Una stretta sulla pornografia accessibile ai minori, almeno sulla carta. L’AGCOM ha approvato l’8 aprile scorso la delibera n. 96/25/CONS, pubblicata il 12 maggio 2025, che impone a tutti i siti e piattaforme pornografiche raggiungibili dall’Italia l’obbligo di filtrare l’accesso ai contenuti in base all’età. Ma il testo, che attua l’articolo 13-bis della Legge n. 159/2023 (il cosiddetto “Decreto Caivano”), presenta ostacoli tecnici e giuridici enormi. Entro metà novembre, almeno in teoria, i siti dovranno adeguarsi con sistemi di verifica affidabili. L’AGCOM scrive che saranno validi strumenti come l’app IO o wallet digitali.
Il cuore del meccanismo è il cosiddetto “doppio anonimato”: chi verifica l’età non deve sapere che contenuti guarda l’utente. E chi offre quei contenuti non deve sapere chi è l’utente. La delibera sottolinea: “Il sistema di verifica deve essere progettato in modo da evitare la correlazione tra l’identità dell’utente e il contenuto fruito, secondo i principi di minimizzazione dei dati e privacy by design”. Il che esclude, ad esempio, l’uso dello SPID, per motivi normativi e di privacy. L’AGCOM specifica: “SPID non può essere utilizzato, in quanto è riservato ai servizi della pubblica amministrazione o privati convenzionati, e comporterebbe la tracciabilità dei contenuti visionati dall’utente”.
Altro inghippo: l’accreditamento dei soggetti terzi. La normativa impone che siano questi ultimi a svolgere la verifica dell’età, ma l’AGCOM non ha ancora definito né chi siano né come vengano certificati. “I soggetti terzi devono garantire affidabilità, sicurezza, e conformità al GDPR”, si legge nella delibera, ma nessun registro ufficiale è stato creato. Nel frattempo, la responsabilità legale resta in capo ai siti: “I fornitori di contenuti devono garantire l’adozione di un sistema di verifica conforme, anche attraverso soggetti terzi”.
Come far rispettare la norma a soggetti non europei? L’AGCOM, per ora, si limita a un principio: “Sono soggetti agli obblighi anche i fornitori stabiliti all’estero che offrono contenuti accessibili dal territorio italiano”. In prospettiva, si profila un allargamento del modello di verifica dell’età anche ad altri ambiti: “L’Autorità valuterà, in coordinamento con le istituzioni competenti, l’estensione della disciplina ad altri contenuti sensibili”.