Emma, reduce dai festeggiamenti del suo 41esimo compleanno dello scorso 25 maggio, ha partecipato al Teatro Manzoni di Milano all’evento “IEO con le donne” dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. Durante la chiacchierata con il pubblico, la cantautrice ha raccontato di quando a soli 25 anni ha scoperto di avere il tumore: “Stavo benissimo, avevo accompagnato un’amica dalla ginecologa e mentre eravamo lì mi hanno detto: ma perché non fai una visita anche tu? Poi il responso medico: ‘non voglio allarmarti, ma vedo qualcosa che non mi convince. Ti consiglio di ascoltare un altro parere’. Mi è stato detto”.
Il ginecologo di famiglia poi ha spiegato: “Le cose non sono per niente belle”. Da quel momento la vita di Emma è cambiata radicalmente: “Mi ricordo la sensazione, è come se da quel momento mi fossi estraniata dal mio corpo. Il mio problema non era quello che stava succedendo nel mio corpo, il mio problema era salvare i miei genitori prima ancora che salvare me stessa, era questo il mio piano malefico, perché ho visto mia mamma e mio papà invecchiare di cent’anni di colpo, li ho visti cadere in mille pezzi. Poi è partita una pratica infinita, perché la situazione era abbastanza importante”.
E dopo l’operazione per rimuovere il tumore “è iniziata la mia vita, la mia carriera. È come se la mia testa si fosse completamente estraniata dal corpo: non ero quel corpo, non ero quel cancro, ero una ragazza giovane che voleva fare carriera, cantare, vivere e vedere i suoi genitori sereni“.
Lungo dieci anni la recidiva era lì dietro l’angolo: “La rabbia mi ha salvato. Non sono una abituata a piangersi addosso. Poi in verità, ragazze, c’è stata tanta paura di non farcela. Eppure la rabbia mi ha spinto sempre a dire alla malattia non puoi vincere tu. L’empatia, il rispetto per la malattia dell’altro può infondere coraggio”.
Il discorso poi si è spostato a tutte le donne che hanno vissuto la stessa situazione: “Ho pensato a quante ragazze potevano avere il mio stesso problema. Io non avevo sintomi, ma non sempre vuol dire stare bene. Ho iniziato a parlare di questo tema per spingere le ragazze a fare i controlli, ogni anno un check-up completo di tutto ribaltatevi come dei calzini e fate dei controlli perché a volte, sì, non si hanno dei sintomi”.
Una cosa è certa: “Ho capito che purtroppo se ne parla ancora poco di questo, non c’è molto spesso un’educazione alla salute . Da lì ho trovato la spinta per raccontare la mia storia, ma in realtà non per parlare di me. Per dire, attraverso la mia storia, alle ragazze: dovete fare i controlli ogni anno, sempre. Perché poi una cosa presa in tempo si cura meglio. Io me lo chiedo spesso: se l’avessi scoperto prima, magari la mia vita sarebbe stata diversa o no? Poi sicuramente ho avuto anche un pizzico di fortuna. Credo un po’ nel fato, nel destino. Ma anche nella testa: il cervello può aiutare molto a non cedere, a non mollare”.
Per il cancro al seno la cura che arriva dal gelo – Una palla di ghiaccio per congelare il tumore al seno e ucciderlo. L’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano traccia l’identikit di una chirurgia oncologica che sta cambiando: sempre più soft, in questo caso ‘frozen’. Passi avanti che puntano verso il traguardo all’orizzonte: un futuro senza bisturi. A fare il punto sullo stato dell’arte sono stati gli specialisti dell’Irccs cresciuto sotto l’ala dell’oncologo Umberto Veronesi, ‘padre’ dell’approccio che punta a ridurre l’invasività del trattamento per il cancro al seno. Quest’anno, ha ricordato Paolo Veronesi, direttore del Programma senologia dello IEO, aprendo il consueto appuntamento ‘IEO con le donne’, “festeggiamo 100 anni dalla nascita di mio papà Umberto”, classe 1925, scomparso nel 2016 alla soglia dei 91 anni. La sua eredità scientifica è viva, è il messaggio rivolto alle 1.500 donne che da tutto il Paese hanno aderito all’invito dell’Istituto a riunirsi al Teatro Manzoni di Milano.