“E’ la prima presentazione di stagione del Teatro alla Scala sotto la guida del nuovo sovrintendente Fortunato Ortombina (in gran parte ereditata dal precedente Dominique Meyer, ndr) ma è anche l’ultima di Riccardo Chailly.” Lo ha sottolineato, ringraziandolo per il suo grande lavoro e per la sua immensa carriera di oltre 50 anni, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi presente in conferenza stampa con il governatore Attilio Fontana, il primo cittadino e presidente della Fondazione Teatro alla Scala Beppe Sala e Fabrizio Zappi, direttore di Rai Cultura.
Il direttore musicale lascerà infatti a fine 2026 (ma proseguirà con nuovi progetti oltre l’incarico) il ruolo al coreano Myung-Whun Chung, nomina che ha colto di sorpresa chi riteneva Daniele Gatti il suo successore più papabile e lo stesso maestro Gatti, che ha scelto di cancellare tutti i suoi impegni con il Piermarini. L’opera che inaugurerà il prossimo 7 dicembre? Un titolo forte che è anche manifesto di lotta per la libertà: “Lady Macbeth del distretto di Mtsensk” del compositore sovietico Dmitrij Shostakovich.
Un’opera scritta nel 1934, ispirata alla celebre novella di Leskov, che suscitò due anni dopo il suo debutto l’intervento censorio della Pravda, forse di pugno dello stesso Stalin. Un titolo duro, che aggredisce lo spettatore e lo stringe in un nodo di violenza e disperazione ma si fa anche manifesto della libertà dell’arte di fronte al potere. “Esprimo soddisfazione a nome di tutto il Consiglio della Fondazione sulle scelte che sono state fatte per questa stagione – ha rimarcato Sala – e mi permetto di dire che il capolavoro di Shostakovich messo al bando dalla cultura sovietica è una denuncia contro l’oppressione, a favore della libertà di espressione”. Perché il titolo è stato messo al bando? Lo rivela Chailly: “Nell’articolo della Pravda, per altro senza firma, si parlava di fracasso, stridore, cacofonia, ritmo indiavolato, musica convulsa. Ma quest’opera è un capolavoro musicale del ‘900 di coraggio e convinzione. E avrà un cast e una regia eccezionali”.
Passiamo ai titoli salienti della stagione lirica. L’evento cardine è il doppio ciclo completo del Ring des Nibelungen diretto da Alexander Soddy e Simone Young, già tutto esaurito in abbonamento. Poi, nel mese di aprile, nel centenario della prima esecuzione assoluta di Turandot avvenuta alla Scala con la direzione di Arturo Toscanini, l’opera torna in scena diretta nell’allestimento pensato da Davide Livermore nel 2024. Un debutto particolarmente atteso è quello di Romeo Castellucci, uno dei maggiori registi europei, che approda alla Scala con Pelléas et Mélisande di Debussy. Dirige Maxime Pascal, brillante protagonista della nuova generazione della direzione d’orchestra francese. Alla sua prima volta alla Scala Alessandro Talevi, cui è stata affidata la responsabilità di una nuova produzione di Nabucodonosor di Verdi con il direttore Musicale Riccardo Chailly sul podio e Anna Netrebko e Luca Salsi nel cast.
Myung-Whun Chung torna per la prima volta nella buca scaligera dopo l’annuncio della sua nomina a successore di Chailly come direttore musicale con la Carmen di Bizet, presentata nel nuovo allestimento di Damiano Michieletto in coproduzione con il Covent Garden e il Teatro Real di Madrid. È francese anche l’ultima nuova produzione della stagione, Faust di Gounod con il debutto del regista Johannes Erath, la coppia formata da Marina Rebeka e Vittorio Grigolo in palcoscenico e il ritorno in buca di uno dei direttori italiani più apprezzati nel mondo, Daniele Rustioni. Le riprese sono invece tutte dedicate a grandi titoli del melodramma italiano: oltre a Turandot di Puccini, Lucia di Lammermoor di Donizetti, diretta da Speranza Scappucci con Rosa Feola protagonista nell’elegante spettacolo di Yannis Kokkos, la storica Traviata di Verdi firmata da Liliana Cavani con Nadine Sierra diretta da Michele Gamba. Infine, la nuova produzione dell’Elisir d’amore per il Progetto Accademia con altri due importanti debutti, quello del quarantenne Marco Alibrando sul podio e di Maria Mauti alla regia.
