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Liliana Segre: “Provo repulsione verso il governo di Netanyahu. Atrocità e disumanità nella guerra a Gaza”

Le parole della senatrice a vita in un'intervista inedita che apre il suo nuovo libro "Non posso e non voglio tacere. Riflessioni di una donna di pace"
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“Trovo mostruoso il fanatismo teocratico e sanguinario di Hamas e delle altre fazioni terroristiche che hanno provocato la nuova guerra. Ma, senza con questo confondere un esecutivo democraticamente eletto con un gruppo terroristico, sento anche una profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fascistoidi e razziste al potere oggi in Israele”. Sono le parole della senatrice a vita Liliana Segre in un’anticipazione, pubblicata dal Corriere della Sera, di alcuni estratti di un’intervista inedita che apre il suo nuovo libro Non posso e non voglio tacere. Riflessioni di una donna di pace a cura della giornalista del Corriere Alessia Rastelli e in libreria martedì per Solferino.

“È chiaro che, dopo un trauma come quello del 7 ottobre, qualunque governo israeliano avrebbe reagito con durezza – continua Segre – Ma la guerra a Gaza ha avuto connotati di ferocia inaccettabili e non è stata condotta secondo i principi umanitari e di rispetto del diritto internazionale che dovrebbero guidare Israele”. Per la testimone della Shoah scampata al campo di sterminio di Auschwitz, “che la guerra di Gaza sia stata caratterizzata da atrocità e disumanità è sotto gli occhi di tutti. La responsabilità primaria, a mio parere, è dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma anche Israele è andato ben oltre i limiti del diritto di difesa, facendo stragi di civili e distruzioni immani”. Segre ribadisce comunque che “tuttavia, questo non ha a che vedere con la nozione di genocidio“.

Sui rapporti tra israeliani e palestinesi, la senatrice a vita parla di “uno sconforto che rasenta la disperazione”: “Vedo due popoli, quello israeliano e quello palestinese, in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda. Aggrava la situazione il fatto che entrambi siano guidati dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti, tanto che per lungo tempo hanno dato, molto cinicamente, l’impressione di avere bisogno l’una dell’altra per restare in piedi”. Riguardo alla soluzione “due popoli, due Stati“, Segre osserva: “Naturalmente ogni nuova fiammata di violenza e di odio rende le cose più difficili, fa crollare la fiducia, affievolisce le speranze di giungere a quella soluzione. Eppure, non esistono altre strade se si vuole liberare israeliani e palestinesi dalla maledizione della guerra che li vede contrapposti da un tempo infinito. Gli ostacoli sono grandi, ma non insormontabili se vi fosse la volontà politica. Nella storia, anche nel Medio Oriente, abbiamo visto svolte repentine che parevano impensabili fino al giorno prima”.

Liliana Segre rivolge poi la sua attenzione al ritorno dell’antisemitismo dopo l’inizio del conflitto a Gaza: “Non era mai morto – sottolinea – ma dormiva nascosto in qualche anfratto delle menti. Ci si vergognava, non lo si lasciava emergere. Adesso non ci si vergogna più. È come se i crimini del governo Netanyahu fossero diventati il pretesto per sdoganarlo. Con questo ovviamente non voglio dire che non si possa criticare, anche duramente, l’esecutivo d’Israele. Ma la condotta del governo non può essere imputata all’intero popolo ebraico, né a tutti gli ebrei che vivono in Israele né a quelli della diaspora, che non sono neppure israeliani”.

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