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Dal Gabon un segnale forte verso ciò che noi chiamiamo democrazia

Mai come in queste elezioni si è avuto un attento e capillare controllo incrociato di oltre 1000 osservatori indipendenti di mezzo mondo. Il verdetto: il voto è stato libero
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E adesso? Ora che Brice Oligui Nguema, il pushista di Libreville – come lo aveva soprannominato la stampa francese – è il nuovo presidente eletto del Gabon, il paese sarà dunque governato da una solida base parlamentare democratica, o dopo i festeggiamenti rimarrà vincolato al sostanziale controllo centralizzato del neo presidente? L’Africa segna o no nuovi sentieri verso quella che noi chiamiamo democrazia? Nel caso del Gabon sembrerebbe di sì.

Il Gabon, nazione dell’Africa centrale con circa 2,5 milioni di abitanti, ha raggiunto l’indipendenza dalla dominazione francese nel 1960. Nell’agosto del 2023, il paese è stato teatro di un colpo di Stato da parte delle forze armate, maturato all’interno di un contesto segnato da lotte di potere e da un crescente malcontento nei confronti della dinastia Bongo, al governo da decenni. Una specie di regno per capirci. In quel periodo, Ali Bongo, già colpito da un ictus e considerato da molti inadatto a guidare il paese, aveva annunciato per l’ennesima volta la propria vittoria in elezioni palesemente truccate.

L’intervento dei militari, seppur deciso, non fu caratterizzato da particolare violenza. Il Generale Brice Oligui Nguema (che era già da anni al vertice delle forze armate con Bongo) dopo il colpo di Stato e un periodo di transizione ha sottoposto a referendum popolare una nuova Costituzione, ha indetto nuove elezioni e ieri, domenica 13 aprile, le ha stravinte.

Mai come in queste elezioni si è avuto un attento e capillare controllo incrociato di oltre 1000 osservatori indipendenti di mezzo mondo. Il verdetto: il voto è stato libero, regolare, privo di brogli e conforme al codice elettorale entrato in vigore a gennaio 2025. Il conteggio, che ha sancito la vittoria schiacciante di Brice Oligui Nguema, è stato condotto in modo trasparente, inequivocabile, con la presenza costante di rappresentanti di tutti i partiti politici e degli osservatori stessi per vigilare sull’intero processo.

Tutto bene, quindi? Forse. Se si sorvola su alcuni aspetti.

Da un lato, il marcato culto della personalità: la capitale era tappezzata di cartelloni pubblicitari che mostrano il volto sorridente di Brice Oligui Nguema accompagnato dai suoi slogan. Dall’altro, l’assenza di una reale competizione politica: l’opposizione, guidata dall’ex primo ministro Bilie-By-Nze, è stata definita evanescente. Anche se formalmente i due candidati si sono contrapposti, in realtà non si sono mai davvero sfidati. Ora vedremo come si comporterà il nuovo Parlamento.

L’Africa è un continte complesso formato da paesi molti diversi tra loro e tra le pieghe dei vari regimi sarebbe sciocco non sforzarsi di coglierne i cambiamenti. Senza pregiudizi. Ora in Gabon c’è il segnale forte di un popolo determinato a scrivere una nuova pagina della sua storia. I militari tornano nelle loro caserme. Il resto è una speranza per tutti.

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