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Von der Leyen tira dritto e scavalca la Plenaria sul piano di riarmo: ignorati il parere legale e il voto del Parlamento

A niente sono serviti il parere dell'ufficio legale e il voto contrario all'unanimità della commissione giuridica dell'Eurocamera
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Ursula von der Leyen tira dritto, ignora il parere legale del Parlamento e il voto della commissione giuridica (JURI) e ribadisce: la proposta legislativa Safe, parte del piano ReArm Eu volta ad istituire prestiti fino a 150 miliardi di euro destinati a rafforzare l’industria della difesa dell’Ue, verrà approvata solo da Commissione e Consiglio, senza il parere dell’Eurocamera. Una decisione che rischia di scatenare una guerra tra la Commissione europea e la Plenaria di Strasburgo, principale organo rappresentativo dell’Unione.

A dare l’annuncio, nel corso del consueto midday briefing, è il portavoce Thomas Regnier che ribadisce la convinzione della Commissione di basare la proposta sull’articolo 122 dei Trattati secondo cui, in casi straordinari, il parere del Parlamento può essere scavalcato, nello specifico quando “uno Stato membro si trova in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà”. Regnier ha così voluto ribadire che “oggi ci troviamo di fronte a un rischio per la nostra sicurezza che è piuttosto reale ed è per questo che la Commissione ha proposto questo nuovo strumento che consentirà agli Stati membri di acquistare congiuntamente beni per la difesa. Si basa sull’articolo 122 e vorrei ricordarvi che, nei nostri orientamenti politici, la Presidente afferma che l’articolo 122 dovrebbe essere utilizzato solo in circostanze eccezionali, come quelle che stiamo attraversando ora”.

Un punto di vista contestato dall’ufficio legale dell’Eurocamera che, nel suo parere, lo ha ritenuto non solo illegittimo, ma anche “scarsamente motivato“. “La Commissione, beninteso, mantiene la sua proposta, che è stata presentata – ribadisce il portavoce di Palazzo Berlaymont – Sta ora agli Stati membri mettersi d’accordo. Credo che la Commissione sia sempre stata disposta anche a spiegare le sue scelte al Parlamento”.

Il servizio giuridico del Parlamento aveva però obiettato, riscuotendo mercoledì il sostegno all’unanimità della commissione giuridica del Parlamento Ue, che “il ricorso all’articolo 122 paragrafo 1 dei Trattati non è appropriato per la presente proposta” e che “come base giuridica non appare appropriato. In ogni caso, la Commissione non ha adeguatamente giustificato la scelta di tale base giuridica”. Nello specifico, poi, c’è da tenere conto del fatto che il piano ReArm EU è diviso in due parti: una relativa ai prestiti agli Stati membri, l’altra che riguarda le procedure di appalti e accordi per favorire l’industria militare. Questa seconda parte, secondo il servizio giuridico, non può riferirsi all’articolo 122, proprio perché si tratta di politiche industriali e non di difesa (ed emergenziali). Tanto che i legali hanno suggerito di dividere la proposta della Commissione in due atti separati: uno dedicato alla struttura finanziaria, basato sull’articolo 122 del Tfue, e l’altro sull’articolo 173.3 che delinea gli obiettivi Ue nella politica industriale. Di tutto questo, però, a Ursula von der Leyen sembra importare poco.

Dura la replica del Movimento 5 Stelle che già mercoledì aveva minacciato un possibile ricorso alla Corte di Giustizia europea: “La decisione della Commissione europea di ignorare il voto all’unanimità della commissione giuridica del Parlamento europeo contro la procedura d’urgenza del piano di riarmo è un ulteriore grave sfregio alla democrazia – si legge in una nota – Tuttavia non basta nascondersi dietro le parole di un portavoce, la Commissione ci deve mettere la faccia. Per questa ragione chiediamo alla Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo di calendarizzare un dibattito con risoluzione per la prossima plenaria di maggio a Strasburgo. Ursula von der Leyen venga in aula a giustificare perché vuole tappare la bocca a tutto il Parlamento e impedire di votare. Con la sua arroganza, Ursula von der Leyen sta provocando un pericoloso scontro fra istituzioni europee, che rischia di scivolare nel caos. Se ne pentirà”.

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