Quale sarà l’identità che nei prossimi anni darà al Teatro la conduzione Ortombina? “L’opera è un veicolo importantissimo e potente di trasmissione culturale e il Teatro alla Scala, esempio unico nel panorama nazionale, ne è il nostro ambasciare nel mondo. In questo Teatro un terzo degli abbonati ha meno di 35 anni”, spiega il sovrintendente. Che anticipa le linee alla base del suo pensiero: “Desidero che il Teatro trovi un’identità forte e specifica da esportare nel mondo. Fuori dai nostri confini se parli di Milano ti dicono subito Verdi. Milano e la Scala sono fortemente legate. Dobbiamo fare sistema per rendere la nostra offerta ancora più seducente all’estero ma anche qui nel territorio. Ogni cittadino dovrebbe almeno una volta venire alla Scala”.
La stagione di balletto
Il direttore del Ballo Frédéric Olivieri (già direttore dell’Accademia Danza succeduto a Manuel Legris) prosegue nel valorizzare la versatilità stilistica della compagnia e la sua vocazione non solo classica ma anche contemporanea. La prima stagione di balletto disegnata da Olivieri, accanto alle riprese di spettacoli storici come La Bella addormentata (che apre il cartellone) e Don Chisciotte di Nureyev e Giselle di Yvette Chauviré, ospita una parata di firme contemporanee e grandi del Novecento. A partire dal nuovo trittico che a marzo presenta tre pagine mai viste a Milano: il ritorno di Wayne McGregor, con Chroma del 2006, Dov’è la luna di Jean-Christophe Maillot, il dirompente Minus 16 che Ohad Naharin porta per la prima volta alla Scala. Poi Christopher Wheeldon con il suo Alice’s Adventures in Wonderland. Tutta dedicata a Stravinskij invece la serata che unisce due pietre miliari della danza di tutti i tempi: Apollo di Balanchine e il debutto scaligero della Sagra di Pina Bausch. L’artista tedesca ha legato il suo nome alla Scala solo una volta, nel 1983, con il suo Tanztheater Wuppertal in Kontakthof. Nella programmazione 2026 torna anche il Gala Fracci, alla quarta edizione.
La stagione sinfonica
La Scala, la cui Orchestra è stata battezzata in forma stabile da Toscanini, si articola in ben cinque cicli promossi dal Teatro (la stagione sinfonica, le orchestre ospiti, i recital di canto, il ciclo dei Grandi pianisti e quello dei Concerti da camera cui si aggiungono i Concerti straordinari) oltre alla stagione di concerti della Filarmonica della Scala. La Sinfonica schiera tre direttori musicali scaligeri: Riccardo Chailly, presente con due programmi cui si aggiunge come Concerto straordinario il Requiem di Verdi. Apre la Stagione il suo predecessore Daniel Barenboim e prosegue il suo successore Myung-Whun Chung. Di non minor rilievo i ritorni di Esa-Pekka Salonen, protagonista alla Scala di produzioni memorabili, del direttore musicale dell’Opera di Roma Michele Mariotti e di Daniele Rustioni, presente anche nella Stagione d’Opera con Faust. Lorenzo Viotti dirige la Messe de Sainte-Cécile di Gounod nel Concerto di Natale, mentre le ospitalità includono il Monteverdi Choir con Christophe Rousset, la Filarmonica Ceca con Semyon Bychkov, la Budapest Festival Orchestra con Iván Fischer, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks con Sir Simon Rattle. Oltre alla serie di grandi nomi del canto (Juan Diego Flórez, Marina Rebeka, Jakub Józef Orliński, Francesco Meli e Luca Salsi, Benjamin Bernheim) e del pianoforte (Beatrice Rana, Yefim Bronfman, Hélène Grimaud, Arcadi Volodos, Rudolf Buchbinder), da segnalare il programma sempre più interessante e originale dei concerti da camera della domenica mattina con gli strumentisti dell’Orchestra.