Musica

Diodato, Joan Thiele e Giorgio Poi accendono l’ultima giornata del MI AMI 2025. E il prossimo anno si spengono venti candeline

Solo la promessa, come sempre, di non fare mai lo stesso festival due volte e di sorprendere ancora, scoprendo nuove voci

di Youssef Taby
Diodato, Joan Thiele e Giorgio Poi accendono l’ultima giornata del MI AMI 2025. E il prossimo anno si spengono venti candeline

Si riparte sotto il sole all’Idroscalo per l’ultimo giro del MI AMI 2025. Sul palco Anna Carol apre la giornata con il suo cantautorato soul: voce calda, presenza elegante, il lago dietro e il pubblico che comincia a lasciarsi andare.

Poi arriva Alice Phoebe Lou, cantautrice sudafricana, da sola con la sua chitarra e qualche synth. Set minimale, ma bastano pochi secondi per entrare nel suo mondo fatto di malinconia e luce. Poco dopo tocca a CMQMARTINA, che porta un’ondata di energia elettronica: bassi, parole dirette e voglia di ballare a casa dritta. Nel tardo pomeriggio tornano i Belize. Dopo due anni di silenzio si ripresentano con un disco nuovo che spazia tra urban, indie, elettronica e sperimentazione. Il pubblico li aspettava e si sente.

Sul Main stage arriva Diodato, alla sua prima volta al MI AMI. Le canzoni le conoscono tutti, ma dal vivo il cantate fa più che rumore. Emozione pura. Dopo di lui, direttamente da New York, i The Pains of Being Pure at Heart: unica data italiana, e si sente l’entusiasmo di chi c’è sotto al palco.

Joan Thiele regala uno dei set più affascinanti del festival. Porta con sé le sue radici, suoni Anni 60 e 70, strumenti veri, ritmo e atmosfera. Niente di omologato, tutto personale. E poi Golden Years, producer e sorpresa di questa edizione: presenta il nuovo disco con tre ospiti speciali: Fulminacci, Ariete e Lorenza. Delle esibizioni che preannunciano un album che potrà solo regalare sorprese. Il palco diventa palermitano con Dov’è Liana, che portano il loro mix tra Sud e Belgio, tra chitarre calde e beat elettronici. Il pubblico si scatena ballando.

E poi uno dei momenti più attesi: il ritorno del Teatro degli Orrori. Si erano sciolti nel 2020, ma qui sembrano più vivi che mai. Il live è ruvido, intenso, un tuffo nel passato e un salto nel presente. Si poga tra vecchi brani e si ascoltano i nuovi con lo stesso trasporto.

Sul finale, spazio anche agli Offlaga Disco Pax, presenti alla prima edizione del MI AMI nel 2005. Portano sul palco i loro “elettroracconti”: voce narrata, tappeti sonori, nostalgia e politica. Una parentesi diversa e necessaria. Tra gli ospiti a sorpresa: Sangiovanni, che torna sul palco del MI AMI dopo tre anni. Live breve ma sentito, pieno di voglia di dire di essere tornati, con un pubblico che lo accoglie calorosamente.

Giorgio Poi arriva con “Schegge”, un disco che racconta molto di sé: lutto, separazioni, ritorni che live sembra un lungo abbraccio. Ma nel live c’è anche spazio per i brani storici, e quando parte “La musica italiana” è un coro unico.

Nel frattempo, al palco Utravel Arena, succede tutto e il contrario di tutto con Pop X. Il palco diventa il parco giochi psichedelico di Pop X, che festeggia vent’anni di carriera con un “Frei Körper Kultur” che è più di uno show: è un happening, un rituale collettivo tra sudore, risate, disorientamento e abbandono. Si passa da Uccelli a Speciale Dolore, dal live estatico di Simone Vebber (con il suo Hyper Organ) al progetto osteopatico di Babic, passando per il tributo noise ad Atrax Morgue, fino ai set visionari di Kuzu e Gioacchino Turù. Un’esperienza totale, che solo Pop X può orchestrare.

Chiude la serata okgiorgio, alias Giorgio Pesenti. Lo scorso anno il suo set era stato interrotto dalla pioggia, quest’anno invece è completo e potentissimo. Un’ora di viaggio tra techno, house, club music e pop rielaborato. La gente si lascia andare fino all’ultimo secondo.

Il MI AMI 2025 si chiude così, tra gli ultimi cori sotto il palco, le birre mezze calde dimenticate sull’erba e le voci rotte che si rincorrono fino all’uscita. Tre giorni che hanno rimesso al centro la musica, quella che emoziona, che scuote, che unisce. Il festival saluta l’Idroscalo, ma non smette di ballare: oggi la città è ancora viva, dal matinée all’Arci Bellezza fino alla festa al Parco Ravizza, per chi ha ancora energie e voglia di esserci.

E mentre si smontano i palchi e si raccolgono gli ultimi fili, una cosa è certa: il prossimo anno il MI AMI spegne venti candeline. Un traguardo importante, ma niente autocelebrazioni. Solo la promessa, come sempre, di non fare mai lo stesso festival due volte. Di sorprendere ancora, di scoprire nuove voci, di mischiare le carte e di fare rumore. Come solo il MI AMI sa fare.

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