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“Avevo nove anni, ho provato una rabbia senza senso, sarei voluto intervenire per proteggere mamma picchiata dal suo compagno”: lo confessa Rkomi

"Decrescendo." è stato definito dall'artista il suo "album più personale di sempre"

di F. Q.
“Avevo nove anni, ho provato una rabbia senza senso, sarei voluto intervenire per proteggere mamma picchiata dal suo compagno”: lo confessa Rkomi

Decrescendo.” è stato definito da Rkomi il suo “album più personale di sempre” ed è stato scritto nell’arco degli ultimi due anni. È un lavoro in cui si è messo in gioco in maniera totale, non risparmiandosi in nulla nelle diciotto canzoni che sono “lettere rivolte a tante persone della mia vita”. Nel disco i compagni di viaggio e amici, molti dei quali appartenenti alla celebre “Generazione 2016”, che sono cresciuti insieme e ancora oggi condividono una direzione e tanti ricordi in comune: Tedua, Izi, Ernia, Lazza, e Nayt.

“L’ultima infedeltà” apre il viaggio musicale di Rkomi con temi e immagini forti, come la madre picchiata dal compagno: “Era il primo peso che volevo togliermi. Avevo nove anni, ho provato una rabbia senza senso, sarei voluto intervenire. Mi ha fermato mio fratello grande”, ha detto a Vanity Fair.

E ancora: “Sarà che quella persona, in qualche modo, era entrata nella nostra famiglia, la vedevo come esterna. Non ho mai conosciuto mio padre, se n’è andato che avevo un anno, ma non mi sono mancate figure di riferimento maschili forti e sane: uno zio, ma soprattutto mio fratello più grande, che per me è stato una sorta di padre. Forse mi ha voluto più bene di quanto ne abbia voluto a sé stesso”.

La reazione della madre all’ascolto del brano è stata comprensiva: “Mi ha capito. Abbiamo un bel rapporto, è empatica, ha realizzato quanto fosse importante, per me, parlarne. È una persona onesta. Ed è contenta se gli altri lo sono. Me lo chiede sempre: Sei contento? Certo che lo sono. Contento e stressato. Sono uno che vive l’ansia del proprio ruolo, dovunque. Se sono fidanzato, voglio essere il miglior fidanzato del mondo. Ma vorrei anche essere un grande artista, non voglio fare la fine di quei colleghi che, alla fine del loro viaggio, si ritrovano soli… Con il proprio viaggio. Soli con i dischi di platino, ecco. Preferisco lasciare qualcosa alla gente e a me stesso. I soldi sono solo una parte del tutto”.

Il discorso poi si è spostato su “Il ritmo delle cose” a Sanremo: “Ho osato troppo, probabilmente. Volevo fare una piccola rivoluzione e non ne sono stato capace. Il pubblico si aspettava un’altra Insuperabile, ma non avrebbe avuto senso, parliamo di un disco diverso. Ma avevo messo in conto appena qualche posizione in più, rispetto alla penultima, nient’altro. Sono sereno. Ma tanti, da fuori, erano convinti che fossi sprofondato nel dramma. C’è “musica” e “burocrazia”: io me ne sono fregato – forse troppo – della burocrazia. Va bene così”.

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