. Aree dedicate per trucco, profumi, creme e persino camerini per l’analisi della cellulite. Un sogno d’infanzia che si realizza: “Io sono una che da piccola aveva il negozio di Barbie, mi è sempre piaciuto giocare con la cassa”. Un’estetica che rifugge il minimalismo, ispirata alla sua generazione: “Fiorucci e Naj Oleari, glitter e colori. Amo i miei negozi”. Nonostante il successo e la possibilità di “smettere domani di lavorare” (ha già ceduto il 30% a un fondo, rifiutando la vendita della maggioranza), la Fogazzi continua a spingere sull’acceleratore. Perché? “Ma vuoi mettere la soddisfazione di tenere in piedi una cosa che fa lavorare delle persone? Non ho figli, non ho parenti… Non è assolutamente più una questione di soldi“. E allora di cosa? “Che ci tieni a costruire qualcosa di buono e vuoi vedere cosa riesci a farle fare“. L’obiettivo è sempre quello di alzare l’asticella, “un pezzettino più in là ogni volta”.
Rifiuta l’etichetta di “ultima a cui ha funzionato l’ascensore sociale” (“Adesso c’è un sacco di gente che lancia attività. La differenza è che quando ho iniziato, a vendere su Instagram c’eravamo solo io e la Ferragni”) e rivendica il suo approccio “bresciano” al lavoro: “Sono tanto orgogliosa di aver costruito qualcosa. E poi mi piace lavorare. E quando non lavoro, non volo alle Cayman”. Una frecciata, forse, a certi modi di comunicare l’imprenditoria (“Non mi piace quel modo…”, dice replicando al giornalista che cita Elisabetta Franchi e la sua passione per le auto sportive). E sui social oggi, da cui tutto è partito? Una riflessione più matura: “Forse è una questione di età. Fossi la mamma di un tredicenne, uscirei di testa per quello che trova lì sopra”.