Televisione

“Il Comune di Sanremo? Chiede il 20% dei posti all’Ariston gratis per i propri ospiti, mica investimenti. Tengano conto della discografia, senza musica restano solo i fiori”: parla Enzo Mazza

Dice il Ceo della Fimi al Foglio che quella del Comune "è una visione provinciale, strapaesana e parassitaria nei confronti di uno spettacolo tv che cresce malgrado la città di Sanremo"

di Giuseppe Candela
“Il Comune di Sanremo? Chiede il 20% dei posti all’Ariston gratis per i propri ospiti, mica investimenti. Tengano conto della discografia, senza musica restano solo i fiori”: parla Enzo Mazza

Il festival senza la musica è una scatola vuota“, tuona Enzo Mazza. Dopo la pubblicazione del bando per l’assegnazione delle prossime tre edizioni del Festival da parte del Comune di Sanremo, in seguito alla sentenza dello scorso dicembre del Tar della Liguria contro l’affidamento diretto alla Rai, arriva la protesta dei discografici.

Una battaglia a colpi di carte bollate a cui si aggiunge il Ceo della Fimi, la Federazione Industriale Musicale Italiana: “Il Comune di Sanremo, nell’avviso pubblicato in cui prevede impegni per il partner, non considera assolutamente il ruolo della discografia che con investimenti e contenuti consente al festival di prosperare e generare ricavi”. “La prossima edizione del festival dovrà prevedere un consistente rimborso economico per le imprese partecipanti. Senza la discografia sul palco di Sanremo ci sarebbero giusto i fiori“, sottolinea Mazza che chiede maggiore considerazione per il mondo della discografia.

La federazione che riunisce le major discografiche (Sony, Universal, Warner per intenderci) non sta a guardare. “Sa cosa hanno chiesto mercoledì quelli del comune di Sanremo come requisito per affidare il Festival a un broadcaster tv? Mica dicono di voler fare investimenti. Chiedono cose del tipo che il 20 per cento dei posti all’Ariston sia riservato gratis agli ospiti del Comune. E poi inseriscono righe e clausole impegnando l’emittente televisiva, dunque la Rai, a trasmettere su reti nazionali una specie di sagra paesana chiamata ‘Sanremo in fiore’. Questo gli interessa. Non capiscono nemmeno cos’è il Festival che porta il nome della città che amministrano”, si sfoga Mazza in un’intervista al quotidiano “Il Foglio“.

Quello che emerge, dice il Ceo della Fimi, “è una visione provinciale, strapaesana e parassitaria nei confronti di uno spettacolo tv che cresce malgrado la città di Sanremo. (…) Un giorno, andando avanti così, finirà davvero che quel Festival si farà da un’altra parte. A Sanremo resteranno il nome, e il ricordo di un lontano passato che fu glorioso“. Il Festival di Sanremo da qualche anno è diventato un vero e proprio fenomeno televisivo, musicale e mediatico in termini di ascolti, investimenti pubblicitari e ricavi “ma mentre tutti investono e si modernizzano, il comune non viene dietro. Anzi diventa un problema“, dice Enzo Mazza. “In questo bando, per dire, non si tiene in nessun modo conto dell’industria discografica. Della musica, che è poi la materia prima del Festival. Sanremo, senza la musica, sarebbe una scatola vuota. Eppure, in questo bando del comune, nemmeno si fa cenno al teatro Ariston, per esempio. Che è un luogo troppo piccolo, stretto ormai per uno spettacolo come quello. Non ci si muove nemmeno dietro le quinte. È palesemente inadatto”.

Nel 2025 l’impatto economico del Festival sarebbe stato di 245 milioni euro: “Tutti ricavi che derivano dalla discografia. Derivano dalle canzoni. Eppure per la discografia, per le canzoni e per le esigenze degli artisti e dell’industria musicale non c’è nessuna attenzione. Non c’è un teatro adeguato, come dicevamo. Perché non l’hanno voluto costruire”, aggiunge Mazza. “Non c’è una gestione ordinata dell’enorme flusso di persone in città, e dunque gli spostamenti degli artisti sono complicatissimi e dispendiosi. Non c’è nemmeno un’infrastruttura alberghiera e ricettiva sufficiente, al punto che gli ospiti internazionali vanno sempre a dormire in Francia. E questo tralasciando il fatto che è difficile arrivarci da Milano visto che l’autostrada è tale solo di nome e da Roma è addirittura un viaggio della speranza”, conclude il Ceo della Fimi a “Il Foglio“. In attesa della pronuncia del Consiglio di Stato il prossimo 22 maggio dopo il ricorso della tv pubblica, i legali Rai hanno diffidato il Comune ligure. E i fronti aperti, ormai numerosi, agitano non poco i vertici di Viale Mazzini.

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