Emanuela Orlandi fu pedinata da due uomini pochi giorni prima del sequestro: questa ipotesi già conosciuta sembra ormai una certezza riemersa ieri, quando la commissione parlamentare d’inchiesta ha ascoltato due amici della cittadina vaticana, Angelo Rotatori e Tommaso Bisignani.
Il pedinamento prima del sequestro
Rotatori era con Emanuela nella comitiva dell’Azione Cattolica della parrocchia di Sant’Anna frequentato anche dalla 15enne scomparsa il 22 giugno 1983. E al 16 giugno risale quell’inquietante episodio raccontato già all’epoca dei fatti agli inquirenti e riportato anche stavolta. “Avevamo un appuntamento fuori dal Vaticano alla porta S. Anna – ha rievocato ieri Rotatori – e dovevamo andare a vedere un locale Gioca Giò, in viale Giulio Cesare, al tempo era una sala giochi, notammo che quando uscimmo dal Vaticano ci furono due persone davanti a noi che ci guardavano, non erano delle persone che si approcciavano, per così dire, per rimorchiare ma che ci guardavano. Non gli abbiamo dato peso più di tanto ma continuando a camminare poi per porta Angelica notammo che queste due persone erano sempre dietro, con fare, come posso dire, silenzioso. Giungemmo poi davanti al Vaticano, di ritorno, ci girammo e non c’erano più, erano spariti”. (Fonte: Repubblica)
Nel luglio del 1983 agli inquirenti Rotatori disse anche che, dopo aver aspettato invano Emanuela davanti al “Palazzaccio” insieme a Cristina Orlandi (le due sorelle avevano appuntamento lì per rientrare a casa), quel 22 giugno andò a Piazza S. Apollinare (sede della scuola di musica da cui la ragazza scomparve quel giorno) per capire se Emanuela si fosse intrattenuta con qualcuno. Poi, davanti a un album fotografico mostratogli dagli inquirenti, raffigurante 18 personaggi (con un’alta percentuale di sicurezza) Rotatori riconobbe Marco Sarnataro come uno dei due uomini che in quella occasione li aveva seguiti a distanza. “È lui, ne sono certo”, dichiarò indicando l’immagine numero 8 su 18.
Sarnataro e la pista della Magliana
Benché ancora giovanissimo, all’epoca Sarnataro era già “responsabile di numerosi reati contro il patrimonio, oltre che per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Inoltre, era legato a Angelo Cassani Angelo, detto Ciletto, elemento di spicco del cosiddetto “gruppo dei Testaccini” della Banda della Magliana che faceva capo ad Danilo Abbruciati e Enrico De Pedis”. (fonte: Blog di Emanuela Orlandi). Nel verbale del 9 settembre 2008, davanti alla dottoressa Giovanna Petrocca, Angelo Rotatori ha confermato agli inquirenti quanto detto 25 anni prima. E lo stesso Marco Sarnataro, morto nel 2007, avrebbe confessato al padre in carcere “di aver partecipato al sequestro di Emanuela Orlandi insieme a “Ciletto” e “Gigetto”. “Il sequestro sarebbe avvenuto dopo un pedinamento fatto alla ragazza nei giorni antecedenti al rapimento, e l’ordine sarebbe partito da Renatino De Pedis. Da Sarnataro junior – morto nel 2007- si arrivò al padre, Salvatore, più volte ascoltato dal procuratore Giancarlo Capaldo – che ha diretto la seconda inchiesta sul mistero della Vatican Girl – tra il 2008 e il 2009. L’uomo confermò tutto ai magistrati”. (fonte: Blog di Emanuela Orlandi)
“Socievole ma non dava confidenza”
“Come carattere Emanuela era un tipo molto socievole però, allo stesso tempo, non dava poi tanta confidenza a chiunque: si doveva fidare”, ha poi raccontato Rotatori ieri ai commissari, ricordando Emanuela Orlandi. “Svolgevamo attività per quanto riguarda il teatro e la beneficenza, ci ritrovavamo sempre nella parrocchia Sant’Anna dalle suore francescane, c’era un rapporto carino, collaboravamo anche per gli spettacoli. Ci vedevamo solo all’interno di questa associazione. Poi, sporadicamente, qualche volta c’è stata qualche uscita, ma poche. Le era stato offerto un lavoro per prodotti Avon: non riesco a capire come possa aver dato retta a questa proposta. Mi sembra strano. Per quello che la potevo conoscere io, Emanuela era una persona che non dava confidenza a nessuno a meno che non conoscesse. A volte Emanuela era un po’ strana di carattere, ma turbata no”, ha risposto poi a chi in commissione gli ha chiesto dello stato di animo della ragazza prima della scomparsa.
Tommaso Bisignani
In questi 42 anni è sempre rimasto in disparte Tommaso Bisignani, compagno di scuola di Emanuela. Era anche lui tra i banchi della II B al liceo scientifico del Convitto Nazionale in corso Vittorio Emanuele a Roma. “Emanuela era una ragazza riservata. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato una fine del genere. Era abbastanza timida, non era una di quelle che si metteva in mostra. Una ragazza carina, aveva i suoi ammiratori, ma non amava parlare di sé. Non aveva grilli per la testa, al contrario era molto tranquilla”. E poi ricorda: “Siamo usciti insieme pochi giorni prima che sparisse, in una classica uscita di comitiva. Emanuela era un po’ schiva su certe cose, ma nulla lasciava presagire quello che sarebbe successo”. In quei giorni, racconta: “Ero a Francavilla da mia zia, lo seppi dal telegiornale. Ne parlai con un amico e tornammo subito a Roma. Ci chiedemmo se potevamo fare qualcosa e ci mettemmo a girare per la città. Sono rimasto sbigottito, non avevo avuto nessun sentore. Era una ragazza normalissima, non c’erano segnali per una cosa del genere”. (fonte: Lacapitale.it) Durante l’audizione, Bisignani è stato interrogato su alcune voci emerse negli anni, tra cui la figura misteriosa di “Giovannino”, citata nel diario di Emanuela. Bisignani ha fermamente smentito qualsiasi legame con persone reali: “Era solo un gioco tra ragazzi. Si scherzava sul fatto che Emanuela vivesse in Vaticano, dicevamo che nei corridoi la aspettava ‘Giovannino’, un riferimento scherzoso a Giovanni Paolo II. Nulla di serio”. Smentito anche il presunto legame e le voci che da anni circolano su un certo “Federico” citato nel diario: “In classe nostra non c’era nessun Federico. C’era una certa Federica, ma frequentava il liceo classico, non la nostra sezione”. (Lacapitale.it)