Gaza, Hamas libera l’ostaggio Usa Idan Alexander: “Sta bene, ma avuto bisogno di aiuto per camminare”

Dopo 584 giorni di prigionia Hamas ha consegnato agli operatori della Croce Rossa l’ostaggio con cittadinanza americana e israeliana Idan Alexander, 21 anni, a nord della città di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza meridionale. E’ il primo soldato delle Israel Defense Forces, maschio e in vita, rapito il 7 ottobre 2023, ad essere liberato. La prima foto, scattata da Al Jazeera e rilanciata dalle tv israeliane, mostra il giovane in buone condizioni. L’emittente del Qatar ha riferito che “Idan Alexander è sano, ma ha avuto bisogno di aiuto per camminare quando è stato consegnato alla Croce Rossa”. “Edan Alexander, l’ultimo ostaggio americano in vita, è stato liberato. Congratulazioni ai suoi meravigliosi genitori, alla famiglia e agli amici!”, ha scritto Donald Trump in un post su Truth Social, pochi minuti dopo.
L’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff e il coordinatore per gli ostaggi Gal Hirsch sono arrivati in elicottero nella base militare israeliana di Reem dove l’esercito porterà Alexander. Le riprese della televisione israeliana hanno mostrato la madre di Edan, Yael Alexander, arrivare nella stessa base. Indossando magliette con il suo nome, la famiglia allargata del ragazzo si è riunita a Tel Aviv per assistere alla liberazione. I famigliari hanno annunciato che, dopo il rilascio, Idan volerà in Qatar e lì incontrerà il presidente Trump e l’emiro del Qatar.
“È un momento molto emozionante, Idan Alexander è tornato a casa – ha commentato il premier isrealiano Benjamin Netanyahu -. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla nostra pressione militare e alla pressione diplomatica esercitata dal Presidente Trump. Oggi ho parlato con il Presidente Usa. Mi ha detto: ‘Sono impegnato con Israele. Sono impegnato a continuare a lavorare con te in stretta collaborazione’ per raggiungere tutti i nostri obiettivi di guerra: liberare tutti gli ostaggi e sconfiggere Hamas. Questi due obiettivi vanno di pari passo. Sono strettamente collegati”.
Hamas, da parte sua, chiede di continuare sulla strada della trattativa: “Confermiamo che negoziati seri e responsabili porteranno risultati concreti nel rilascio dei prigionieri (rapiti) – ha affermato il movimento islamista -. Confermiamo la volontà del movimento di avviare immediatamente i negoziati per raggiungere un accordo globale per un cessate il fuoco duraturo e invitiamo l’amministrazione Trump a proseguire i suoi sforzi per porre fine alla guerra”. Israele afferma che 58 persone, di cui almeno 23 ancora vive, sono ancora prigioniere a Gaza. Ora si attende la proposta di pace del presidente americano, che potrebbe essere presentata già nel corso del suo viaggio nel Golfo iniziato il 12 maggio, e con gli Usa che si sono presi la briga, escludendo Israele, della distribuzione di aiuti umanitari a Gaza.
La connection tra le due parti non piace allo Stato ebraico che ha invece intenzione di “intensificare gli attacchi“, come promesso da Netanyahu: “Il rilascio di un ostaggio israelo-americano annunciato da Hamas non porterà a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, né al rilascio dei detenuti palestinesi”, aveva detto il premier prima della liberazione, aggiungendo che i negoziati per un possibile accordo che garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza saranno condotti “sotto pressione, durante i preparativi per un’intensificazione dei combattimenti”. Per Tel Aviv, con il rilascio dell’ostaggio americano “Hamas ha gettato la sua unica carta sul tavolo per cercare di fermare l’offensiva dell’Idf a Gaza, con il pretesto della visita di Trump. Ma i piani di Israele rimangono invariati”. I fatti confermano le promesse. Almeno 15 persone, inclusi alcuni bambini, sono state uccise in un raid israeliano sulla scuola Fatima Bint Asad trasformata in rifugio per gli sfollati, all’interno del campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza.
Il gruppo armato palestinese ha motivato la liberazione di Alexander come “gesto di buona volontà” nei confronti del presidente degli Stati Uniti, sperando che a sua volta convinca Israele a firmare un accordo per liberare gli ostaggi rimasti in cambio della fine della guerra. Tutto va inserito nel contesto di un dialogo che sembra essersi aperto tra il Movimento Islamico di Resistenza e l’amministrazione americana da quando Trump ha annunciato l’invio di aiuti nella Striscia. L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha chiamato ieri pomeriggio i genitori di Alexander per informarli della notizia. Questi sono volati in Israele domenica sera con l’inviato statunitense per gli ostaggi Adam Boehler per arrivare in tempo per il rilascio del figlio.
Il gesto di Hamas ha provocato la reazione soddisfatta del presidente Usa, proprio come sperato tra i vertici delle bandane verdi: “Sono contento che Edam Alexander, il cittadino americano ostaggio dall’ottobre 2023, torni a casa dalla sua famiglia. Questa è una misura presa in buona fede verso gli Stati Uniti e dovuta agli sforzi dei mediatori a mettere fine a questa brutale guerra. Speriamo che sia il primo dei passi finali per finire il conflitto. Attendo quel giorno per celebrare”, ha scritto il tycoon su Truth. Netanyahu ha comunque respinto le voci di una crescente distanza tra sé e Trump e ha scritto su X che il suo rapporto con il tycoon è “eccellente”.