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Scandalo Mose, il Consorzio Venezia assolto per il giro di tangenti scoperto nel 2014

Scandalo Mose, il Consorzio Venezia assolto per il giro di tangenti scoperto nel 2014
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Undici anni dopo lo scandalo Mose arriva una sentenza che solo in apparenza sembra una allucinazione. Il Consorzio Venezia, epicentro delle tangenti di cui hanno beneficiato politici, finanzieri, professionisti e costruttori, è stato assolto dall’accusa di responsabilità nella razzia di soldi. Non significa che la corruzione non vi sia stata, più semplicemente l’ente costituito da società private, ma impegnato nella costruzione delle dighe mobili di Venezia, non ha avuto una responsabilità diretta, né si è avvantaggiato dal malaffare.

La sentenza del giudice Carlotta Franceschetti è arrivata a conclusione dell’udienza preliminare e ha accolto la richiesta del pubblico ministero Stefano Buccini, che nel 2014 componeva il pool di magistrati che fecero scoppiare il bubbone, con decine di arresti.

È passata così la tesi secondo cui ad avvantaggiarsi dell’illecito furono le società che costituivano il Consorzio, il quale, invece, si era limitato a smistare i soldi provenienti dallo Stato. A sostenerla sono stati gli avvocati Tommaso Guerini e Paola Bosio, che assistevano il commissario liquidatore Massimo Miani. Quest’ultimo ha dichiarato: “La sentenza ristabilisce la verità: il Consorzio non ha tratto alcun vantaggio dalle condotte contestate. È un’altra delle cose risolte della difficile situazione che ho trovato quando sono arrivato. Continueremo a operare con trasparenza per completare il percorso di liquidazione e garantire che il sistema Mose possa svolgere pienamente la sua funzione di protezione della laguna e della città di Venezia”.

L’immagine del Consorzio è così quella di un soggetto economico danneggiato dallo scandalo, ovvero dal comportamento dei propri dirigenti. Delle molte accuse iniziali, a causa del lungo tempo passato, la maggior parte sono nel frattempo andate in prescrizione. Sono state invece rinviate a giudizio le due società che non hanno chiesto alcun rito alternativo, Grandi lavori Fincosit e Società italiana condotte d’acqua. Le altre società finite sotto inchiesta avevano già patteggiato pene pecuniarie qualche anno fa.

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