Dopo il successo delle immagini trasformate in “Stile Ghibli”, con riferimento al noto studio di animazione giapponese, “Studio Ghibli”, fondato nel 1985 a Tokyo, una nuova mania sta invadendo i social: creare “Action Figures” personalizzate con l’intelligenza artificiale. Il fenomeno, che sta spopolando con hashtag come #StarterPack e #ActionFigure, permette agli utenti di trasformare le proprie foto in mini statuette impacchettate come giocattoli da collezione. Si tratta vere e proprie rappresentazioni in stile action figure, complete di confezione e dettagli unici, simili a quelli delle edizioni limitate.
Ma come si ottengono queste creazioni? Per realizzarle, basta caricare una foto ad alta risoluzione su ChatGPT 4.0, il modello avanzato di intelligenza artificiale, e fornire indicazioni precise. Gli utenti con abbonamento possono generare un numero illimitato di immagini, mentre chi utilizza la versione gratuita è limitato a tre al giorno. In particolare, si può “creare un’immagine fotorealistica di alta qualità di una action figure basata su una foto. La figura dovrebbe essere in posizione verticale all’interno di un blister realistico, in stile giocattolo da collezione premium”.
La fantasia degli utenti non conosce limiti: è possibile creare versioni in miniatura di personaggi pubblici, come la presidente Giorgia Meloni, o di figure storiche come Dante Alighieri e Garibaldi. Le immagini sono arricchite da oggetti che raccontano le passioni e lo stile di vita del personaggio, con accessori che definiscono ulteriormente l’identità. E, per chi desidera personalizzare ancora di più la propria creazione, è possibile intervenire sulla confezione stessa, scegliendo lo sfondo, i colori, il testo e altri dettagli estetici.
Non mancano però le polemiche. Questa tendenza è nata proprio dopo il dibattito generato dalle immagini in “Stile Ghibli”, che aveva sollevato questioni sul copyright. Non solo ha riacceso il tema della protezione della proprietà intellettuale, ma ha anche causato il crash temporaneo di ChatGPT, con i server che non riuscivano a fronteggiare l’ondata di richieste. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha invitato gli utenti a moderare l’uso del chatbot, ma l’entusiasmo per la nuova moda sembra non fermarsi.