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Caregiver h24, mamma e over 50: posso lavorare da remoto, ma sono una pessima candidata

Se sei caregiver familiare che ha rinunciato al lavoro per assistere, sei destinata a morire di stenti perché nessuno si occupa della tua categoria
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di Alessandra Corradi

Sono una pessima candidata: donna, over 50, con figli. Sono pure caregiver familiare h24: l’unico lavoro “dipendente” che potrei fare è da remoto.

Sapendo cercare, di lavori online ce ne sono diversi. Chi offre certe posizioni (tipo content creator) in realtà ti vende il corso per diventare content creator, idem chi cerca operatori di Caf (in questo periodo richiestissimi). Ma se una cerca lavoro è sottointeso che non abbia soldi, altrimenti non cercherebbe e non si può permettere di pagare un corso, che di solito ha tariffe molto alte!

Poi ci sono le cose più smaccate, come entering data o trascrizione testi, che in realtà sono elaborate operazioni di marketing per cui, quando fai il colloquio, dovresti essere qualcuno che fabbrica false recensioni su un prodotto, per veicolare gli acquisti dei clienti.

Infine c’è la versione tecnologica di tutti quei lavori di imbustamento/assemblaggio a domicilio, i cui video esplicativi hanno sempre attori asiatici.

Posto anche che tu accettassi una di queste posizioni, dovresti avere la partita Iva. Sempre online è pieno di spot che asseriscono che aprire una partita Iva è semplicissimo e non dispendioso. Sarà, ma poi?

Glisso su quelle posizioni che vanno sotto l’espressione “conversazioni per adulti”, l’esca è sempre la skill di parlare un buon italiano. Insomma la maggior parte di questi lavori sono in realtà modi di spillare soldi.

Una quarantina d’anni fa era “virale” il gioco dell’aeroplano. Per parteciparvi dovevi mettere dei soldi, con la prospettiva di ottenerne altri, in proporzione al tuo “sbatti” di attirare nuovi passeggeri sull’aereo. Un po’ come il meccanismo della cartolina, quella cosa per cui ti arrivava una cartolina e tu dovevi spedirne 5 ai tuoi amici e scrivere il tuo indirizzo in fondo alla lista, di modo che poi, stando alla narrazione avvincente del meccanismo, ti sarebbero arrivate millemila cartoline. Ricordo che, novenne, impiegai le mie poche lire per acquistare cartoline e francobolli ma non mi arrivò mai un bel niente.

Quindi l’attitudine all’inganno sul lavoro è rimasta invariata nei decenni.

Confesso che preferirei una cosa del tipo: devi sgrattonare la muffa dal muro per tre ore e ti paghiamo tot, piuttosto che tutte queste finte opportunità lavorative.

Nell’ormai lontano 1999, 28enne, feci un corso Fse (cioè finanziato dal Fondo Sociale Europeo) per la qualifica di telelavoratore nel settore turistico. Dopo le 800 ore+stage, sarei diventata un tour operator online. Peccato che nel 1999 in Italia, eravamo indietro come “la coa del musso” diciamo in Veneto.

All’epoca, fan di Asimov, leggevo Gibson (quello di Matrix), ero una delle pochissime donne che acquistava la rivista VR (realtà virtuale) e, come tutti i giovani, sognavo una società moderna, emancipata, in cui noi donne potevamo fare tutto. A un anno dal nuovo millennio la realtà era la presenza fisica sul luogo di lavoro per otto ore, sommersi da pile di documenti cartacei. In 26 anni, non è però cambiato molto nel nostro Paese: tecnologicamente non siamo progrediti – vi ricordate l’opposizione feroce alla Dad durante la pandemia? Lo sapevate che nelle scuole si dovrebbero avere ormai i testi tutti digitali ma di applicare la legge Stanca (2004) nessuno si sogna? E che dire dell’avversione per i pagamenti digitali?

Ancora nel 2025 il lavoro da remoto non è visto come un’opportunità, economicamente vantaggiosa anche per i datori di lavoro, socialmente opportuna per i caregiver familiari, che in Italia sono diversi milioni e per l’80% donne. Se sei caregiver familiare che ha rinunciato al lavoro per assistere, poi, sei destinata a morire di stenti perché nessuno si occupa della tua categoria, anzi. Se sei caregiver familiare non devi osare di rivendicare uno stipendio, con le connesse tutele e benefici che l’inquadramento lavorativo garantirebbe. Fortuna che abbiamo una Presidente del Consiglio donna, per tacere di tutte le altre donne politiche, giornaliste, attiviste, femministe.

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